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Steven Saylor

by Mariapina Dragonetti

La serie di Gordiano

di Giulia Regoliosi

Roman blood. A mystery of ancient Rome, 1991 (tr. it. Sangue su Roma, ed. Nord, 2007, Tea 2008)
Arms of Nemesis, 1992 (tr. it. Lo schiavo di Roma, Nord 2008, Tea 2009)
Catilina’s Riddle, 1993 (tr. it. L’enigma di Catilina, Nord 2009, Tea 2010)
The Venus Throw, 1995 (tr. it. Delitto sul Palatino, Nord 2010)
A murder on the Appian Way, 1996 (tr. it. Omicidio sulla via Appia, Nord 2011)
The house of the Vestals (racconti raccolti nel 1997)
Rubicon, 1999

Last seen in Massilia, 2000

L’autore è uno scrittore americano molto apprezzato in patria e tradotto in varie lingue, da poco anche in italiano. Protagonista e io narrante è un detective privato, Gordiano (nome di vari imperatori, ma un po’ improbabile come nomen gentilizio di età repubblicana: una delle non molte gaffes storiche), che nel primo libro risulta svolgere indagini per conto di avvocati. L’inizio del romanzo è lento e prolisso, tanto che l’autore sembra stenti a scegliersi un modello: un ampio esempio di procedimento deduttivo, teso a sbalordire il cliente, richiama un po’ troppo scopertamente Sherlock Holmes; lunghe pagine dedicate a Roma (motivo ricorrente più volte anche in seguito) hanno come archetipo le pagine sulla città nei romanzi dell’87° distretto di Ed McBain (così pure qualche topos del prosieguo della serie: il parente muto, la nascita dei gemelli); personaggi come il giovane Rufo, altero e disperato, sembrano modellati su tipi di Dickson Carr; il ruolo di Gordiano richiama quello di Paul Cesare passa il Rubicone (J. Ralft, 1840-1900, stampa) Drake nei romanzi su Perry Mason o dell’oscuro signor Goby in alcuni romanzi con Poirot; l’iniziale risveglio dall’ubriachezza è tipico di molte storie di detectives. Ma superato l’avvio un po’ faticoso, l’opera è di grande interesse e presa sul lettore. La caratterizzazione di maniera è ridotta al minimo: al suo posto c’è uno spunto molto originale, cioè la storia del processo di Sesto Roscio Amerino, cui è dedicata la prima orazione di Cicerone che possediamo. Gordiano deve indagare su questa accusa di parricidio nata nel contesto delle proscrizioni sillane e in cui sono coinvolti a sostegno dell’imputato personaggi illustri della nobilitas come i Messalla e i Metelli, mentre colpevoli o complici risultano seguaci e sostenitori di Silla. Seguendo come fonte l’orazione ciceroniana, oltre alle vite di Cicerone e Silla plutarchee, l’autore crea un romanzo con personaggi credibili e complessi, in cui storia e fiction si mescolano con equilibrio (qualche libertà storica nell’età, condizione e rapporti di parentela di Messalla Rufo e Cecilia Metella). Al termine del processo seguono una serie di colpi di scena che Saylor giustifica nella postfazione, richiamandosi ad un passo del De Officiis che naturalmente non sveliamo. Diciamo soltanto che l’attività di detection del protagonista, che si svolge nei preparativi del processo coerentemente coi dati dell’ orazione, e ne è quindi un po’ condizionata, ha la possibilità nella parte finale di esplicarsi con qualche virtuosismo (vedi l’uso del piccolo indizio).

Nelle opere successive si conferma l’abilità dell’autore, che inserisce il suo personaggio nei grandi fatti dell’ultimo secolo della repubblica (la rivolta di Spartaco, la congiura di Catilina, le vicende relative alla Pro Coelio, l’uccisione di Clodio, la guerra civile), mescolando storia e invenzione in modo credibile e creando ogni volta uno spazio di detection. Il personaggio invecchia e si evolve: si sposa, ha figli e nipoti anch’essi variamente coinvolti nelle storie. I modelli si ampliano; alcuni sono esplicitamente citati dall’autore (oltre al puntuale riferimento alle fonti), altri sono riconoscibili: oltre ai già indicati (nuovamente, in un romanzo che non sveliamo, ricorre il tema del Murder of Roger Ackroyd), non si può non ritrovare nell’ampio affresco di fantastoria al passato il gusto per la fantastoria al futuro di I. Asimov, insieme alla sua straordinaria capacità di raccontare e ad alcuni personaggi: l’elusivo Tirone, che attraversa tutta la serie, ha tratti simili a R. Daneel Olivaw.

