Resoconto
a cura della Redazione
Il resoconto dello scorso sabato è stato steso secondo le solite modalità (interventi in successione) e messo sul sito. I nuovi testi sono stati scelti dalla redazione con molta difficoltà, perché in un’opera dai molteplici significati dispiaceva che alcuni andassero persi. Suggeriremmo comunque di andare a leggere la parte del terzo libro relativa al processo per omicidio (1-11), sia per la ricostruzione di un ambiente processuale e del relativo linguaggio sia per il tema della scherzo e della festa del dio Risus, che introduce l’elemento satirico come una delle componenti dell’opera (vedi ad esempio la rappresentazione degli dèi, simile a quella di Luciano).
III, 21-22
Uno di noi legge III, 21-22
– Perché è stato scelto questo passo?
– E’ l’esordio della magia. Finora Lucio ha solo sentito raccontare e questo ha preparato la sua curiositas. Ora assiste alla magia e poi diviene protagonista. C’è anche un aspetto comico, il capovolgimento rispetto all’attesa: più avanti (24) si vedrà che tenterà di volare senza accorgersi della diversa trasformazione.
– Il ritmo è straordinario.
– Nella vicenda magica o nell’esito psicologico in Lucio?
– Anzitutto nella vicenda magica. Inizialmente c’è una grande precipitazione: percita, satis trepida, accurrit, e anche l’uso degli infiniti futuri.
– Poi rallenta: suspenso et insono vestigio.
– La narrazione della metamorfosi è molto ampia, dettagliata, con polisindeti e asindeti: segue il metodo descrittivo di Ovidio. Poi all’improvviso fit bubo Pamphile.
– Molte allitterazioni.
– Notiamo la clausola in caute praepararem.
– Gioco fonico in totis alis evolat.
– Molti pseudodattili; e ungues adunci è un adonio.
– Forme arcaiche (quis), grecismi (pyxides, la stessa Photis) e diminutivi.
– Speculam significa sia ‘piccola speranza’ sia ‘osservazione’, poi anche ‘luogo di osservazione’ (rimasto in italiano).
– Arbitrari ha qui il senso più antico di spiare.
– Periclitabunda + gen.: lo ritroveremo con l’ablativo.
– Un nuovo ritmo concitato rileva lo stupore di Lucio.
– Decantatus in questo senso è un hapax.
– C’è ironia nella frase aliud magis videbar esse quam Lucius, dato che seguirà la sua metamorfosi.
– Nel discorso di Lucio a Fotide compare il tema della schiavitù, uno dei Leitmotiven del romanzo. Già nella storia di Socrate il personaggio è divenuto schiavo della donna. Lucio si propone come schiavo d’amore secondo la tradizione erotica (elegia ed epigrammi), ma in realtà diventerà, come asino, schiavo di tutti.
– Anzitutto della Fortuna, mentre con Iside giungerà alla libertà.
– Secondo Vezzali (articolo citato la scorsa volta) già nel proemio la parola nexu allude al tema della schiavitù.
– Ricordo anche l’idea platonica dell’anima schiava del corpo.
– E Lucio conserverà la sua personalità ma chiusa nel corpo dell’asino.
– Tornando a Panfile: perché si trasforma in gufo? Sembra una scelta voluta, non casuale (sceglie fra le ampolle), per raggiungere la sua meta amorosa.
– Forse, perché è un uccello notturno, c’entra con la magia.
– Nelle Metamorfosi di Ovidio sono descritte molte trasformazioni in uccelli, a cui probabilmente Apuleio di ispira. In particolare V, 5, metamorfosi di Ascalafo (v, 539 segg.): Ascalafo viene punito per aver rivelato che Proserpina ha mangiato chicchi di melograno e trasformato in ignavus bubo.
– Quindi un animale di malaugurio, negativo.
– Panfile conversa con la lucerna, che ritornerà anche in Amore e Psiche. Il tema della lucerna è frequente in elegie ed epigrammi erotici.
