1) Sulla legittimità e il significato dell’espressione “letteratura cristiana antica”, cfr. G. Lazzati, Problemi e orientamenti di letteratura cristiana antica greca, in AA. VV., Introduzione allo Studio della cultura classica, vol. I Letteratura, Milano 1985, pp. 591 ss. (“….l’aggettivo cristiano sta per sè a indicare la novità, quella novità che permane sotto possibili espressioni di lingua diversa e a cui quelle indicazioni di lingua daranno un senso caratteristico nella misura in cui esse significheranno il permanere e fondersi di un caratteristico mondo indicato dalla lingua, col comune mondo cristiano”, p. 592). In modo più specifico affronta la questione L. Alfonsi (Problemi e orientamenti di letteratura cristiana antica latina, in AA. VV., Introduzione…. cit., pp. 625 ss.), individuando due elementi fondamentali e costitutivi che giustificano lo studio separato e la menzione propria e particolare della letteratura cristiana antica:
a) “un organico e completo svolgimento autonomo con una ispirazione totalmente cristiana, ed un contenuto esclusivamente cristiano non solo nell’idea madre, ma nell’argomento stesso trattato” (il che non può dirsi per le opere degli scrittori cristiani nelle varie letterature moderne), in “vigorosa polemica, che quindi le dà una sua maggiore individuazione, a tutto il mondo antico e a tutta la stessa letteratura antica”;
b) il fatto che essa “più che semplicemente coesistere, annulla e sostituisce la letteratura pagana precedente”.
Non irrilevante è la scelta tra la dizione “letteratura cristiana antica (greca e latina)” e quella “letteratura antica (greca e latina) cristiana”. Infatti “con il primo termine si mette più l’accento sul contenuto cristiano mentre in essa di greco (o latino) sarebbe viva solo la lingua: con la seconda espressione, invece, si vuole esprimere il sopravvivere dello spirito greco (o latino) nel rinnovamento cristiano” (G. Lazzati, Problemi e orientamenti, cit. p. 592 n. 5). Il Lazzati propende per la prima dizione; ma abbiamo, per esempio, la Storia della letteratura latina cristiana di G. A. Amatucci (Bari 1929: a p. 2 viene discusso il problema), la Histoire de la litérature grecque chrétienne jusqu’à la fin du IV siècle di A. Puech (3 voll. Parigi 1928-30); e i due agili volumetti di M. Pellegrino, Letteratura latina cristiana e Letteratura greca cristiana (Roma, rispettivamente 1973 e 1978). Incisiva e illuminante è la introduzione di G. Lazzati alla Letteratura cristiana antica greca e latina di M. Simonetti (Firenze 1969, pp. 5 ss.).
Una recente puntualizzazione del problema, con ulteriori indicazioni bibliografiche, si trova in C. Mazzucco, La letteratura cristiana antica. Problemi di metodo, in “Nuova secondaria” 1989 nr. 7 pp. 55 ss.
2) Problemi e orientamenti.., cit. p.593 n. 6.
3) Storia della letteratura latina, Torino 1964, vol. III p. 357.
4) Storia della letteratura greca, tr. it. Milano 1962, vol. I pp. 13 s.
5) L’intervento è riportato da “Nuova secondaria” 1991 nr. 2 p.11
6) Ha dell’incredibile, in una antologia di autori latini cristiani pubblicata da una casa editrice milanese, la nota esplicativa in cui si insegna che il termine anachoretae “deriva dal greco coreúw = danzare in coro, e per trasl. “agito coi rimorsi; tormento”. E sì che S. Gerolamo, nel testo così commentato, spiega correttamente “….anachoretae … ab eo, quod procul ab hominibus recesserint, nuncupantur”.
7) Per i testi di M. Simonetti e M. Pellegrino v. nota 1. Le altre opere citate sono: B. Altaner, Patrologia, tr. it. Torino 1977; G. Peters, I Padri della Chiesa, 2 voll. Roma 1984; G. Bosio-E. dal Covolo-M.Maritano, Introduzione ai Padri della Chiesa, Torino 1990 (dei sei volumi previsti è uscito sinora solo il primo, dedicato ai Padri del I e del II secolo. L’opera riprende, in forma rinnovata e aggiornata, i due volumi di G. Bosio, Iniziazione ai Padri, Torino 1963-63).