A mist of prophecies, 2002

Ambientato nel 48 a.C. e incentrato quindi sulla battaglia di Farsalo, il romanzo si svolge però a Roma, in un’atmosfera di angoscia e attesa: con un’idea particolarmente efficace, è costruito intorno alle donne dei protagonisti, Terenzia moglie di Cicerone, la figlia Tullia, La Vestale Fabia sua sorella, Antonia allora moglie di Marc’Antonio, la sua amante Citeride, Fulvia vedova di Clodio e di Curione, Fausta figlia di Silla e moglie di Milone, la moglie di Cesare Calpurnia e Clodia. Legata in vario modo a tutte loro è una giovane attrice e presunta profetessa, di cui per la prima volta Gordiano si innamora, allontanandosi dalla tenace fedeltà alla moglie. Lo scioglimento dell’intrigo, incentrato sulla morte della ragazza, giunge contemporaneamente con l’annuncio della vittoria di Cesare: Gordiano, uscito dal suo breve sogno con la responsabilità di un nuovo figlio adottivo, parte per l’Egitto con la moglie, egiziana d’origine e malata di nostalgia oltre che di gelosia forse inconsapevole, seguendo quasi senza volerlo la via di Cesare.

The judgement of Caesar, giugno 2004

Gordiano si reca in Egitto, come era preannunciato alla fine del romanzo precedente, dove la moglie intende bagnarsi nelle acque del Nilo e pregare gli dèi dei misteri isiaci. Ma Gordiano porta con sé di nascosto anche le ceneri di Cassandra, la giovane brevemente amata, per gettarle nel Nilo. Il duplice pellegrinaggio, con le vicende ambigue che ne derivano, inserisce il romanzo in un’atmosfera misticheggiante piuttosto insolita. Nel frattempo si svolgono i fatti storici noti: l’arrivo e l’uccisione di Pompeo, l’arrivo di Cesare, la rivalità fra i due sposi-fratelli Tolomei, il trionfo di Cleopatra e l’attesa del piccolo Cesarione. Gordiano e i suoi compagni, il nuovo figlio adottivo e due piccoli schiavi da tempo inseriti in famiglia quasi come figli anch’essi, sono coinvolti in tutte queste vicende, secondo una serie di coincidenze e scelte umorali dei protagonisti storici che risultano un po’ forzate. Data la situazione, anche lo spazio di detection è limitato e strettamente connesso con gli eventi principali: Gordiano deve salvare dall’accusa di aver attentato alla vita di Cesare il proprio figlio Meto, con cui si riconcilia dopo una lunga incomprensione.
Come si sarà capito, manca in questo libro il gioco astuto del precedente, in cui l’evento fondamentale (la battaglia di Farsalo) era visto come di striscio. Attendiamo il ritorno a Roma: si prospettano intrighi familiari (Meto, fervente cesariano, è adesso in crisi col suo protettore, il fratellastro Eco è inserito in vicende politiche per ora appena accennate); speriamo di ritrovare l’interessante personaggio di Cicerone e soprattutto Tirone, scomparsi ormai da tre libri; speriamo soprattutto che Gordiano e/o i figli non siano fra gli uccisori di Cesare, anzi non assistano neppure all’uccisione.

A gladiator dies only once, 2005

Torna Saylor con una seconda raccolta di racconti, tutti precedenti cronologicamente le vicende degli ultimi libri. Non risulta nella gerenza se i racconti sono inediti: nella postfazione l’autore indica come già edito solo il racconto Death by Eros, pubblicato nel 1998 in una raccolta in onore di Ellis Peters. Ma in realtà vari racconti, fra cui quello del titolo, erano già compresi in raccolte di racconti tipo Mammoth (ne ho letti io stessa tre), quindi l’editrice non è corretta nelle indicazioni.
Saylor è sempre un eccellente narratore, anche se i racconti, rispetto ai romanzi, sono meno inseriti nel tempo e meno partecipati (come tutti i flash back, peraltro). Inoltre nei racconti campeggia la figura di un ricco amico e patrono di Gordiano, Lucio Claudio, che muore nell’ultimo di questa serie (di morte naturale!), mentre non risulta così presente nei romanzi cronologicamente corrispondenti.

