a cura della Redazione
Proprio in questi giorni dobbiamo rilevare una importante novità, che non ci pare sia stata adeguatamente sottolineata dei giornali, pur così solleciti nel commentare gli esami di maturità: il quarto tema del liceo classico, quello cioè che caratterizza l’indirizzo di studi, era rivolto all’esperienza del mondo antico. Scartata la storia dell’arte, certo perché già prescelta – a sorpresa! – per il colloquio, il ministero ha proposto una traccia che, rilevando il permanere delle voci del passato pur nel mutare dei costumi e dei popoli, chiedeva al ragazzo “quali note sente più vive nel proprio animo, provenienti dalla civiltà classica greca e latina”. Forse la formulazione era un po’ generica, ma ci pare che l’approccio esistenziale fosse positivo: non si chiedevano al candidato slogan più o meno condivisi sull’utilità o attualità degli studi da lui compiuti, ma un’esperienza che l’avesse colpito e arricchito personalmente. Certo, per poter rispondere adeguatamente, bisognava che il ragazzo avesse fatto, appunto, un’esperienza: quante volte, invece, gli studi classici saranno stati impostati come puro esercizio linguistico o come apprendimento forzoso di nozioni? Quanti insegnanti hanno a cuore che gli autori letti insieme (sempre che siano realmente letti insieme) vengano colti e condivisi nella loro umanità? In quante classi lo studio della letteratura è svolto come incontro di un mondo culturale, di uomini? Sarebbe interessante indagare quanto questa traccia è stata scelta, e come è stata svolta.
Un’altra considerazione sulla maturità 1985. Da molti insegnanti e ragazzi la scelta delle quattro materie per il colloquio del classico è apparsa sconcertante. L’introduzione della storia dell’arte dopo sedici anni di anticamera può essere variamente giudicata: ma perché non sostituirla a filosofia, conservando l’abituale alternarsi delle tre materie scientifiche? Non è questione di prediligere l’una o l’altra materia: preoccupa l’idea che si sia voluto anticipare la riforma facendo del classico una scuola solo umanistica, specialistica: cosa che non è, né desideriamo che divenga, pena il suo isterilirsi in un ristretto ambito per iniziati, senza scambi con la società all’intorno.
Continuiamo, pertanto, nel nostro impegno per una presenza dell’antico nel mondo moderno che offra a tutti, seppure a diversi livelli, la memoria delle nostre radici, senza perdere la serietà degli studi ma anche senza limitare a pochissimi la conoscenza del passato. Ci pare importante, ad esempio, ricercare l’origine antica dì fatti culturali più recenti, come abbiamo tentato di fare nelle tre relazioni sul genere bucolico riferite nella rubrica Problemi e dibattiti; così come continuare 1’indagine sui libri di testo, proponendo a tutti ì lettori di collaborare perché il giudizio tenga conto di diverse esperienze.
Chiediamo infine 1’aiuto dì tutti per allargare l’ambito dei lettori e degli abbonati: la nostra rivista è del tutto autofinanziata e richiede una sicura base di abbonamenti per continuare a sopravvivere.