Gary Corby

by Mariapina Dragonetti

di Giulia Regoliosi


La serie di Nicolaos

The Pericles commission, 2010

Come già  Roger Hudson qualche anno prima, lo scrittore australiano colloca la sua prima opera (inizio di una serie) nel 461 a.C. Il giovane Nicolaos, l’io narrante, s’imbatte nel cadavere di Efialte alle pendici del colle dell’Areopago; subito dopo sopraggiunge Pericle, che lo incarica di indagare sull’assassinio. I sospetti si appuntano sugli areopagiti, fra cui lo stesso Xantippo padre di Pericle, ma anche sui leader del partito democratico che aspirano alla successione di Efialte; e non mancano sospetti su altri personaggi, per moventi pubblici o privati. Mentre si aggiungono altre morti e la città è in pericolo di guerra civile, Nicolaos si trova inserito in un intrigo più grande della sua giovane esperienza, tanto da rischiare di essere condannato a morte per omicidio e tradimento. Ottiene però di salvarsi e di risolvere tutti i misteri, anche se la maggior parte non potranno essere svelati alla città.
Un bizzarria nella costruzione del personaggio riguarda il fatto che Nicolaos è figlio dello scultore Sofronisco e della levatrice Fenarete, fratello maggiore quindi di Socrate: anzi Socrate compare in veste di ragazzino curioso e un po’ impiccione; inoltre Efialte mantiene un’etera di Mantinea, e ne ha avuto una figlia, Diotima, apprendista sacerdotessa di Artemide: la ragazza (un vago accenno alla sua “filosofia dell’amore” avverte il lettore distratto che è quella Diotima) è decisa a vendicare il padre e si avvia a diventare la tipica partner femminile, nella vita e nella detection, del protagonista.
Qualche lungaggine didascalica o di colore si può perdonare, come qualche incertezza istituzionale. po’ meno gli errori di greco: porne è femminile e al plurale fa pornai, non pornoi (i prostituti maschili, appunto); i banchieri sono i trapezitai, e i loro banchi non sono trapezoidali, hanno semplicemente quattro piedi! E lasciamo perdere le etimologie dei nomi propri.

The Ionia sanction, 2011

Ritroviamo Nicolaos a breve distanza di tempo rispetto al primo romanzo. Diotima si è trasferita ad Efeso, all’Artemision, dopo che il padre del giovane si è opposto al loro matrimonio. In seguito ad un presunto suicidio, collegato con una minaccia per la libertà di Atene, Pericle invia Nicolaos in Asia Minore, prima ad Efeso poi a Magnesia di cui è satrapo l’esule Temistocle. L’accompagna una bizzarra ragazza acquistata al mercato di schiavi, che rivela di essere figlia di Temistocle e vuole farsi riportare a casa. Ad Efeso ricompare Diotima, che sta investigando sulla scomparsa di un greco suo amico, e i tre proseguono insieme per Magnesia con ovvie difficoltà di rapporti. Dopo un macabro incontro giungono alla corte di Temistocle dove risiedono i suoi figli, un insieme di inetti e degenerati (tipica famiglia alla Christie o all’Ellery Queen), e il plenipotenziario del Gran Re, Barzanes. Qui il plot diviene complesso e si risolve con alcuni colpi di scena.
Il romanzo conferma la buona impressione del primo. La vicenda è interessante, l’ambientazione credibile senza essere troppo didascalica, i personaggi sono corposi (soprattutto Temistocle, Barzanes e il cinico-simpatico killer), le riflessioni etico/filosofiche (su Anassagora, Eraclito, lo zoroastrismo) sono appropriate, non pedanti, con un pizzico di ironia.

Sacred Games, 2013

Terzo romanzo della serie. Stanno per iniziare le Olimpiadi del 460 a.C. dove il miglior amico di Nicolaos, Timodemus, deve gareggiare nel pancrazio, la brutale lotta che l’ha già visto vincitore ai giochi Nemei. Nicolaos si reca ai giochi col padre, che spera di ottenere un ordinativo per una scultura, la quasi moglie Diotima e il fratellino Socrate. Già durante il giuramento degli atleti Timodemus litiga col principale rivale, lo spartano Arakos: nella notte Arakos viene ucciso in un bosco dopo un feroce pestaggio. Timodemus viene arrestato e rischia un giudizio immediato, ma Pericle ottiene un rinvio e incarica Nicolaos di scagionare l’accusato e salvare così il buon nome di Atene; gli spartani incaricano uno dei loro cavalieri, Markos, dell’indagine. E’ subito chiaro che la rivalità fra Atene e Sparta è implicata nella vicenda e che l’esito può provocare un conflitto fra le due città e i loro alleati. A poco a poco risultano chiari anche altri conflitti: all’interno di Sparta fra i re e gli efori, dietro cui si cela la misteriosa società segreta krypteia; fra i pancraziasti, poiché  Timodemo è accusato di avere barato ai giochi Nemei; fra il capo dei giudici e la figlia Klimene, sacerdotessa dei Giochi e amante di entrambi gli atleti, vittima e accusato; fra Timodemo e la sua famiglia, che l’ha costretto a puntare alla vittoria; infine fra i padri di Nicolaos e Diotima, che oppongono difficoltà sociali ed economiche alle nozze.
Nicolaos, aiutato da Diotima e a tratti da Socrate, svolge l’indagine mentre si svolgono le giornate dei giochi e uno degli aurighi muore per la rottura imprevista della quadriga. Inevitabilmente le sue indagini si intersecano con quelle di Markos, e a volte i due collaborano, mentre avviene un altro omicidio. Alla fine la soluzione è veramente inattesa, un bel colpo di scena.

