Home Biografie storiche M. Lentano, Lucrezia. Vita e morte di una matrona romana

M. Lentano, Lucrezia. Vita e morte di una matrona romana

by Mariapina Dragonetti

Roma, Carocci, 2021

a cura di Giulia Regoliosi


L’autore, docente di latino all’università di Siena, affronta una biografia inconsueta, il personaggio di un “mito”: per quanto dissentiamo dall’uso del termine, che non può riferirsi ad un personaggio di una cultura, quella romana, che non ha mai avuto “miti” ma solo personaggi storici, salvo l’utilizzo letterario di miti greci, come non ha mai avuto poemi epici ma solo poemi storici (compresa l’Eneide), fino alle imitazioni di Stazio e Flacco in età flaviana, accogliamo l’accezione spiegata nella premessa, a pag.11: racconto nel quale un’intera cultura ha riconosciuto per secoli alcuni contenuti fondanti della propria identità. Appunto questi contenuti l’autore ricerca nella storia di Lucrezia, attraverso le diverse fonti antiche: anzitutto la concezione della donna e della moglie nell’età più arcaica di Roma; e in secondo luogo il concetto di adulterio come corruzione del sangue (adulterato, appunto) della donna e quindi della stirpe in cui è entrata per matrimonio. I personaggi in gioco sono approfonditi da diversi punti di vista: la vanteria di Collatino è paragonata alla vanteria di Candaule nel logos erodoteo: entrambi mettono in moto, per un’indiscrezione nei confronti della moglie (che sia per la bellezza o che sia per la virtù) una vicenda pericolosa; Bruto, il finto sciocco divenuto liberatore di Roma, è osservato nelle sue ambiguità e rigidezze, fino all’esclusione di Tarquinio Collatino stesso come collega di consolato, in quanto appartenente alla stessa gens dei tiranni; di Lucrezia è analizzata soprattutto la modalità della denuncia pubblica, paragonabile ad un processo in cui è presunta colpevole, vittima, testimone, giudice e boia. Molto curata è soprattutto l’analisi delle parole usate dagli autori, con un’attenzione al significato e ai contesti specifici.

L’evoluzione dei personaggi e della storia è poi seguita nel tempo, dalle riletture cristiane alle molte riprese fino al ‘900: uno spazio particolare è dato a sant’Agostino, voce fuori dal coro in quanto estranea all’esaltazione sia della pudicizia sia dell’eroismo patriottico: contrario al suicidio per una colpa involontaria e contrario al dispotismo di Bruto che vede nel solo nome Tarquinio del collega una colpa politica, Agostino riporta il “mito” eroico alla ragionevolezza cristiana.

Un’opera molto interessante, arricchita da un’ampia bibliografia che permette approfondimenti sui diversi punti trattati.