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Editoriale 2018-2

by Mariapina Dragonetti

a cura della Redazione


E così il Ministero ha accolto per la seconda prova di maturità del classico la proposta Bettini, vecchia ormai di due anni e che aveva a suo tempo suscitato diverse obiezioni. I mulini del Ministero sembrano macinare lentamente, ma l’esito purtroppo non è il compiersi della giustizia di Dio (neppure quella di Zeus, anch’essa lenta): è il venir alla luce di un percorso sconosciuto ai più. Ne è prova il fatto che la più importante rivista del settore pubblica in questi giorni, sine glossa, il commento alla seconda prova dell’ultima maturità, una pubblicazione che risulta intempestiva e che dimostra come neppure quella rivista, in genere aggiornatissima sulle innovazioni ministeriali proposte o in fieri, era al corrente del cambiamento.

Non possiamo che ribadire quanto detto a suo tempo e sostanzialmente ripreso in diversi ambiti: rimandiamo in particolare agli Atti del convegno Nella complessità odierna con il latino e il greco, tenutosi a Milano il 13 gennaio di quest’anno a cura della Fondazione Vasilij Grossman. Il lavoro di interpretazione e ricodificazione di un testo costituisce una prova complessa, che richiede conoscenze linguistiche e metalinguistiche, capacità di analisi e sintesi, rispetto dell’autore e creatività, pazienza e attenzione nell’utilizzo del tempo, uso prudente dello strumento del dizionario; si tratta di un tipo di problem solving che non ha eguali nella scuola, perché sempre nuovo e non ripetitivo.

Troppo difficile, si dirà e si è detto; troppo riduttivo, sembra implicare l’innovazione, che aggiunge domande di spiegazione di vario tipo. Ed è già interessante che i giudizi siano in opposizione fra loro. La difficoltà c’è e c’è sempre stata: chi scrive ricorda gli esiti delle versioni nella sua classe e nelle classi dei molti allievi e dei molti maturandi: e va detto che negli anni ’50/’60, considerati abitualmente come molto seri, le versioni di maturità erano più semplici e più brevi di quelle degli ultimi anni, più realistiche cioè e più adeguate. Ma nelle conversazioni con gli ex-allievi emerge sempre il valore di una prova impegnativa e per ciò stesso formativa: il valore dell’acquisizione di un metodo di affronto della realtà, dello studio universitario, della professione, attento al particolare e capace di inserirlo nella totalità. Non c’è studente, qualunque fosse la sua situazione scolastica in latino e greco, che non riconosca con gratitudine di averne tratto una forma mentis, la competenza di intervenire nei diversi ambiti del vivere. Nei colloqui con genitori e ragazzi di terza media emerge sempre questo desiderio, questa intenzione: entrare in un tipo di scuola che insegni un metodo e un uso della ragione.

Troppo riduttivo? La traduzione ha una sua autonomia: ciò che si è capito a partire dal testo dato e da quanto si sapeva, ciò che si conosce della lingua di partenza e d’arrivo è già implicato nel prodotto finale. Inutile chiedere spiegazioni linguistiche ulteriori; inutile chiedere notizie culturali che hanno il loro posto nella prova orale; assurdo e pericoloso chiedere un commento improvvisato.

La questione ultima però è ancora un’altra. Noi studiamo il latino e il greco non per parlarlo (siamo sempre stati contrari al metodo natura) e neppure ultimamente per fornire un’abilità: questa di cui abbiamo parlato è l’esito, non lo scopo ultimo. Lo scopo è incontrare un mondo di grande cultura, umanità e bellezza nelle lingue in cui si è espresso: svilire la prova finale non può non avere una ricaduta nel lavoro dei cinque anni precedenti: lo si è visto per le varie tipologie di prima prova propinate in questi anni, che hanno reso sempre più difficile insegnare un serio lavoro di scrittura. Già in questi giorni ci si chiedeva: ma facciamo fare ancora versioni a casa e in classe? Dobbiamo modificare tutto il lavoro linguistico? Poche righe spiegate e qualche domandina?

E infine: dal 1999 la logica ultima dell’Esame di Stato era la valorizzazione del lavoro fatto in classe, dichiarato come contenuti e metodo nel Documento del 15 maggio. Gli esterni che preparavano le domande di terza prova erano tenuti a rispettare quanto detto ed esemplificato dai docenti di classe. Come saranno le domande del ministero? Come verrà rispettato il lavoro scolastico?