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Marcos Chicot

by Mariapina Dragonetti

El asesinato de Pitagoras, Barcellona 2013 (tard. italiana col titolo L’Assassinio di Pitagora, ed. Salani, Firenze, 2014).

di Giulia Regoliosi

L’autore è uno scrittore spagnolo con una preparazione essenzialmente psicologica ed economica. L’idea di questo libro è nata dall’interesse per i problemi matematici affrontati dalla civiltà greca e da quelli rimasti irrisolti fino ad epoche più recenti; si è poi sviluppata in uno studio sul pensiero filosofico di Pitagora e i fatti noti o plausibili della sua vita, della comunità di Crotone e in genere della Magna Grecia alla fine del secolo VI a.C. Ne è nata un’opera vastissima, incentrata sulla figura carismatica di Pitagora e su quella del suo misterioso antagonista ma aperta ai fatti storici di un’epoca che vede in lontananza la nascita della repubblica a Roma e l’affermarsi della democrazia ad Atene, mentre tramonta il sogno di un’aristocrazia fondata sulla conoscenza e il perfezionamento di sé (il sogno di Pitagora che Platone riprenderà a distanza di più di un secolo). Si innestano in questo complesso i fondamentali problemi matematici del pitagorismo (spiegati in periodici inserti) e la vicenda di due personaggi d’invenzione che daranno luogo ad un sequel già preannunciato (il che significa che nel susseguirsi di morti si salveranno di certo: è il limite delle serie): Ariadna,figlia di Pitagora, e Akenòn, un investigatore egiziano/cartaginese che viene assunto per la detection.
Veniamo appunto alla detection. Qui si ha un po’ l’impressione dell’utilizzo di modelli o di facili attrattive. Il modello fondamentale è quello dei Dieci piccoli indiani rivisitato con notevole inventiva ma corrispondente nell’essenza (quindi suscita una ragionevole aspettativa sulla soluzione). L’antagonista inoltre ha tratti che richiamano Lord Voldemort (la sua storia pregressa, l’abilità nel legilimens…). La mostruosa figura del sadico Boreas, a sua volta, introduce l’elemento splatter/porno che può forse attirare (io ne farei a meno). E una perdonabile obiezione suscita, a libro finito, il titolo.
In conclusione molti elementi di interesse, un buona scrittura (vale per tutto il racconto a sorpresa dei cavalli danzanti), in un insieme che richiede tempo (sono quasi 700 pagine) e una buona dose di concentrazione.