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Il retroterra classico dei romanzi di Harry Potter

by Giorgio Zangrandi

di Redazione


E’ evidente che la Rowling ha un retroterra di cultura classica e ama giocarci. I sette romanzi di Harry Potter sono disseminati di indicazioni in tal senso, a volte più ovvie per lettori di area romanza che per i comuni lettori anglofoni. Così come gioca con cognomi inglesi, che hanno provocato curiose e poco credibili traduzioni italiane (ad es. Wood, il capitano della squadra di Quidditch, tradotto Bastone, o Snapetrasformato in Piton o il cognome scozzeseMcGonagall trasformato in McGranitt) e in modo più raffinato con cognomi, in genere dei nemici, che richiamano l’antico francese, come Malfoy (“malafede”); lo stesso Voldemort, il cognome non antico ma fittizio che Riddle s’inventa,  può significare “furto di morte”, molto appropriato per la sua ansia di immortalità. Un’allusione ancora più sottile è il nome della gatta del custode, Mrs Norris, il personaggio impiccione della Austen. E non mancano riferimenti a saghe nordiche, come il nome Fenrir (il mostruoso lupo figlio di Loki) che si aggiunge al più anglosassone cognome Greyback del licantropo più crudele.

Ma molti dei nomi dei personaggi sono di origine latina (a volte greca) o mitologica. Remus Lupin, nonostante il cognome richiami Arsenio Lupin, per i lettori di area romanza allude chiaramente alla sua condizione di licantropo, con l’aggiunta del nome del gemello romano allattato da una lupa; Sirius Black allude più copertamente alla condizione di animagus che si trasforma in cane (nero come il cognome: l’antenato ex-preside ha come secondo nome Nigellus) perché Sirio è la stella della costellazione del Cane; nomi propri di origine mitica sono ad esempio Minerva (la vicepreside saggia e terribile), Pomona (la dea delle messi è adatta alla prof. di erbologia), Sybil (forse per antifrasi, visto che la prof. ha a suo attivo due sole predizioni esatte) o Hermes (il gufo ha il nome del dio messaggero), mentre allusivi al carattere o al fisico sono Albus (per antifrasi il preside è saggio e leale, ma oscuro nei suoi segreti), Filius (il piccolo prof. di Incantesimi), Severus (il nome del prof. Snape, ostile ad Harry), Ludo (in realtà Ludovic, ma il diminutivo si addice al personaggio giocoso che organizza il Campionato del Mondo), Argus (il mostro dai cento occhi va benissimo per il custode), Alastor (il genio vendicatore è azzeccato per l’Auror Mad-Eye), Xenophilius (forse Xenophilus? anche questo per antifrasi, perché il padre di Luna tradisce gli ospiti): e a proposito della fiaba/leggenda dei Tre fratelli letta a casa di Xenophilius sono significativi i nomi dei tre Peverell: Antioch, l’ambizioso diadoco, dà il nome al primo che ambisce al potere, Cadmus, che ha fatto nascere uomini vivi – gli Sparti – dai denti del drago ucciso, al secondo che desidera dare vita ai morti, mentre il terzo è Ignotus, invisibile anche alla Morte. Fra i nemici troviamo i nomi di Bellatrix e Narcissa, zia e madre di Draco Malfoy, crudele la prima e altezzosa la seconda (mentre la terza sorella, la madre di Tonks, ha il più innocuo nome di Andromeda) e i due fratelli Carrows che spadroneggiano e puniscono ad Hogwarts: lei ha il nome della furia Allecto e lui del mitico pugilatore Amycus; Mulciber, uno dei Death Eaters, ha per nome l’epiteto di Vulcano formato sulla radice del verbo mulco, ‘mutilare, distruggere’. Infine ricordiamo Draco, il drago/serpente, compagno e antagonista di Harry, che chiamerà il figlio Scorpius.

Draco ci porta al motto di Hogwarts Draco dormiens numquam titillandus. Apparentemente è la variante “per maghi” del proverbio non svegliare il can che dorme, ma ma via via si scoprono diversi legami, il nome appunto di Malfoy, la casa a cui appartiene e a cui apparteneva Riddle, il serpente del rettilario liberato da Harry, la prima password della casa Gryffindor (caput draconis), il drago allevato da Hagrid, il basilisco nascosto della camera dei segreti, i draghi del torneo, il drago della banca Gringott  e soprattutto la capacità di Riddle e poi di Harry di parlare coi serpenti (uno dei pochi punti discutibili della Rowling è l’aver fatto imitare il linguaggio di Harry da Ron nell’ultimo libro). 

