a cura della Redazione
La più recente iniziativa che nasce dalla redazione di Zetesis, come abbiamo avuto modo di raccontare e riferire sul sito, sono i Sabati di Zetesis. L’iniziativa, ormai consolidata e sopravvissuta a molte traversie fra cui il lockdown, è nata nel 2017 da una riflessione. Come redazione e come cerchia di amici e collaboratori abbiamo per molti anni organizzato convegni a tema, su qualche aspetto del mondo antico o del suo insegnamento, invitando un relatore e aprendo un dibattito. Di quasi tutti questi convegni abbiamo riportato sulla rivista la relazione, a volte anche i punti salienti del dibattito. A un certo punto abbiamo preferito cercare un’altra modalità di comunicazione: ne sono nate le diverse collaborazioni col Meeting di Rimini, due mostre, diversi reading, interventi in tavole rotonde; il legame col tema generale di ogni Meeting ci ha portato ad approfondire tematiche del mondo grecoromano, a scoprire nessi, a cercare immagini e musiche, a lavorare con persone di diversa formazione e professione. Sono stati anni di grande entusiasmo, e anche di essi abbiamo riferito sulla rivista (una volta anche sul sito), pur se necessariamente in forma solo scritta e quindi riduttiva.
Ma ad un certo punto ci siamo chiesti se tutto questo lavorare insieme e questa esigenza di comunicare all’esterno il frutto del nostro lavoro non rischiasse di saltare un passaggio: se non davamo, cioè per scontata la condivisione di un metodo. È stato, possiamo dire, un atto di coraggio e di umiltà: siamo, almeno noi del gruppo, gente esperta di scuola, preparata sulle nostre materie, con una lunga militanza scolastica, a volte già conclusa. Ma siamo ancora capaci di confrontarci su un testo? Sulla lettura, sulla metrica, sulla lingua, sullo stile, sui contenuti? Sappiamo metterci in gioco, rischiare domande e perplessità, rivelare lacune? Sappiamo dare giudizi che non partano dai giudizi altrui, dalla critica consolidata, dai commenti e dai manuali?
Si tratta di tornare alle origini, perché questa condivisione di un metodo – se non si è letto l’autore, non lo si conosce – è sempre stato il nostro obiettivo. Assolutamente controcorrente, spesso fra docenti che vivevano di bibliografia, nella migliore delle ipotesi, o giuravano sul manuale, nella peggiore. Docenti per cui rischiare un giudizio che partisse dal testo era considerato pericoloso, se non coincideva con il giudizio consolidato, o con l’autorità di qualcuno. Che per conoscere un autore bisognasse leggerlo è spesso sembrata un’idea strana, perfino rischiosa, se quel passo, quella frase, quel verso non coincidevano con l’idea già chiara che si aveva e che si comunicava alle classi.
Siamo partiti da qui. Scegliamo ogni volta un autore che fa parte del programma di letteratura, ma che in classe non si legge, o si legge raramente, in lingua. L’idea fondamentale è che anche per spiegare letteratura alle classi senza poter leggere in lingua, a volte neppure in traduzione, è necessario che il nostro giudizio di docenti nasca dalla lettura in lingua dei testi, o almeno di alcuni, cioè sia fondato sulla realtà dell’autore. Anni fa l’alternativa era la dipendenza da un’interpretazione ideologica, o settoriale, e con questa deriva abbiamo combattuto; ma ora l’alternativa è più subdola, più vaga, più generica, meno, in fondo, umana.
Va da sé che a questo metodo vogliamo abituare gli studenti, nella lettura in classe dei pochi o molti testi in lingua che ancora si riescono a leggere; ma la prima abitudine deve essere del docente. Oltre tutto si tratta dei nostri studi, del mondo che abbiamo scelto di approfondire ed amiamo, per cui l’impegno richiesto dovrebbe essere naturale e gratificante. Vorremmo nuovamente gustarne la bellezza e la profondità, aiutati dalle osservazioni e dalle riflessioni di altri adulti amanti come noi del mondo greco o latino, in un ambito di “pari”, senza preoccupazioni didattiche o accademiche.
Dedichiamo ad ogni tornata tre sabati, a volte divisi su due autori o su più testi: naturalmente partiamo con una preparazione sull’autore e il genere, ma insieme leggiamo e commentiamo. Il resoconto che pubblichiamo sul sito da un po’ di tempo non intende essere un saggio sul tema; ha anzi volutamente la forma disorganica del dibattito, con questioni che restano aperte e si offrono all’approfondimento di ognuno. I Sabati sono proposti su Facebook e per inviti diretti: ma il numero dei partecipanti non è di grande importanza, purché sia serio il lavoro.