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Il poema del destino. Virgilio, Eneide

by Giorgio Zangrandi

a cura di Laura Cioni e Giulia Regoliosi, pag. 168, Rizzoli, Milano, I libri dello spirito cristiano, aprile 2004

a cura della Redazione


Una grande storia. Uno dei racconti che hanno fondato la cultura occidentale. In questa edizione, grazie a un accurato lavoro di scelta antologica e di raccordi narrativi, rivive in tutta la sua forza e bellezza. La pietà per le vicende umane, il senso dei coraggio eroico, l’amore, la lotta per la giustizia, e la magia di un grande viaggio fanno dell’Eneide la storia profetica di un popolo e, in qualche misura, di ogni uomo che sente di dover rispondere a una chiamata del destino.


La lettura di un classico fondamentale, resa agevole e viva dal lavoro di introduzione e di collegamento delle curatrici.
Questo volume si articola in due parti: la prima presenta il racconto dell’Eneide trasposto in prosa, nel quale trovano spazio ampi stralci del testo di Virgilio, nella traduzione di M. Scaffidi Abbate; la seconda parte propone i commenti ai brani in versi.
 

Dall’Introduzione di Laura Cioni

Oggi siamo disabituati alle grandi imprese e quindi ai grandi racconti. Non è un caso se abbondano tra i titoli più nuovi vicende private, che raramente hanno il respiro e la profondità di uno studio lucido e appassionato della condizione dell’uomo reale, e nello stesso tempo sono carenti i grandi affreschi storici, in cui si intrecciano le vicende degli uomini più comuni. Questa duplice caratteristica connota spesso, oltre al romanzo, anche quel modo di raccontare tipico dei nostri anni quale è il cinema.

Rileggere l’Eneide di Virgilio ha voluto dire, per chi ne ha curato questa presentazione, innanzitutto misurarsi con un modo di narrare e con una concezione della storia drammaticamente tesa tra dolore e speranza, che fa della grandezza la sua cifra: tutto è grande qui, l’ira degli dèi, la rovina di Troia, la passione, la distesa del mare, i duelli, la nostalgia della patria perduta, l’accettazione del volere del destino. Ma non è una grandezza che schiaccia: l’arte di Virgilio, la sua pensosità, la sua malinconia, la domanda, tutt’altro che risolta, sul senso di una storia che per avverarsi deve attraversare tanta sofferenza non umilia chi vive una vicenda più piccola e limitata di quella degli eroi troiani, ma offre invece uno strumento di singolare bellezza per comprendere di più ciò che è grande, anche ai giorni nostri, e ciò che resta confinato, oggi come ieri, nel suo limite.