a cura della Redazione
L’onda lunga della riforma degli esami e le possibilità offerte dall’autonomia sono forse solo in parte responsabili di proposte editoriali che ci hanno sconcertato. Facciamo solo alcuni esempi: è dell’anno scorso, ma vale sempre la pena di parlarne, un opuscolo di A. Portolano, Percorsi didattico-formativi di Letteratura latina per il nuovo esame di Stato, ed. Einaudi. Con cortese sollecitudine Portolano fornisce proposte di titoli con suggerimenti metodologici sia per la prima prova (lettera, diario, intervista, rielaborazione del testo, recensione, relazione, campagna pubblicitaria, saggio, cronaca, videoclip) sia per la terza prova. Gli argomenti sono tratti dai tre anni e, si precisa in una premessa, hanno avuto la supervisione di un’insegnante di liceo. Ne risulta un’assurdità tale da essere persino imbarazzante alla lettura: si va da qualche pagina del diario di Ovidio in cui il poeta racconta al diario il suo error in maniera criptica, ad una lettera di Lucrezio ad Epicuro per chiedergli di tenerlo al corrente di eventuali sue pubblicazioni, ad un’intervista a Virgilio su chi sia il puer, ad una campagna pubblicitaria per Seneca che offre la sua esperienza professionale come autore di consolationes, ad una recensione della Satira VI di Giovenale fatta dalla monaca di Monza. Inoltre l’ampiezza delle conoscenze che si presumono possedute da uno studente liceale è sconcertante: sono individuate 9 domande sul De re rustica di Varrone, moltissime sono le proposte di lavoro su Ammiano Marcellino, Ausonio, Rutilio Namaziano, o sugli autori cristiani con sottigliezze dottrinali (il redattore di una rivista di studi religiosi intervista Tertulliano per chiedergli di esporre le caratteristiche della sua setta personale, il tertullianesimo). Per contro le domande specifiche sugli argomenti fondamentali sono riduttive e ideologiche: L’eroe virgiliano: a) espressione della politica augustea; b) rivisitazione dell’eroe greco. Utilizza non più di tre righe per illustrare ognuno degli aspetti segnalati.L’onda lunga della riforma degli esami e le possibilità offerte dall’autonomia sono forse solo in parte responsabili di proposte editoriali che ci hanno sconcertato. Facciamo solo alcuni esempi: è dell’anno scorso, ma vale sempre la pena di parlarne, un opuscolo di A. Portolano, Percorsi didattico-formativi di Letteratura latina per il nuovo esame di Stato, ed. Einaudi. Con cortese sollecitudine Portolano fornisce proposte di titoli con suggerimenti metodologici sia per la prima prova (lettera, diario, intervista, rielaborazione del testo, recensione, relazione, campagna pubblicitaria, saggio, cronaca, videoclip) sia per la terza prova. Gli argomenti sono tratti dai tre anni e, si precisa in una premessa, hanno avuto la supervisione di un’insegnante di liceo. Ne risulta un’assurdità tale da essere persino imbarazzante alla lettura: si va da qualche pagina del diario di Ovidio in cui il poeta racconta al diario il suo error in maniera criptica, ad una lettera di Lucrezio ad Epicuro per chiedergli di tenerlo al corrente di eventuali sue pubblicazioni, ad un’intervista a Virgilio su chi sia il puer, ad una campagna pubblicitaria per Seneca che offre la sua esperienza professionale come autore di consolationes, ad una recensione della Satira VI di Giovenale fatta dalla monaca di Monza. Inoltre l’ampiezza delle conoscenze che si presumono possedute da uno studente liceale è sconcertante: sono individuate 9 domande sul De re rustica di Varrone, moltissime sono le proposte di lavoro su Ammiano Marcellino, Ausonio, Rutilio Namaziano, o sugli autori cristiani con sottigliezze dottrinali (il redattore di una rivista di studi religiosi intervista Tertulliano per chiedergli di esporre le caratteristiche della sua setta personale, il tertullianesimo). Per contro le domande specifiche sugli argomenti fondamentali sono riduttive e ideologiche: L’eroe virgiliano: a) espressione della politica augustea; b) rivisitazione dell’eroe greco. Utilizza non più di tre righe per illustrare ognuno degli aspetti segnalati.
