Home Editoriali Editoriale 1987-1

Editoriale 1987-1

by Mariapina Dragonetti

a cura della Redazione


Alcuni avvenimenti recenti ci fanno chiedere quale progetto abbia il Ministero della P.I. riguardo agli studi classici. Qualcosa sembra muoversi, ma non capiamo bene in che direzione e con che obiettivi. Anzitutto l’iniziativa ministeriale del 9 marzo, di cui diamo notizia anche in altra parte della rivista: si tratta di un’inchiesta sulle nostre discipline, accompagnata da visite di Ispettori, proposta ad alcuni licei e istituti magistrali scelti come campione: e parte le solite parole-chiave come aggiornamento, programmazione, riqualificazione, si chiede se i programmi ministeriali siano effettivamente svolgibili e svolti: domanda concreta e interessante, che potrebbe avviare nei collegi docenti e nelle riunioni per materia dibattiti puntuali e non generici. Ma inchieste analoghe sono state avviate anche per altre discipline? Non ci risulta. Quale dunque l’intenzìone del Ministero? E quali gli esiti di queste inchieste, nelle scuole cui sono state proposte?

In secondo luogo vi è stato il ritorno del greco scritto alla maturità classica: ritorno temuto (dagli studenti) e atteso da quanti temevano un affossamento del greco, almeno come lingua (e del latino orale, aggiungemmo noi da queste pagine un anno fa). Tuttavia si è trattato di un ritorno assai infelice: dopo due prove di latino facilissime (nell’85 Plinio il Giovane, nell’86 Cicerone oratore), ci sì attendeva un passo di livello pari, o per lo meno analogo a precedenti prove di greco. Invece il brano della Lettera VII dì Platone, oltre ad essere eccezionalmente lungo (22 righe), presentava in più punti difficoltà notevoli: basti pensare al lungo inserto su Socrate, e in particolare all’espressione βίᾳ ἄξοντα ὡς ἀποθανούμενον coi due participi futuri all᾿accusativo da riferire uno a Socrate e l’altro al cittadino da arrestare; o all’espreesìone ἐγὼ θαυμαστὸν οὐδὲν ἔπαθον ὑπὸ νεότητος, clamorosamente fraintesa anche da una delle traduzioni riportate sul giornali. Delle due l’una: ο gli addetti ministeriali non sono in grado di vagliare le difficoltà in modo da dare ogni anno versioni più o meno equivalenti (basterebbe chiedere consiglio e chiunque, avendo classi numerose ed aule piccole, debba dare due versioni parallele ad ogni compito in classe: so imparerebbe l’attenzione ad unificare lunghezza, tipo di contenuto, difficoltà linguistiche, per evitare ingiustizie nella classe, o, in questo caso, fra maturandi di anni diversi); oppure si à voluto dimostrare che lo scritto di greco non è più proponibile, e la lingua greca non è più insegnabile e certo gli esiti per lo più negativi della prova sono testimonianze eloquenti di questa teoria. Ma se è così, il metodo non è dei più puliti: per il momento è servito soltanto a mettere in crisi ragazzi e commissari, e ad appiattire i risultati degli esami (in fondo, a vantaggio dei peggiori).

Un terzo rilievo. Sembra ormai definitiva la soppressione della storia dell’arte come argomento del quarto tema del classico. L’anno scorso avevamo avviato una mini-inchiesta su questo argomento, e ì questionari pervenutici (pochi, per la verità) erano sostanzialmente d’accordo sulla sostituzione di un argomento relativo agli studi classici come quarta traccia, pur se dubbiosi sui risultati. Ora che si è giunti al terzo anno, la questione si approfondisce e si complica. La scelta degli storici greci o latini come argomento ha a che fare con la ventilata soppressione della storia antica? Vuol dimostrare che il Ministero ci ha ripensato, e nutre anzi per la storia un profondo interesse? O si spera invece che la traccia sia stata scartata o svolta malamente, a dimostrazione dell’irrilevanza scolastica della storia? O è semplicemente un test per vedere quanto ai giovani importi la storia e storiografia antica? Oppure un’assoluta coincidenza? E una seconda, e più seria questione: sie la traccia di quest’anno sia quella dell’anno scorso richiedevano una conoscenza del programma triennale di studi: verrebbe da definire sacrosanta questa richiesta, se non fosse che un prudente realismo ci spinge a guardare in campo altrui: che cosa accadrebbe se il tema di letteratura chiedesse di parlare, ad esempio, delle più importanti opere di teatro dai misteri medievali a Pirandello? o il tema di storia del rapporto uomo/società dal comune medievale alla Rivoluzione d’ottobre? Certo, sarebbero pretese sacrosante, ma per lo meno uguali per tutte le discipline e già sarebbe da riprendere la famosa questione della ‘sintesi organica’ che da anni fa discutere i docenti dì lettere classiche: giustissima, ma perché solo per le nostre materie?

Due rilievi finali, che escono un poco dalla nostra competenza: i nostri studenti sono abituati da noi (nella migliore delle ipotesi) a “parlare coi testi”, vale a dire a riscontrare continuamente ciò che vanno scrivendo sul testo dell’autore; perché non ammettere al tema d’esame almeno l’antologia? e perché non ammetterla anche per il tema di letteratura ìtalìana? Infine: da anni il liceo classico manca del tema d’attualità Diciamo questo perché il primo tema si e ridotto a una generica frasetta da commentare, o a domande del tipo che una volta si chiamava “tema personale”: invece il tema veramente d’attualità è diventato il quarto dei licei scientifici, linguistici e tecnici: prescindendo dallo scarno legame che unisce questi. tre indirizzi, bisogna concludere che uno studente del classico è considerato così ignorante e fuori dal mondo da non poter affrontare un tema sulla bioetica? Torniamo a dare come primo tema comune a tutti, anche al classico, dei veri temi d’attualità, eliminando gli sfoghi personali di filosofi o intellettuali, vivi o morti.