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Sensum de sensu, verbum e verbo

by Mariapina Dragonetti

Riflessioni su teoria e storia della traduzione in margine a uno scritto di Eugenio Coseriu

di Moreno Morani


Premessa. Del problema della traduzione Eugenio Coseriu si è occupato in diversi lavori e a più riprese . Una particolare importanza, per il suo carattere sintetico e la sua organicità, riveste l’intervento presentato nel 1976 al Nobel Symposium, ove Coseriu nello spazio di una quindicina di pagine affronta col suo consueto modo penetrante e documentato una straordinaria quantità di tematiche . Prendiamo spunto da questo saggio per una breve riflessione sulla problematica della traduzione letteraria, certi di venire incontro a quello che sarebbe stato un desiderio dell’Autore, che era particolarmente interessato a che i suoi scritti divenissero oggetto di discussione e spunto di ulteriore approfondimento. Ricordiamo con gratitudine il fatto che Coseriu aveva l’abitudine di inviare ogni anno corposi plichi di estratti e di materiale, che formavano per chi li riceveva oggetto di fruttuosa lettura dalla quale si aveva sempre occasione di ricavare una ricchezza di idee e di documentazione.
Muovendo da una visione pessimistica della recente produzione sul problema (l’autore afferma che non esiste in nessun lavoro dedicato alla teoria della traduzione una trattazione complessiva e organica dell’argomento) e affermando che “la teoria della traduzione è propriamente una sezione della linguistica del testo”, Coseriu esamina e discute quattro “falsi problemi” ampiamente diffusi sia in molta trattatistica recente sia nella concezione generalmente accettata di traduzione, soprattutto di traduzione letteraria. I quattro “falsi problemi” sono i seguenti:

1. La problematica della traduzione e del tradurre è intesa come una problematica che riguarda le singole lingue (le “langues”).
2. Si richiede almeno implicitamente alla traduzione (vale a dire alla traduzione “ideale”, ma già teoricamente “impossibile”) che renda con i mezzi della lingua di arrivo tutto ciò che è pensato nei testi originali e ciò che è percepito come pensato; tuttavia la traduzione non potrebbe fare questo e quindi è “imperfetta” già per sua natura.
3. La traduzione come tecnica puramente monoglottica (versione) viene identificata col tradurre (cioè
con l’attività del traduttore) . Ciò conduce tra l’altro al paradosso che la traduzione è teoricamente impossibile, empiricamente tuttavia è una realtà.
4. Si vorrebbe per la traduzione un’astratta ottimale invarianza.

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