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Editoriale 2001-2

by Mariapina Dragonetti

a cura della Redazione


Da oltre un anno alla rivista si è affiancato un sito Internet. Non abbiamo fatto questa scelta semplicemente per adeguarci a una moda (“ormai tutti hanno un sito”) o a una presunta necessità (“ormai non si può più andare avanti senza un sito”), né abbiamo voluto creare un’alternativa che potesse mettersi in concorrenza con la rivista. Il nostro fine era quello di farci conoscere da un pubblico almeno parzialmente diverso da quello che segue generalmente i periodici, mettendo in rilievo i contenuti e l’ispirazione di fondo del nostro lavoro. A questo mirano la pagina di autopresentazione (“Chi siamo”) e le notizie con­te­nute nella sezione “La rivista”, nella quale si trovano tutte le informazioni tecniche relative a Zetesis (composizione della redazione, modalità di abbonamento, indice generale della rivista, editoriali e prese di posizione). Ma anche la sezione “Didattica” e la sezione “Testi” cercano di dare un’idea delle linee portanti del nostro lavoro, e nel contempo offrono una possibilità di sviluppo che il testo cartaceo non è in grado di offrire, cosicché il sito viene ad assumere una posizione di complementarità rispetto alla rivista. La sezione “Didattica” contiene una scelta di articoli apparsi su Zetesis in anni non troppo vicini (per ovvie ragioni), ma ancora pienamente utilizzabili. La sezione “Testi” ripropone alcune tematiche costantemente tenute in considerazione: il sentimento religioso degli antichi, la continuità tra cultura classica e civiltà europea, la ripresa nella letteratura e nelle arti moderne di temi nati nel mondo classico, la riflessione su parole chiave della nostra civiltà (la parola “Pace”). Sono lavori in parte già apparsi su Zetesis (e in un paio di casi su altre riviste, p.es. “Nuovo Areopago”), ma presentati qui in una forma diversa: con aggiunte di parti nuove, o con riferimenti più precisi nel caso di testi letterari (per esempio con citazioni di testi più complete, dal momento che il sito è meno sensibile a tanti limiti di spazio che condizionano lo strumento cartaceo) o completati con l’aggiunta di brani musicali o di immagini che non intendono essere puramente esornative: insomma, pur confezionando un prodotto che si proponeva di orientare alla conoscenza della rivista, abbiamo cercato di sfruttare pienamente le potenzialità insite nella tecnologia multimediale. La sezione “Novità” permette di fare conoscere le iniziative generate da Zetesis in modo più rapido ed efficace di quanto possa fare una rivista con cadenza semestrale. La pagina introduttiva si apre con due citazioni di Platone e di Euripide che vogliono concretamente mostrare che cosa a noi interessa del mondo classico e in che modo ci poniamo di fronte ad esso.

Come sanno i navigatori che l’hanno visitato, il nostro sito ha un’immagine semplice: si tratta di un prodotto confezionato dalla Redazione stessa, con tutte le incertezze e la precarietà che questo può comportare (anche dal punto di vista tecnico), non ha un dispendioso apparato tecnologico o grafico dietro le spalle: riteniamo che anche la scelta di lavorare in povertà sia una componente del nostro lavoro, perché permette di richiamarci più facilmente ai valori di fondo che ci animano. Per questo anche rinunciamo (almeno per il momento) alla presenza di banner pubblicitari, che pure sarebbe molto facile reperire. Ci fa molto più piacere, da questo punto di vista, essere citati, con elogiative parole di presentazione, nel cosiddetto sito Cristofori (il sito dell’Università di Bologna che censisce gli strumenti elettronici dedicati all’antichità classica) e nel progetto KIRKE (un parallelo internazionale del Cristofori). Ci confortano le parole del presidente dell’organizzazione scolastica Diesse, prof. Giuseppe Meroni, che leggiamo nel nostro Guestbook e che definiscono l’attività di Zetesis «un lungo cammino segnato dall’intelligenza e dalla fedeltà alla intuizione iniziale; per me un pacato stupore per un’opera che continua, aiuto per la professione e per la vita».