– In Ero e Leandro Museo si rivolge alla lucerna, ἄγαλμα di Eros. .
– Anche Praxagora nel prologo delle Ecclesiazuse.
– La stessa Fotide richiama la luce e nella sua prima descrizione prevale il colore rosso: si potrebbe paragonare la descrizione di Fotide con quella di Iside.
– Lucio vuole divenire anche lui alato, ma come Cupido per Venere: accostamento strano (figlio e madre) e anticipazione della fiaba.
– L’immagine corrispondente al nostra ‘darsi la zappa sui piedi’ indica in realtà il colpirsi le gambe con l’ascia, quindi non tanto ferirsi quanto tagliarsi le gambe. Si trova già in Petronio: Sat. 74, 16.
– Diminutivi: ad es. unctulum, mellitula, lupulis.
– Vulpinaris suona ironico perché Lucio diventerà asino, tutt’altro che l’astuta volpe.
IV, 28
Uno legge IV, 28
– In occasione del viaggio a Copenhagen ho comprato le fiabe di Andersen. Nell’introduzione c’era una breve storia della fiaba, con la precisazione che mentre gli altri favolisti, come Perrault e i Grimm, sono dei raccoglitori di fiabe tramandate oralmente, Andersen è il primo autore di fiabe. Ma in realtà anche Apuleio è un autore: la fabella di Amore e Psiche non ha precedenti, è inventata utilizzando topoi del folclore. Avevo letto un libro che cercava di adattare alla fiaba di Apuleio lo schema di V. Propp (Teresa Mantero, Amore e Psiche- Struttura di una “fiaba di magia”. Genova 1973), ma Propp studia vicende folcloriche, mentre questa è una fiaba inventata.
– Ad esempio quali topoi?
– Il topos più interessante è quello della ragazza esposta ad un mostro, o creduto tale: nella fiaba l’esempio più simile è quello della Bella e la Bestia, nel mito quello di Semele e Zeus, ma anche Andromeda e Perseo, Esione ed Eracle, o la leggenda di san Giorgio. Su Zetesis abbiamo recensito due libri, una raccolta di varianti della Bella e la Bestia con esplicito riferimento ad Apuleio, e la rielaborazione della fiaba di Apuleio fatta da Lewis: A.A.V.V. La Bella e la Bestia – quindici metamorfosi di una fiaba, postfazione di M. Warner, Roma 2002, Zet.1 / 2005, pag. 87 seg.; C. S. Lewis, Till we have faces – A myth retold, 1956, trad. it. A viso scoperto, Milano 1983-1997, Zet.1 / 2006, pag.83-88.
– L’idea del mostro (drago, serpente) ricorda Saffo, che definisce Eros come γλυκύπικρον ἀμάχανον ὄρπετον (130 V).
– L’accorrere di tutti a vedere la bellezza di Psiche mi fa venire in mente la storia della matrona di Efeso (Sat. 111), in cui tutti accorrono a vedere la virtù della donna, con effetto comico, tenendo conto anche del finale.
– Mi piace la iunctura studiosa celebritate.
– Sermonis penuria ricorda sermonis egestas di Lucrezio
– In 30, all’inizio del lamento di Venere, ricorre rerum naturae.
– L’assimilazione di Psiche a Venere ha come elemento positivo in più la condizione di vergine.
– Com’è il gesto di adorazione? Secondo alcuni l’unione di pollice ed indice, oppure pollice e mignolo, o la punta delle dita.
– Simile è il gesto di adorazione della Trinità, ma le dita sono tre.
– La gelosia di Venere è anch’essa un topos fiabesco: l’esempio più simile è quello della matrigna di Biancaneve.
– Così pure la gelosia delle sorelle, che si trova in molte fiabe, ad esempio Cenerentola.
– In una delle versioni di Cenerentola la ragazza deve compiere alcune prove per poter andare al ballo, con somiglianze rispetto a quelle di Psiche (divisione dei grani).