Davvero un bel plot, a cui perdoniamo le inevitabili lunghe descrizioni di leggende, luoghi e regole delle Olimpiadi. Curiosa l’introduzione di personaggi storici, Pindaro benevolmente ironizzato, Empedocle deriso per le fissazioni vegetariane (però il bue di pane è pitagorico) ma che suggerisce uno spunto di riflessione per l’indagine, il padre di Ippocrate (lo stesso Ippocrate neonato è presente) con le sue lezioni sulla cicuta che colpiscono il curioso Socrate.  Socrate stesso è ormai un personaggio interessante, con una caratterizzazione che regge. Nicolaos è ancora un po’ scialbo, Diotima ha più spessore anche se non si riesce a dimenticare la sovrapposizione col personaggio platonico.
Nuovamente suggeriamo di evitare di cimentarsi col greco. L’autore, dopo avere insistito su pornoi plurale di porne, spiega un po’ goffamente che indica così entrambi i sessi ma non convince; porne nel senso di “passeggiatrice” è un’etimologia bizzarra, invece della derivazione dalla radice che significa vendere; taraxippos interpretato come tara (paura)+ xippos (cavallo) poteva essere evitato con un semplice vocabolario anche online; krypteia è sostantivo femminile, non neutro plurale (i segreti) né maschile singolare (un krypteia). E tanto basti.

The Singer from Memphis, 2016

Preceduto da altri due romanzi, The Marathon Conspiracy Death ex Machina, il sesto della serie vede Nicolaos e Diotima finalmente sposati e Nicolaos stabilmente impegnato nel lavoro di detective (unico ad Atene!). Siamo nel 456: in Egitto un principe di Libia, Inaros, si è ribellato alla dominazione persiana occupando il nord del paese, mentre solo Menfi è rimasta in mano ai dominatori. Pericle manda Nicolaos e Diotima ad aiutare Inaros che, per poter garantirsi una successione legittima rispetto all’ultimo faraone, deve entrare in possesso delle insegne regali, scomparse da decenni. Il viaggio si svolge col pretesto di accompagnare come bodyguard Erodoto che si reca in Egitto per raccogliere materiale. La vicenda estremamente complessa vede diverse forze in lotta, più un outsider già conosciuto in un libro precedente e che cambia continuamente bandiera e una cantante dall’identità misteriosa. Molte le morti, i viaggi e le avventure, fino ad una conclusione drammatica ma in fondo positiva.

Un ottimo plot, bei personaggi, simpatica la caratterizzazione di Erodoto, una possibilità di conoscere un pezzo di storia poco noto.

Una curiosità: “il cantante di Memphis” per eccellenza è Elvis Presley: il titolo voleva essere un’allusione? Soprattutto tenendo conto che singer può essere maschile o femminile.

Death on Delos, 2017

Diotima viene sorteggiata fra le sacerdotesse di Artemide per accompagnare a Delo i doni sacri di Atene. In obbedienza alla dea vi si reca insieme al marito pur essendo in avanzato stato di gravidanza: a parte la fatica e il pericolo, si aggiunge il problema che a Delo è proibito partorire, essendo il luogo di nascita di Artemide e Apollo.  Compiono il viaggio sulla nave sacra e preziosa i cui marinai hanno la proibizione di combattere anche a costo di derisione e insulti. Ma con loro giunge a Delo anche un’ampia flotta ateniese che accompagna Pericle: lo scopo è di portare ad Atene il tesoro della lega Delia, col motivo, o pretesto, di proteggerlo da una scorreria di Persiani o pirati. La richiesta suscita però l’opposizione del Gran Sacerdote e soprattutto dell’anziano sacerdote Geros, che convoca una sorta di gigantesco sitin per impedire la sottrazione del tesoro. Pericle chiede a Nico di contattare Geros e corromperlo per ottenere il suo appoggio. Pur di malavoglia, Nico lo segue durante la notte, lo incontra e con grande stupore ottiene un assenso in cambio di un altissimo prezzo; ma quando ritorna per portargli l’accettazione del patto da parte di Pericle lo trova assassinato.
Il resto del romanzo è una corsa contro il tempo per  risolvere il delitto prima che Diotima partorisca, anche perché l’indagine ufficiale è affidata proprio a lei dal Gran Sacerdote: sono coinvolti nell’indagine, oltre ai sacerdoti, l’amministratore del tesoro e il popolo che abita nel villaggio di Delo, con i suoi capi, la sua ostessa, la sua sacerdotessa e la sua misteriosa storia. Quando l’invasione temuta o ipotizzata avviene davvero, i sacerdoti, il popolo scarsamente armato e i marinai della nave sacra riescono a tenerla a bada finché non sopraggiungono i soldati della flotta; messo in salvo il tesoro, Nico e Diotima improvvisano una spiegazione convincente del delitto, lasciando volutamente  molti punti oscuri, e infine il parto di due gemelli avviene su un barca in un laghetto, più o meno al di fuori del tabu.

Tralasciando il problema di fondo sull’identità di Diotima e Nico stesso, già più volte ricordato, (e qualche obiezione sulle parole greche declinate) dobbiamo dire che il motivo occasionale, lo spostamento del tesoro della lega, è storicamente certo, e che il plot è ben costruito, con aspetti veramente suggestivi. Una curiosità: Nico ignora l’esistenza delle chiavi e del loro uso, e ne discute l’utilità come garanzia di sicurezza rispetto ad un controllo del personale: un’antica questione, insomma, quella dell’antifurto. Ma in realtà le chiavi erano conosciute.