8) Tra le collane specialistiche, ma utilizzabili con profitto anche in una classe liceale, è da segnalare la Biblioteca Patristica (Nardini editore, Firenze), che presenta testi in lingua originale, con traduzione italiana, introduzione e commento. I criteri ai quali essa si ispira sono “il nesso che lega strettamente filologia e storia e l’imprescindibile rapporto tra l’attività filosofico-teologica e i risultati di un’attenta filologia” (dal risvolto di terza di copertina).
Opere di scrittori cristiani (in lingua originale e traduzione italiana) si trovano anche tra i testi pubblicati dalla Fondazione Valla (Mondadori), dalla Biblioteca Universale Rizzoli, dall’editore Sellerio.
9) “E’ necessario, per la comprensione degli sviluppi della letteratura cristiana, conoscere il tronco su cui si innesta: la letteratura giudaica. Di questa poi bisogna aver presente non soltanto la parte canonica o ispirata, ma anche la produzione nata dal contatto con il mondo ellenistico tra i giudei della dispersione o Diaspora” (G. Lazzati, Problemi e orientamenti…., cit., pp. 591 s. n.3).
10) Per una informazione complessiva e un primo orientamento intorno a questi problemi può essere consigliata agli scolari la lettura di W. Tarn, La civiltà ellenistica, tr. it. Firenze 1978 (in particolare il capitolo VI “L’ellenismo e gli Ebrei“)
11) Come lettura integrativa si può proporre il capitolo undicesimo del libro di Daniele, che offre, pur con il suo stile profetico, ansante e allusivo, un quadro storico suggestivo e incisivo. Nel capitolo settimo, poi, la visione della quarta bestia (con denti di ferro e dieci corna “divorava e stritolava, calpestandone i resti con i suoi piedi”) attesta il senso di terrore che suscitò nei Giudei la spietata efficienza degli eserciti ellenistici.
12) Da confrontare con Dan. 12, 2-3.
13) Non sarà male, a questo proposito, richiamare e precisare agli alunni il fenomeno della Diaspora, sia da un punto di vista storico (essa comincia già durante il periodo persiano), sia da un punto di vista concettuale (con un preciso “contenuto nazionalistico-religioso, di richiamo alla terra d’origine e più tardi di distinzione”, come osserva G. Rinaldi, La letteratura giudeo-ellenistica, in Introduzione allo Studio…., cit. III p.577 n. 3).
14) Simon e Benoit, Giudaismo e cristianesimo, Bari 1985, p. 32
15) Si utilizzerà l’edizione di A. Rahlfs (Septuaginta. Id est Vetus Testamentum Graece iuxta LXX interpretes, Stoccarda 1935 ed edizioni successive). Una sintesi agile e aggiornata dei principali problemi (di ordine storico, culturale, religioso, linguistico) connessi alla traduzione dei Settanta è M. Harl-G.Dorival-O. Munnich, La Bible grecque des Septante. Du judaïsme hellénistique au christianisme ancien, Editions du Cerf 1988
16) L’edizione in uso è quella curata da A. Pellettier (Lettre d’Aristée a Philocrate, in “Sources Chrétiennes“, Parigi 1962), con un’ampia introduzione che tratta anche del giudaismo alessandrino in generale.
17) Come per gli altri libri della Bibbia (Antico e Nuovo Testamento), l’alunno può essere indirizzato, per un primo orientamento, ai brevi ma sostanziosi saggi introduttivi che si trovano nell’edizione UTET, curata da E. Galbiati, A. Penna, P.Rossano (Torino 1973).
18) Una rassegna completa delle varie posizioni degli studiosi moderni si trova in R. Arnaldez, Introduction générale, in Les Ouvres de Philon d’Alexandrie“, Parigi 1961. Per un confronto tra due posizioni tra loro diverse, ma entrambe solide e documentate nell’impianto argomentativo, agli scolari più interessati potrà essere suggerita la lettura del Pohlenz (La Stoa. Storia della filosofia antica, Milano 1987, vol. IV pp. 247 ss.: propensione per il platonismo).
19) La lettera a Filemone può anche essere letta in riferimento al problema della schiavitù nel mondo antico: il comportamento adottato da S. Paolo di fronte al caso concreto di Onesimo si può confrontare con la prassi e l’atteggiamento dominanti nel mondo pagano greco e romano. Come indispensabile sussidio si usi il saggio, breve e suggestivo, di M. Sordi, Paolo a Filemone o della schiavitù, Milano 1987.