Marcabru (XII secolo)
L’autrier jost’una sebissa trobey pastora mestissa, de joy e de sen massissa; e fon filha de vilayna; cap’e gonelh’ e pelissa vest e camiza treslissa,sotlars e caussas de layna. | L’altro ieri nei pressi d’una siepe ho trovato un’umile pastora piena di gioia e di assennatezza, che era figlia di una villana:con cappa, gonnella e pelliccia vestiva camicia di traliccio e scarpe con calze di lana. |
Ves lieys vinc per la planissa: “Toza” fi·m ieu, “res fatissa, dol ai del freg que vos fissa”. “Senher”, so dis la vilayna, “merce Dieu e ma noyrissa, pauc m’o pretz si·l vens m’erissa, qu’alegreta suy e sayna”. | A lei m’avvicinai lungo la piana: “Ragazza, diss’io, essere grazioso, mi duole che il freddo vi punga”. “Signore, mi disse la villana, a Dio piacendo e alla mia nutrice poco mi fa che mi scarmigli il vento, ché sono rallegrata e sono sana”. |
“Toza” fi·m ieu, “causa pia, destouz me suy de la via per far a vos companhia; quar aitals toza vilayna no deu ses parelh paria pasturgar tanta bestia en aital terra soldayna”. | “Ragazza, diss’io, buona creatura, mi sono discostato dalla via per starmene un poco con voi, perché una sì giovane villana, mancando d’adeguata compagnia, non deve pascolare tanto gregge in siffatta terra silvana”. |
(…) | (…) |
“Belha, de vostra figura non vi autra pus tafura ni de son cor pus trefayna”. | “Mia bella, con il vostro aspetto altra non vidi sì tanto perversa, né con il cuore così traditore”. |
“Don, lo cavecs vos ahura, que tals bada en la penchura qu’autre n’espera la mayna”. | “Messere, questo vi predice la civetta: quello si stupisce all’apparenza, e l’altro la manna se ne aspetta”. |
Una “pastorella” gallego-portoghese
Quand’eu hun dia fuy en Compostela en romaria, vi hunha pastor que, poys fuy nado, nunca vi tan bela, nen vi outre que falasse milhor, e demandey-lhe logo seu amor e fiz por ela esta pastorela. Dixi lh’eu-logo: «Fremosa poncela, quereds vós min por entendedor, que voy darey boas toucas d’Estela, e boas cintas de Rrocamador, e d’outras doas a vosso sabor, e ffremoso pano per gonela?» . . . . . . . . . . . . . . E diss’ela, come ben ensinada: «Por entendedor vos quero filhar e, poys for a rromaria acabada, aqui, d’u sõo natural, do Sar, cuydo-m’eu, se me queredes levar, ir m’ei vosqu’e fico vossa pagada» | Quando un giorno andai a Compostella in pellegrinaggio, vidi una pastora che, da quando sono nato, mai ne ho visto una così bella, né ne vidi un’altra che parlasse meglio,e le richiesi subito il suo amore e feci per lei questa pastorella. Subito le dissi: “Bella fanciulla, mi volete per amante, che vi darò belle cuffie di Estella, e belle cinture di Ricamadour, e altri doni a vostro piacere e bella stoffa per una veste?” . . . . . . . . . . . . E lei mi disse, da persona ben assennata: “Per amante vi voglio prendere e, quando il pellegrinaggio sarà compiuto, da qui, da dove sono nativa, dal Sar, io penso, se vorrete portarmi via, verrò con voi e sarò vostra ben contenta”. |
Questa pastorella è di Pedr’Amigo de Sevilha, che opera nella cerchia di Alfonso X di Castiglia (seconda metà del sec. XIII). Lo spunto iniziale non è molto diverso da quello delle altre pastorelle dell’epoca, ma l’ambientazione è posta accuratamente in Galizia (il viandante si sta recando in pellegrinaggio a Santiago di Compostella e la donna ricorda di essere nativa della regione: il Sar è appunto il fiume della Galizia). Il termine romaria indicava in origine il pellegrinaggio a Roma, e in un secondo momento è passato a significare qualunque tipo di pellegrinaggio.
Inigo López de Mendoza, marchese di Santillana
Serranilla
Moça tan fermosa non vi en la frontera com’ una vaquera de la Finojosa. | Ragazza così bella non vidi entro i confini come una bovara della Hinojosa. |
Faziendo la vía del Calatraveno a Santa Marìa, vençido del sueño, por tierra fraguosa perdí la carrera,d o vi la vaquera de la Finojosa. | Facendo la viad el Calatraveno per Santa Maria, vinto dal sonno, attraverso una zona sterposa ho perso la strada, e vidi lì la bovara della Hinojosa. |
En un verde prado de rosas e flores, guardando ganado con otros pastores, la vi tan graçiosa que apenas creyera que fuesse vaquera de la Finojosa. | In un verde prato di rose e fiori, mentre sorvegliava il bestiame con altri pastori, la vidi così graziosa che appena avrei creduto che fosse una bovara della Hinojosa. |
Non creo las rosas de la primavera sean tan fermosas nin de tal manera. Fablando sin glosa, si antes supiera de aquela vaquera de la Finojosa, | Non credo che le rose della primavera siano così belle né di tale aspetto. Parlando apertamente, se avessi saputo prima di quella bovara, della Hinojosa, |
non tanto mirara su mucha beltad, porque me dexara en mo libertad. Mas dixe:”Donosa( por saber quién era), ¿donde es la vaquera de la Finojosa?”. | non avrei tanto guardato la sua grande bellezza, perché mi sarei lasciato nella mia libertà. Invece dissi: “Carina, (perché sapevo chi era), dov’è la bovara della Hinojosa?” |
Bien commo riendo, dixo: “Bien vengades, que ya bien entiendolo que domandades: non es desseosa de amar, nin lo espera aquessa vaquera de la Finojosa”. | E come ridendo disse:” Benvenuto, già capisco bene ciò che chiedete: non desidera amare, né lo aspetta, questa bovara della Hinojosa”. |
Garcilaso de la Vega
Egloga I, v.239 segg.
