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Editoriale 1986-1

by Mariapina Dragonetti

a cura della Redazione


Gli esami di maturità classica 1986 presentano due caratteristiche degne di interesse. Anzitutto per quanto riguarda la seconda prova scritta, che è stata, per il quarto anno consecutivo, di latino. Da più parti si è avvertita una preoccupazione per la mancata alternanza col greco, e il timore che si voglia definitivamente sopprimere la prova di greco scritto, giudicata troppo difficile. In realtà già in passato si era verificata un’interruzione dell’alternanza, a favore sempre dello scritto di latino, ma le voci allarmistiche che anche allora si erano diffuse erano poi state smentite dai fatti. Speriamo che riprenda nuovamente la consuetudine di variare le prove, non solo ai fini di un rinnovato impegno linguistico nei confronti del greco, ma anche (si badi bene) per non vanificare totalmente l’ampio e importante programma di latino dell’ultimo anno, che finisce per essere interrotto e rabberciato in qualche modo sia dagli studenti interni sia dai privatisti (data la deprecabile abolizione della prova orale, anche per questi ultimi, nella materia del secondo scritto). Un’altra osservazione riguarda la scelta del brano. Fino alla maturità del 1983 si notava una costante nei passi sia di latino sia di greco proposti per la prova della “nuova maturità”: si trattava di passi teorici, provenienti da filosofi, politici, moralisti, scrittori di estetica (Cicerone filosofo o Seneca o Petronio in un passo di critica letteraria, per latino; Platone o Aristotele per greco). Questa tendenza quasi costante era a nostro parere da valutare positivamente, non tanto perché in tal modo si forniva in extremis ai maturandi qualche grano di saggezza, quanto perché permetteva di verificare non solo le conoscenze morfosintattiche delle due lingue, ma anche la capacità di seguire un ragionamento nel suo sviluppo, cogliendo i passaggi logici e le sfumature di un linguaggio che non ammette approssimazioni. Era, insomma, assai più di quanto si sia mai rilevato, una prova di maturità, in cui giocavano anche le conoscenze extralinguistiche del candidato e le sue capacita di pensiero. Questa tendenza si è bruscamente interrotta nella maturità 1984, quando, dopo una fuga di notizie sulla seconda prova, ne venne rapidamente approntata un’altra, tratta dal primo libro degli Annali di Tacito; seguì una lettera di Plinio il giovane e, quest’anno, Cicerone oratore. Dunque, tre generi letterari inconsueti, storia epistolografia oratoria, che sembrano per di più slegati fra di loro, anche per il livello di difficoltà (assai arduo il brano di Tacito, facilissimi gli altri due) e per i rapporti col programma (i primi due sembrerebbero un recupero del programma dell’ultimo anno non verificabile nell’orale, il terzo è lettura di prima liceo). Tuttavia, se osserviamo i contenuti dei brani, notiamo un nesso. Si tratta, in un certo senso, di passi d’attualità, o meglio, “alla moda”. Non si può non immaginare che la scelta del passo di Tacito abbia dietro di sé certe crociate pacifiste (si trattava in sostanza del racconto di un massacro senza possibilità di difesa), quella della lettera di Plinio frequenti vicende politiche italiane (era in questione il voto a scrutinio palese o segreto), quella di Cicerone i processi per mafia o terrorismo. Che cosa si è voluto ottenere? Dimostrare che il latino è attuale (eliminando, perciò, l’ultima riga di Plinio e trasformando in un collage Cicerone)? Gratificare i maturandi rendendo “interessanti” i brani d’esame? Sembra quasi che si sia pensato più all’opinione pubblica (i brani d’esame appaiono tradotti su tutti i giornali) che allo scopo della prova: un’operazione demagogica piuttosto discutibile.

La seconda caratteristica riguarda il quarto tema, quello assegnato al solo liceo classico. L’anno scorso, come avevamo rilevato nell’editoriale del numero 1/85, era apparso per la prima volta un tema riguardante gli studi classici; si pensava che sostituisse il temo di storia dell’arte data l’inconsueta comparsa di quest’ultima materia fra le prove orali. Quest’anno il caso si è ripetuto, e con un titolo assai più specifico: non erano più richieste le esperienze personali del candidato, ma conoscenze precise e complesse sulle differenze fra le due culture greca e lotina. Mentre non possiamo che rallegrarci per il ricorrere di questo tipo di temi, ci poniamo nuovamente il quesito sulla loro realizzabilità, Abbiamo perciò pensato di fare una piccola inchiesta in proposito: preghiamo chi ha partecipato agli esami l’anno scorso o quest’anno di rispondere al nostro questionario; preghiamo inoltre chi non avesse partecipato di rispondere almeno alle prime domande e di diffondere il questionario fra i colleghi e gli studenti.