Il latino è usato soprattutto per dare un’aria esotica alle formule magiche. Ne scegliamo alcune. Accio! chiamo, faccio venire”: è la formula che Harry fa fatica a imparare nella lezione di Incantesimi, tanto che Hermione deve aiutarlo. Gli servirà per chiamare la Firebolt nella gara del drago e il calice/portkey che gli permette di sfuggire a Voldemort.

Expecto patronum, insegnata da Lupin, serve a scacciare i Dementors (i Dissennatori), creando una sorta di spettro  di animale protettore diverso per ogni persona, legato alla sua storia:  Harry, come  suo padre, ha un cervo, Tonks avrà un lupo quando si innamorerà di Lupin, Snape ha una cerva in ricordo della donna amata. Ma la formula dev’essere pronunciata con la desinenza giusta, altrimenti non funziona. Infatti la Rowling non dimentica mai di aver inventato una scuola, un corso di sette anni all’inglese con compiti, verifiche, esami, voti; ma invita a valorizzare anche i più imbranati della classe: Neville, sempre in difficoltà, otterrà la vittoria della casa alla fine del primo anno (e sarà l’unico a diventare professore da grande!)

Formule di lotta sono ad esempio impedimenta per bloccare, petrificatio totalis per fermare completamente, oppugno per assalire, protego per difendersi, impero o imperio per avere l’altro in proprio potere, una formula proibita come anche excrucio, per torturare. Più avventurose come formazione expelliarmus (per disarmare, la preferita di Harry), stupefix (anche confundo, per intontire), endoloris (per far soffrire: formula proibita), densaugeo (per far allungare i denti), rictusempra (per provocare un irrefrenabile riso), sectumsempra (per squarciare: la formula segreta che Harry impara dal Halfblood Prince). E’ significativo che l’unica formula di lotta che non risale a nessuna parola o radice nota è quella per uccidere.

Nomi di pozioni sono Veritaserum (siero della verità, più volte citato e usato), Amortentia (che ha la potenza dell’amore: ognuno sente in essa profumi diversi, a seconda della persona amata) e soprattutto Felix felicis, che dà fortuna per un giorno; è proibito usarla agli esami o alle elezioni o in gare sportive: Harry fa credere a Ron di avergliela data perché vada tranquillo alla partita, ma lui e i suoi amici la useranno in circostanze più drammatiche

Formule per diversi scopi sono ad esempio enervatum (per far riprendere i sensi), destructum (per riaggiustare), lumos (per accendere la bacchetta), nox (per spegnerla), incendio (per dare fuoco).

Infine due formule particolari:

Riddikulus! Scritto in questa forma, serve a eliminare i Boggarts (i Mollicci), esseri amorfi che prendono l’aspetto di ciò che ciascuno teme di più. Perché funzioni bisogna essere capaci di ridere delle proprie paure.

Wingardium Leviosa! Un insieme di pseudo-inglese (wing “ala” + (h)ard “duro, pesante”) e pseudo-latino (levis “leggero”): serve a rendere leggere e far sollevare in aria le cose pesanti (come la clava del Troll). Però, poiché s’impara a scuola, bisogna stare attenti alla pronuncia: Ron dà della pedante ad Hermione, ma l’aver imparato correttamente salva entrambi.

NOTE

Anche con l’alias di Robert Galbraith e cambiando genere e stile la Rowling fa trasparire il suo retroterra. In The Cuckoo’s Calling (2013)  le citazioni delle diverse parti son tratte da autori latini, Accio, Virgilio, Plinio, Boezio; la gente comune è definita hoi polloi, il momento propizio kairos. In The Silkworm (2014) scopriamo che il libro più letto da Strike contiene i carmi di Catullo; uno dei carmi (77, rivolto all’ex amico Rufo) sembra aver suggerito le modalità dell’assassinio di Quine; due versi del c. 76 si riferiscono alla fine della storia con Charlotte; la stessa Charlotte ha come mail Clodia2 , un’allusione piuttosto sfiziosa (ci aspetteremmo più banalmente Lesbia). E c’è naturalmente l’uso del nome latino del baco da seta come personaggio e titolo del libro di Quine.

Invece il terzo libro, Career of Evil (2015), non è così ricco di riferimenti. Ci sembra di aver trovato solo la scritta Labor Omnia Vincit sulla facciata dell’istituto tecnico di Barrow.

Il quarto libro, Lethal White (2019), torna a Catullo, con diverse citazioni una delle quali da interpretare e non tradotta in inglese (inizialmente per non scoprire l’allusione, ma ultimamente per difficoltà a trovare i termini?); inoltre c’è una citazione dal mito di Er della Repubblica platonica.