Corrientes aguas, puras, cristalinas; árboles que os estáis mirando en ellas, verde prado de fresca sombra lleno, aves que aquí sembráis vuestras querellas hiedra que pór los árboles caminas, torciendo el paso por su verde seno; yo me vi tan ajeno del grave mal que siento, que de puro contento con vuestra soledad me recreaba, donde con dulce sueño reposaba o con el pensamiento discurría por donde no hallaba sino memorias llenas de alegría. | Acque correnti, pure, cristalline, alberi che vi specchiate in esse, verde prato di fresca ombra pieno, uccelli che qui spargete i vostri lamenti edera che cammini attraverso gli alberi, piegando il passo attraverso il loro verde grembo; io mi vidi così estraneo al grave dolore che provo, che di pura contentezza nella vostra solitudine mi ristoravo, dove con dolce sonno riposavo o con il pensiero passavo dove non c’erano se non memorie piene di gioia. |
Y en este mismo valle, donde agora me entristezco y me canso, en el reposo estuve ya contento y descansado. ¡Oh bien caduco, vano y presuroso! | E in questa stessa valle, dove orami rattristo e mi affliggo, nel riposo fui allora contento e ristorato. O bene caduco, vano e frettoloso! |
Egloga III, v. 289 segg.
Más claro cada vez el son se oía, de dos pastores, que venian cantando tras el ganádo, que también venía por aquel verde soto caminando, y a la majada, ya pasado el día, recogido llevaban, alegrando las verdes selvas con el son suave haciendo su trabajo menos grave. | Più chiaro ogni volta si udiva il suono dei due pastori, che venivano cantando dietro il bestiame, che pure veniva camminando sotto quella verzura, e alla stalla, essendo già trascorso il giorno, lo portavano radunato, rallegrando i verdi boschi con il suono soave rendendo il proprio lavoro meno pesante. |
Tirreno destos dos el uno era, Alcino el otro, entrambes estimados, y sobre cuantos pacen la ribera del Tajo, con su vacas, enseñados mancebos de una edad, de una manera a cantar juntamente aparejados, y a responder, aquesto van diciendo, cantando el uno, el otro respondendo. | Tirreno era uno di questi due Alcino l’altro, entrambi stimati, e, più di tutti quelli che fanno pascolare sulla riva del Tago le loro mucche, abili; giovani della stessa età, nello stesso modo pronti a cantare insieme, e a rispondere, questo stanno dicendo, l’uno cantando, l’altro rispondendo. |
W. Shakespeare
The Winter’s Tale, IV, vv. 116-129
O Proserpina,
For the flowers now that, frighted, thou, let’st fall
From Dis’s waggon! – daffodils,
That come before the swallow dares, and take
The winds of March with beauty; violets, dim
But sweeter than the lids of Juno’s eyes
Or Cytherea’s breath; pale primroses,
That die unmarried ere they can behold
Bright Phoebus in his strenght-a malady
Most incident to maids; bold oxlips, and
The crown-imperial; lilies of all kinds,
The flow’r-de-luce being one. O, these I lack
To make garlands of, and my sweet friend
To strew him o’er and o’er!
O Proserpina, cosa darei ora per quei fiori che tu lasciasti cadere, spaventata, dal carro di Dite! Narcisi, che giungono prima che osi la rondine, e colpiscono i venti di marzo con la loro bellezza; violette, oscure ma più dolci delle palpebre di Giunone o del respiro di Citerea; pallide primule, che muoiono vergini prima di poter ammirare il luminoso Febo nella sua forza – una malattia molto frequente fra le ragazze; superbe primavere maggiori, e la fritillaria imperiale; gigli di ogni specie, e in particolare il giaggiolo. O, questi io non ho per farti ghirlande, e ricoprire tutto il mio dolce amico!
(ibid, vv. 159-165)
Cam.: He tells her something
That makes her blood look out. Good sooth, she is
The queen of curds and cream.
Clo.: Come on, strike up.
Dor.: Mopsa must be your mistress; marry, garlic,
To mend her kissing with!
Mop.: Now, in good time!
Clo.: Not a word, a word; we stand upon our manners.
Come, strike up.
Cam.: Le dice qualcosa che le fa salire il sangue in volto. In verità, è la regina delle ricotte e della panna.
Clo.: Su, cominciate a suonare!
Dor.: Mopsa deve essere la tua innamorata; sposala, aglio, per migliorare i suoi baci!
Mop.: E piantala!
Clo.: Neanche una parola; dobbiamo comportarci bene. Su, cominciate a suonare!