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Gli antichi detectives- Ambientazione ebraica

by Mariapina Dragonetti

di Giulia Regoliosi

 

Guillaume Prévost, L’assassin et le prophète, Nil éditions, Paris 2002; trad. it. L’assassino e il profeta, Palermo 2004

Storico, insegnante e autore di gialli e romanzi per ragazzi, Prévost scrive un giallo piuttosto inusuale: apparentato per un verso ai romanzi pseudostorici alla Brown e per un altro ai tradizionali romanzi di ambientazione cristiana alla Ben Hur, riesce tuttavia ad essere originale e apprezzabile. Il detective è Filone d’Alessandria, il filosofo sincretista giudaico-ellenistico: l’autore immagina che giunga a Gerusalemme nei primi anni dell’era cristiana per festeggiare l’inaugurazione delle porte auree del Tempio donate dal suo ricco fratello; qui s’imbatte nei ribelli antiromani, nelle guardie romane d’occupazione e in alcune morti misteriose di personaggi influenti dei sadducei, dei farisei e degli esseni (una di queste presenta le caratteristiche della camera chiusa). In un percorso che lo porta a Nazareth, a Qumran e poi di nuovo a Gerusalemme insieme ai pellegrini che vi si recano per la Pasqua, Filone segue le tracce di oscuri documenti trovati sui cadaveri, fino a convincersi di dover cercare e proteggere una persona che si trova in grave pericolo. Nel Tempio avverrà la scoperta dell’assassino e un rocambolesco salvataggio; nell’ultima pagina (a parte la citazione biblica conclusiva) un colpo di scena.

Qualche eccesso didascalico soprattutto nella parte iniziale (peraltro giustificato dalla condizione di ellenistés di Filone, all’oscuro di molti fatti dell’ebraismo), ma nel complesso il romanzo è ben leggibile, accettabile nei riferimenti e discreto come plot. Un po’ banale l’inserimento del comunissimo indovinello sulla distribuzione dei cammelli lasciati in eredità.