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Traduzione da Catullo

by Mariapina Dragonetti

traduzioni di Pietro Rapezzi


PER IL RITORNO DI VERANIO  (9)

 O mio Veranio, di tutti gli amici
Il più caro al mio cuore, è proprio vero
che sei tornato a casa, ai tuoi Penati,
ai fratelli amorosi, alla tua vecchiα
madre? Sei ritornato, sì. Oh che grande
gioia per me! Ti vedrò dunque incolume,
ti udrò narrare, come sai, dei luoghi,
dei fatti, delle genti dell’Iberia
e, serrato al tuo collo, il viso e gli occhi
ti coprirò di baci. Ora, tra gli uomini
felici, chi è felice più di me?


RITORNO A SIRMIONE (31)

Sirmione, gemma d’isole e penisole
quante sostiene sopra laghi limpidi
e l’ampio mare il duplice Nettuno,
con quale gioia alfine ti rivedo!
Quasi non credo a me d’aver lasciato
la Tinia e le campagne di Bitinia
e tornare al sicuro a contemplarti.
Quale cosa più dolce che, deposta
dal cuore ogni ansietà, quando la mente
è sgombra di pensieri, a casa nostra
da contrade straniere far ritorno
stanchi e posar nel sospirato letto?
Questa è la sola ricompensa a tante
fatiche! Salve, leggiadra Sirmione:
del padrone rallégrati e voi pure
siate felici, o lidie onde del lago:
scrosciate, o risa tutte della casa!


CUOR DI FEMMINA (80)

Mi dice la mia donna che nessuno
l’avrà mai, se non io, dovesse chiederla
pure Giove. Così ella dice: ma
ciò che dice a un amante cuor di femmina
scrivilo sopra il vento o in acqua rapida.


ODIO E AMO (85)

Odio e amo. Come questo avvenga
Non so: ma che è così sento e mi struggo.


SULLA TOMBA DEL FRATELLO (101)

Per molte genti e molti mari errando
giungo alle tristi esequie, tributo
di morte, o fratel caro, a te recando

ed a parlare al tuo cenere muto:
ti strapparono a me gli avversi fati,
acerbamente, o fratel mio, perduto!

Or questi doni, che ti son recati
come impone degli avi il rito pio,
abbi di molte lacrime bagnati

e addio per sempre, addio, fratello, addio!


PREGHIERA (76)

Se qualche gioia può donare all’uomo
il ricordo del bene fatto, quando
sente di essere giusto,
di non avere mai la santa fede
tradito, né di avere mai nel nome
dei Celesti ingannato la fiducia
degli uomini, ti aspettano
nel futuro, Catullo,
da questo ingrato amore molte gioie.
Quanto infatti di bene si può dire
o fare, tu l’hai detto, tu l’hai fatto:
tutto in quel cuore ingrato si è perduto.
Perché dunque continui a tormentarti? 
Perché non ti fai forza e non ti stacchi
da lei e non cessi di essere infelice
contro il volere degli dèi? E’ difficile
troncare un lungo amore
ad un tratto, è difficile: ma pure
devi farlo a qualunque costo. Questa
è l’unica salvezza, devi vincere
questa prova; comunque devi farlo,
sia che tu possa, sia che tu non possa.
O dèi, se è vostra dote la pietà,   
se avete già nell’ora della morte
aiutato qualcuno,
guardate me infelice e, se ho vissuto
puramente, cavatemi dal petto
questa peste e rovina che m’ha invaso
e intorpidito ogni fibra, cacciandomi
dall’anima ogni gioia.
Non chiedo già che lei m’ami o che voglia
rimanermi, impossibile, fedele.
Voglio solo star bene e liberarmi
da questo orrendo male: concedetemi
questo, dèi, per la mia devozione.


EPICEDIO (3)

Piangete, Veneri ed Amori, e quanti
avete il cuor gentile. E’ morto il passero,
delizia della mia fanciulla, il passero,
che amava più degli occhi suoi. Era dolce
infatti come il miele e la padrona,         
come bimba la madre, conosceva,
né mai si allontanava dal suo grembo,
ma, qua e là saltellando, solo a lei
pigolava. E ora va per un cammino 
tenebroso laggiù, da dove dicono    
che non ritorna  alcuno.    
Sia male a voi, tenebre maledette
dell’Orco, che ingoiate
tutte le cose belle:
mi avete tolto un passero così
grazioso. Oh che disgrazia!
Povero passerino!
Ora per causa tua alla mia fanciulla
gli occhi si arrossano gonfi di pianto.


RITORNO DELLA PRIMAVERA (46)

Già primavera il bel tempo rimena,
già la furia del cielo equinoziale
tace al dolce soffiare dello Zefiro.
Lascia, Catullo, i campi della Frigia
e il pingue suolo di Nicea rovente:
voliamo alle famose città d’Asia.
Già l’animo pregusta
 impaziente la gioia di vagare,                                                           
già dà vigore ai piedi il desiderio.
Addio, mie care compagnie di amici:  
partititi  insieme per lontani lidi,        
ci riportano a casa vie diverse..     



ABIEZIONE (58)

O Celio, la mia Lesbia, quella Lesbia,
quella Lesbia che più di sé e di tutti
i suoi Catullo amava, ora ai quadrivi
e nei vicoli scortica
del magnanimo Remo i discendenti.


CONSOLAZIONE  (96)

Se  qualche cosa del nostro dolore
può giungere gradito, Calvo, ai muti
sepolcri (e del rimpianto con cui i vecchi
amori rinnoviamo ed i perduti
sentimenti piangiamo), certamente
non tanto della sua morte immatura
Quintilia si addolora,
quanto gioisce dell’amore tuo.