1950, trad. it. Elena – La madre dell’imperatore, 2002
a cura di Giulia Regoliosi
Pochi anni dopo il libro di de Wohl uscì sullo stesso personaggio questo romanzo di Waugh, il grande scrittore inglese da alcuni anni convertito al cattolicesimo. E’ probabile che per la giovinezza di Elena Waugh avesse in mente la versione di de Wohl: anche la sua Elena è una principessa britanna, figlia del capo Coel, allevata come un cavaliere, quasi come un maschio: ma è meno connotata nei suoi legami con gli antichi culti della Britannia, così come il padre non ha le caratteristiche di stregone-profeta del Cel di de Wohl. A differenza del predecessore, Waugh si premura di allontanare subito dopo il matrimonio con Costanzo Elena dalla Britannia, e di insistere sul fatto che le sue origini devono restare nascoste per motivi politici: così si giustificano le differenti varianti sull’origine dell’imperatrice. Nel prosieguo Waugh riempie le lacune delle fonti con un largo ricorso all’invenzione: tempi, luoghi, rapporti con Costanzo, con Costantino, con gli altri personaggi del tempo sono reinventati molto liberamente. I fatti storici per contro appaiono quasi di passaggio, o per accenni, compresa la stessa conversione di Elena al Cristianesimo, che segue, non precede (giustamente, dice la Sordi nella prefazione), la visione di Costantino e l’editto di Milano.
Il Leitmotiv del personaggio e dell’intero libro è la ricerca di fatti certi che testimonino la verità della fede. Elena si oppone al culto di Mitra prima, allo gnosticismo poi, con domande così semplici da essere criticate come infantili: dove è successo? quando è successo? come fai a saperlo? e voi come lo sapete? E domande simili rivolge a Silvestro, il vescovo di Roma: fino a giungere alla convinzione che c’è bisogno di un fatto visibile, quando anche i cristiani sono divisi da eresie e dispute teologiche. La Croce «dichiara un fatto».
L’edizione italiana, oltre alla prefazione di M.Sordi (che avanza qualche riserva sul personaggio di Costantino), ha un’ampia postfazione di L. Parmeggiani che commenta la figura e l’opera dell’autore con interessanti riferimenti al testo.