A poco più di un anno di distanza, riteniamo che il successo della nostra iniziativa sia stato grandissimo. I contatti registrati dal sito sono oggi più di 6000, un numero di visitatori assai più grande di quello che la rivista da sola sarebbe in grado di raggiungere. Siamo più che convinti che molti di questi contatti siano stati occasionali o casuali: ma resta il fatto che il sito è un’occasione di incontro e ci è servito per trovare nuovi amici. Uno dei messaggi pervenuti (uno dei primi) diceva: «Ho trovato raramente un approccio ai classici così “spiritualmente umano” come il vostro». Un altro, di uno studente universitario: «casual­mente mi è capitato di entrare nel vostro sito e di incontrare le due bellissime citazioni iniziali di Platone ed Euripide. Ho subito pensato che anch’io le avrei utilizzate come manifesto della cultura greca, perché sono certo che la dimensione dell’uomo greco, e cioè la sua apertura a 360 gradi verso la domanda, come ci dice Platone, sia la dimensione naturale dell’umano e penso inoltre che il lamento di Euripide sia il più chiaro segno dell’impotenza dell’umano rispetto al suo desiderio di bellezza che non si concretizza nella tragica realtà dell’uomo greco». Il che significa (ed è elemento di ulteriore conforto per noi) che il nostro lavoro è trasparente rispetto ai valori di fondo che ci ispirano. L’attenzione, vorremmo dire l’attrazione, che il nostro modo di porci di fronte all’antichità classica può suscitare (non certo per merito nostro, ma perché l’attenzione all’umanità delle persone è di per sé attraente e affascinante), è documentato da altri messaggi di persone che si riconoscono nel nostro lavoro, come la studentessa di fisica che afferma: «sono felice di vedere e leggere nel vostro “chi siamo” che c’è qualcuno che ancora la pensa come me, in questi tempi super futuristici», o come il giovane dician­novenne, le cui simpatie politiche sono sufficientemente documentate dal fatto che il suo indirizzo e-mail s’ispira al nome di Che Guevara: «cercate di entrare nella testa di molti ragazzi proponendo le materie classiche: se lo farete saranno loro ad arrivare al cuore dei ragazzi… Ho studiato le materie classiche: oggi studio economia, ma non vorrei mai perdere contatto con le materie che più ho amato durante la mia carriera di studente».

Si tratta, come detto, di reazioni che confortano un lavoro ormai lungo (Zetesis raggiunge ormai il ventunesimo anno, quella che una volta era la maggior età…) e non sempre agevole e leggero. Mentre contiamo nella collaborazione dei lettori (della rivista) e dei navigatori (del sito), speriamo a nostra volta di saperci mantenere fedeli a queste aspettative che tanti amici, nuovi o vecchi, ripongono nel nostro lavoro.

Questo numero ospita la relazione presentata a Berlino dalla prof. Leone per l’inaugurazione del nuovo “punto CLE” e una serie di riflessioni critiche del prof. Weissengruber, presidente del “Centrum Latinitatis Europae”, che prendono spunto da articoli della rivista tedesca Der altsprachliche Unterricht, specializzata nella metodologia didattica delle lingue classiche: si tratta dell’inizio di un lavoro che proseguirà nei pros­simi numeri. Entra così nel vivo l’auspicata collaborazione tra Zetesis e il Centrum Latinitatis Europae, che riteniamo reciprocamente utile e feconda e che speriamo possa evolversi in maniera ancora più stretta nei prossimi mesi.

Non aggiungiamo altro: la nostra posizione e le nostre preoccupazioni sull’immediato futuro della riforma scolastica sono illustrate nel Documento scaturito dall’incontro del 7 ottobre (riportato sia su questo numero sia sul sito) ed è prematuro nella presente circostanza tentare prese di posizione troppo impegnative, essendo ancora abbastanza vaghe le linee portanti della futura riforma (anche se ci conforta la decisione di mantenere a cinque anni la durata dei licei).

Una sola cosa possiamo ribadire, con la massima forza, dopo i tragici avvenimenti di questi mesi, che hanno turbato le nostre coscienze: come è stato sciocco e improvvido nell’immediato passato (e ancora nel presente, per qualche retroguardia sempre più isolata e sempre meno presa sul serio) cullarsi in un relativismo culturale ingenuo e rinunciatario che ha portato a rendere sempre più confusa la linea di demarcazione tra bene e male, altrettanto sciocco sarebbe rifiutarsi di prendere atto che il nostro Paese ha un disperato bisogno di una scuola che aiuti a prendere consapevolezza della nostra cultura, che dia strumenti per l’acquisizione di una coscienza critica, che metta in grado di percepire in modo lucido i valori della nostra tradizione occidentale: da questo punto di vista, le nostre materie hanno un ruolo di grandissima importanza per il raggiungimento di simili obiettivi, ed è una constatazione che carica di responsabilità il nostro lavoro.