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Editoriale 2007-2

by Mariapina Dragonetti

a cura della Redazione



Siamo andati a rileggerci il nostro editoriale pubblicato al tempo dell’abolizione degli esami a settembre. Ne riportiamo una parte:

Il polverone suscitato dall’abolizione degli esami a settembre e dall’imposizione dei corsi di sostegno ha – ci sembra – inquinato l’anno scolastico. Con sgomento ripensiamo al tempo trascorso a parlare in riunioni di ogni tipo…; ripensiamo, non solo con sgomento ma con rimorso, al contenuto di queste conversazioni e di queste riunioni, tese non a cercare comunque il bene dei ragazzi, ma ad escogitare il modo migliore di coprirsi le spalle, di evitare ricorsi, di convincere genitori e studenti che tutte le regole sono state rispettate: e quindi corsi su corsi, metodologici, trasversali, tenuti da non importa chi purché garantissero il permesso di bocciare… Accorgiamoci … che quest’anno non si è veramente parlato dei ragazzi, né si è cercato il loro bene: travolti dall’organizzazione, dalla divisione tra gravemente insufficienti e insufficienti, fra recuperabili in classe e in un corso di dieci ore su tre mesi, abbiamo forse dimenticato di guardare i ragazzi …”

Così scrivevamo sul finire dell’anno ’94-’95. Ora ci troviamo di fronte a questo scenario. Un decreto e un’ordinanza che, non potendo sostituire gli interventi legisla­tivi precedenti (il DL 297 16/4/94, cioè il decreto D’Onofrio, il DL 253 28/6/95 e soprattutto la Legge 8/8/95 n.352, che non può essere abrogata da un decreto: in realtà lo è comunque, almeno in parte), giocano sulle parole chiamando debiti le insuffi­cienze in corso d’anno (una metafora divenuta inquietante: come mandare gli esattori per recuperare prestiti appena dati), anno scolastico i mesi di scuola più i mesi estivi più eventualmente i primi giorni di settembre, scrutinio sospeso uno scrutinio in due sessioni, inevitabilmente con vari insegnanti mutati (chi crede alla riassunzione dei pensionati e dei supplenti o al ritorno dei trasferiti? e che cosa avviene se un docente in malattia o in maternità riprende servizio?); non solo l’imposizione di corsi di recupero, ma in forma contemporaneamente rigida (15 ore) e confusa; l’evidente ignoranza di quanto è già stato tentato nel campo IDEI, con una capacità inventiva pari solo alla scarsità dei risultati, e non solo nel primo anno (vedi l’editoriale citato sopra); l’evidente ignoranza del clima provocato dal decreto D’Onofrio e seguenti, clima nello stesso tempo lassista (gli studenti sono promossi, con o senza debiti) e rilassato (diamogli qualche debito, così studia almeno un po’, tanto non ci perde niente, altrimenti non fa i compiti delle vacanze: anche da qui, a nostro parere, la percentuale così alta di debitori): un clima che non si abolisce con un colpo di accetta.

È stato detto un po’ di tutto: che sono tornati gli esami a settembre (i giornali, le reazioni del pubblico, i siti interessati alla scuola, compreso il nostro: ma rimandiamo anche al vibrato intervento a caldo del direttore della rivista); che il DL è illegale perché abroga parzialmente la legge del ’95 (soprattutto le associazioni di categoria); che non ci sarà tempo per la formazione classi e gli organici (soprattutto le associazioni di categoria e i dirigenti); che i soldi, se arriveranno, non basteranno per due tornate di IDEI, dopo il primo quadrimestre e dopo la sospensione dello scrutinio finale, specie se svolti da personale esterno; che il decreto si sovrappone alle indicazioni dello stesso ministro Fioroni sui debiti del terzo anno da verificare fino a metà del quinto; che si boccerà di più o che si boccerà di meno. Rispetto alla situazione del 94/95 (e a sperimentazioni precedenti: abbiamo fatto anche queste) siamo tutti più scaltriti ma anche più stanchi: possiamo inventare qualcosa d’altro, siamo diventati capaci di adeguarci dribblando, siamo convinti che alla fin fine non cambierà nulla, che dopo il primo anno (se non salta tutto) si troverà in qualche modo una routine; ma ci siamo anche convinti che il recupero non serve quasi a niente.