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E. Bono, La moglie del procuratore

by Mariapina Dragonetti

Marietti 1956/2015

a cura della Redazione


La figura della moglie di Pilato compare nel Nuovo Testamento solo in Matt. 27, 19: la donna, di cui non viene detto il nome, cerca di convincere il marito a non condannare Gesù mandandogli a dire di aver avuto un sogno angosciante:

ἀπέστειλεν πρὸς αὐτὸν ἡ γυνὴ αὐτοῦ λέγουσα, Μηδὲν σοὶ καὶ τῷ δικαίῳ ἐκείνῳ, πολλὰ γὰρ ἔπαθον σήμερον κατ’ ὄναρ δι’ αὐτόν.

Quest’esile passaggio, che non ha alcun esito concreto nel processo, ha suscitato ugualmente molto interesse, sia per la definizione di δίκαιος data a Gesù piuttosto che ἀγαθός o ἀναίτιος, un termine cioè giuridico secondo la logica romana e insieme teologico secondo la logica evangelica delle Beatitudini, sia per la scelta del verbo ἔπαθον che sembra anticipare il “patì” del Credo. Dall’interesse sono nate ipotesi, leggende e fiction. Il nome di Procla o Procula compare nel cosiddetto Ciclo di Pilato, un insieme di testi apocrifi circa del V secolo: in particolare nella lettera di Pilato ad Erode Antipa Pilato rinfaccia ad Erode la condanna di Gesù dichiarando che è risorto, è apparso alla moglie Procla, al centurione Longino e a lui stesso. Il nome gentilizio Claudia le è attribuito solo molto più tardi, forse a partire da una Claudia citata da s.Paolo (II Tim. 4, 21): certo è un nome molto suggestivo, dato che alla gens Claudia appartenevano molti membri della famiglia imperiale, oltre agli stessi imperatori da Tiberio in avanti; molte donne meno note vi erano connesse per via di complesse parentele: ad esempio una Claudia Pulchra (in curiosa e forse significativa assonanza con Claudia Procla/Procula), pronipote di Augusto, visse sotto Tiberio e pagò con la morte la devozione alla cugina Agrippina Maior (Tac. Ann. 4, 52, 1 e 66,2). Il nome è accolto in varie ipotesi e in rielaborazioni letterarie e filmiche, legando la moglie di Pilato per nascita legittima o illegittima o anche per adozione alla potente gens e attribuendole quindi vantaggi per il marito, socialmente inferiore.

Il testo che presentiamo è una delle rielaborazioni letterarie, accanto al racconto Die Frau des Pilatus di Getrud von le Fort, uscito l’anno prima, e alla fantasiosa biografia Pilate’s Wife – a Novel of Roman Empire di Antoinette May (2006); originariamente costituiva una parte della raccolta Morte di Adamo, ma è stata ripubblicata dall’editrice Marietti 1820 come testo singolo, con una prefazione storico/letteraria di A.Torno e un commento in postfazione di S. Segatori.
Non esattamente una biografia, anche se la vita della donna è raccontata a varie riprese; in sé è il racconto di una serata e una notte a casa di Seneca, dove è stata invitata l’anziana vedova di Pilato, qui chiamata oltre che Claudia Procula anche Serena, apparentemente un soprannome anche se si è tentati di vedere un riferimento al Sereno amico di Seneca e dedicatario dei Dialoghi De constantia sapientis e De tranquillitate animi. Durante la festa si svolge una discussione fra vari personaggi storici, Lucano, Trasea Peto, Pisone, Scevino, ben delineati: il tema è l’indifferenza degli dèi di fronte al dolore degli uomini. L’allusione ai cristiani, dovuta alla presenza a Roma di Paolo in attesa di giudizio, costringe Claudia a uscire dal riserbo e a negare la sua appartenenza alla nuova religione. Rimasta sola in camera, Claudia giunge vicina a suicidarsi con un potente sonnifero: soccorsa da Seneca, ha con lui una lunga conversazione che parte dalla misteriosa visione di Cristo che ha segnato la sua vita, mentre quella del marito è stata segnata dall’angosciante domanda sulla verità e dall’ansia dell’ingiustizia compiuta, in particolare riferimento al giusto torturato e ucciso di Plat. Resp. 361e-362a. Pilato infine si è ucciso lasciando a lei il compito di continuare a cercare la verità, e l’avere negato di appartenere a Cristo la tormenta fino al desiderio di morire. Seneca l’ascolta con un antico affetto e con il malinconico scetticismo di chi non se la sente più di cambiare: ma le promette di procurarle un colloquio con Paolo.
Si tratta di un’opera di grande interesse e fascino, che consigliamo.