– Tre è un numero tipico: tre sono ad esempio le figlie di Eretteo, di cui una è l’eroina sacrificale.
– Nel mito di Semele e Zeus invece le sorelle sono quattro, ma l’elemento della gelosia che provoca la rovina di Semele è molto simile a questo delle sorelle di Psiche.
– C’è un’interpretazione allegorica: Psiche è l’anima figlia di Dio e della natura (rex e regina).
– Questo spiegherebbe l’assenza di precisazioni sui due genitori, la presenza anche della madre (a volte manca nelle fiabe) e l’uso dell’imperfetto.
– Ma allora le altre sorelle?
– E Psiche entra in rapporto col divino incontrando Cupido, non ha origine divina.
– Nei successivi paragrafi Venere si identifica con Iside (v. XI, 5)
– Ma nella sua presentazione c’è un elemento satirico, che ricorda il contemporaneo Luciano, e prima di lui Apollonio Rodio. Anche in altre parti della fiaba gli dèi sono presentati in modo satirico (ad esempio nel lamento di Cupido per la bruciatura o nel consiglio degli dèi finale).
V, 22-24
Iniziamo a leggere V, 22-24.
– Gli oggetti sono personificati: la lucerna, il rasoio. La lucerna diventa poi protagonista, quando brucia Cupido.
– Descrizione colorata (lacteas, purpureas,candicant), secondo il gusto ovidiano.
– Molti diminutivi (plumulae tenellae glabellum).
– Genialem “ricca”
– Inquieta avverbiale
– Lasciviunt parola poetica: “scherzare, folleggiare”
– Interpretazioni sulla reggenza del passo da cervices lacteas a impeditos: pererrantes riferito a globos regge sia cervices lacteas sia genas purpureas: i riccioli percorrono in disordine collo e guance. Oppure cervices lacteas dipende da videt e solo genas purpureas da pererrantes…globos. O entrambe direttamente da videt e pererrantes…globos per asindeto.
– Cupido così descritto è un ragazzo giovane, un efebo, però già in grado di generare.
– Ma com’è descritto abitualmente Eros / Cupido? In Esiodo è (Theog. 116-122) una delle divinità primigenie, come Gea e Tartaro. Quando nasce Afrodite le si accompagna insieme ad Imero (Theog. 201-2).
– Altrimenti è rappresentato come un bambino, o un ragazzetto: così in Apollonio, o in Virgilio, o in Ovidio.
– Bisogna vedere le rappresentazioni figurative.
– Ma la formazione platonica di Apuleio non può prescindere da Eros come daimon. Tutta la vicenda risente del rapporto Eros / anima nel Simposio. Abbiamo una commistione di elementi.
– Irrealistico il fatto che Psiche non si sia accorta delle ali.
– La curiositas di Psiche la porta a disobbedire a Cupido.
– Giochi di parole: cupidine…Cupidinis, insatiabili…satis, ignara…sponte (ossimoro)
– Periclitabunda qui costruita con abl.
– Torna la lucerna e il tema dell’invenzione da parte di un amante.
– Perché prima dice Amoris e poi Cupidinis?
– E in che senso Psiche si innamora di Amore?
– Sono due momenti dell’amore: prima l’amore fisico poi subentra l’amore vero.
– Il pungersi è simbolo sessuale.
– Forse nella concezione comune la donna sposata subisce il rapporto sessuale, ma se subentra l’amore allora si appassiona.
– L’ossimoro indica che Psiche, finora ignara, di sua spontanea volontà sceglie l’amore.
– La caduta di Psiche ricorda la caduta dell’anima nel pensiero platonico.
– Psiche cerca di volare ma cade, come Lucio al momento della trasformazione.
La prossima volta leggeremo passi dal libro XI.
– Perché sono 11 libri?
– 11 sono i giorni dell’iniziazione misterica.