Quest’opera costituisce in certo qual modo la madre di tutti i questionari. La maggior parte dei libri, versionari, letterature, raccolte di classici, presenta nel corpo del testo o in volumetti a parteesercizidi ogni tipo, funzionali alla terza prova (non conosciamo altri esempi relativi alla prima prova). In realtà si tratta per lo più di questionari autoreferenziali, cioè funzionali a quello specifico testo: infatti domande che sembrano incredibili risultano perspicue solo perché nel testo si trovano definizioni prefabbricate e perentorie. Il rischio naturalmente è che le domande siano esportate, cioè usate in sede d’esame per altre classi: anche nelle sperimentazioni nel corso dell’anno, in cui sovente l’ansia di non differenziarsi porta a utilizzare le stesse domande per tutte le sezioni, è capitato che una domanda ovvia per una classe sconcertasse quella vicina, che semplicemente aveva usato un altro testo.
C’è poi il timore che siano gli insegnanti a non saper rispondere. Un versionario di greco per il triennio, R. Pompili, La prova di greco, ed. Cappelli, affianca all’opera una guida per l’insegnante, in cui, oltre a proposte di percorsi, test d’ingresso, prove di recupero e prove d’esame, si trova fondamentalmente: I) un dischetto con la traduzione delle versioni; II) una risposta dettagliata ad ognuna delle domande, linguistiche, storiche e concettuali, poste in calce alle versioni. E si presume che i ragazzi sappiano tradurre e rispondere ciò che i loro insegnanti ignorano?
Ci sono invece dei versionari che si propongono come specificamente predisposti per la seconda prova: l’idea che si vuol far passare è che anche la seconda prova è qualcosa di diverso rispetto alla normale versione, e richiede una preparazione apposita, con l’acquisto di un altro testo. In realtà non c’è poi nulla di particolare, se non altre versioni con vari apparati: non possiamo far altro che augurarci che almeno questo “nuovo” tipo di testo, assolutamente inutile e ingannevole, tramonti al più presto.
Quanto ai classici, sono i “percorsi” dell’orale a orientare i nuovi testi, sempre più arricchiti da riferimenti di ogni tipo: spesso interessanti e utili, ma quasi sempre eccessivi in rapporto al testo, e pertanto dispersivi e soffocanti. Si ha inoltre l’impressione, sempre più, che l’insegnante non esista (oppure sia ignorante e sprovveduto) : in effetti occorre essere molto motivati, con un’estrema vigilanza e chiavi di lettura ben chiare per non farsi sopraffare dalla pletora di indicazioni di lavoro; occorre , nell’orientare i ragazzi al loro utilizzo, ancorarsi alla lettura degli autori, e da lì partire.
Ma ci sono testi in cui la lettura degli autori è poco più di un’appendice illustrativa: ad esempio L. Stupazzini, Tacito Annali Arcana imperii, ed. Cappelli (è già significativo che Tacito sia parte del titolo). L’introduzione, che comprende riassunti e rubriche, è di 100 (cento) pagine; segue l’antologia latina di 44 pagine; infine 7 pagine di ulteriori rubriche. In tutto i capitoli di Tacito sono ventuno: è vero che ormai se ne leggono anche meno, però si desidererebbe una maggiore scelta, oppure un episodio continuato (Tacito racconta una storia!); invece i 21 capitoli sono distribuiti su dieci libri, e solo in cinque casi sono proposti due capitoli successivi. Un versionario sarebbe la stessa cosa.
Certo, ogni volta che tocchiamo l’argomento dei libri di testo dobbiamo precisare che esiste un’interazione fra editori e insegnanti: se certi testi non fossero accolti altri non si orienterebbero nella stessa direzione. Bisogna vigilare, come si diceva prima; bisogna cogliere anche i segni positivi: ad esempio un certo venir meno dell’omologazione che porta alla diffusione di antologie con tutti gli autori dell’anno (alcune case editrici hanno scorporato le antologie in singoli testi d’autore, come la Bruno Mondadori, o fatto nascere rapidamente una nuova collana di classici, come l’editrice Pagine). Forse l’origine delle iniziative è il timore che l’autonomia metta a rischio i testi monolitici; e non sempre si tratta di opere eccellenti, ma resta ugualmente un buon segno. Così come il ritorno di brani essenziali per la nostra cultura quali la parodo dell’Agamennone e il discorso tripolitico di Erodoto nella nuova edizione degli Scrittori di Grecia di Rosati (ed. Sansoni), il cui depauperamento avevamo segnalato a suo tempo: un esempio di come proteste e al limite boicottaggio possono portare a ripensamenti.