The Triumph of Caesar, 2008

Siamo nel 46, alla vigilia dei trionfi che Cesare intende celebrare per festeggiare le campagne di Gallia, d’Egitto, d’Asia e d’Africa. Con una scelta indovinata, Saylor riutilizza la schema di A Mist of Prophecies: un centro narrativo a cui tutto fa riferimento. In questo caso è la preoccupazione di Calpurnia che teme un attentato contro Cesare: Gordiano, che dopo il ritorno dall’Egitto si è ritirato a vita privata, viene sollecitato dalla donna ad indagare su tutti i possibili nemici del marito; benché riluttante a rientrare nel giro della detection, accetta soprattutto per scoprire gli assassini di un vecchio amico, che l’ha preceduto nell’indagine. Questo lo porta a incontrare o reincontrare Cicerone e Antonio, Fulvia e Azia, Ottavio e Aulo Irzio, Cleopatra e il piccolo Cesarione, più i prigionieri destinati a sfilare nel trionfo come Vercingetorige e Arsinoe e altri. Dopo la descrizione un po’ prolissa dei quattro trionfi (inevitabile, e con alcuni tentativi di variare) si arriva alla soluzione finale piuttosto ingegnosa, legata ad un’innovazione “civile” di Cesare. Gordiano è coadiuvato ultimamente dalla figlia Diana: è curioso notare come anche Saylor finisca per soggiacere alla tendenza comune di affiancare al detective un’aiutante femminile, pur non potendo usare a questo scopo il personaggio della moglie Bethesda.
L’epilogo si svolge nel settembre 45, quando la famiglia si riunisce per il ritorno dalla Spagna di Meto. Mancano solo pochi mesi alle Idi di marzo: Saylor non parla più né delle oscure attività politiche di Eco (ormai praticamente inesistente come personaggio), né dell’ostilità di Meto verso Cesare. Staremo a vedere.

The seven Wonders, 2012

Di nuovo Saylor delude chi si aspettava la prosecuzione della storia, e la morte di Cesare. Evidentemente un plot troppo difficile da sistemare, specie dopo gli spunti appena accennati sulla posizione politica di Eco e Metone (i due figli adottivi di Gordiano). Quindi abbiamo al posto un prequel: la storia del giovane Gordiano fra il 92 e il 90, cioè dieci anni prima di Roman Blood. Il romanzo è stato preceduto dalla pubblicazione di molta parte dei capitoli in diverse riviste di giallistica e fantasy: perciò si inizia a leggere pensando ad un collage messo insieme con un racconto cornice, e per di più una cornice archeologico-turistica. In realtà il romanzo funziona. Si parte dal diciottesimo compleanno del protagonista, festeggiato col padre, anch’egli detective, e l’anziano maestro, il poeta Antipatro di Sidone. Questi ha deciso di fingersi morto, per cui viene organizzato un grandioso funerale alla presenza di Lutazio Catulo, del cui circolo preneoterico Antipatro fu guida e modello: Antipatro vi partecipa travestito da arcimimo, imitando se stesso. Precisiamo che di Antipatro non si sa più nulla dopo il 100, quindi nel 92 presumibilmente era già morto: qui è comunque presentato come molto anziano. Dopo il funerale, maestro (sotto falso nome) e discepolo partono per un Grand Tour: visitare le sette meraviglie del mondo. Va tutto a merito di Saylor il non rendere pesante l’aspetto turistico, che naturalmente non può mancare. Ma tappa dopo tappa il viaggio diventa un percorso d’iniziazione per il ragazzo: culturale, professionale (diversi misteri e delitti scoperti) e amoroso. Nel frattempo giungono da Roma notizie allarmanti: lo scoppio della guerra sociale e la minaccia di Mitridate. Soprattutto quest’ultima emerge sempre di più, fino a giungere al colpo di scena finale, drammatico e inquietante. Rimasto solo ad Alessandria, in attesa di tornare in Italia dove la guerra sociale impedisce il rientro, Gordiano incontra e compera un giovane schiava: ma questo, come dice l’autore, è un nuovo capitolo che inizia.

Nessuna delusione: è un bel libro.

Raiders of the Nile, 2014

Sequel del prequel, questo romanzo è più che altro un divertissement: nella postfazione l’autore dice di volere “a nice vacation from the endless litigation of Cicero (peraltro sparito da molto dai suoi libri) and the relentless warfare of Caesar”. La “vacanza” si ispira ai romanzi greci, in particolare alle Storie etiopiche di Eliodoro ma in genere alle trame ripetitive di amore e peripezie tipiche del genere letterario. E nonostante alcuni riferimenti colti a Posidonio, Strabone e Luciano, la storia è solo una bizzarra fantasmagoria di scambi di persone, figli illegittimi, rapimenti, pirati, leoni e coccodrilli, poco credibile e alla fin fine noiosa (come i romanzi greci, appunto).
Rimpiangiamo il Saylor di Cicerone e Cesare, gli intrighi politici, la posizione ambigua dei figli di Gordiano tutta da decifrare, il Gordiano adulto, la Bethesda adulta, il come va a finire. E’ un po’ come se invece dei Deathly Hallows la Rowling avesse inventato le avventure giovanili dei genitori di Hermione o dei nonni di Neville.

Wrath of the Furies, 2015

Porta di Mitridate a EfesoTerzo libro del prequel, ambientato nell’88 a.C.: è chiaro che la serie piace all’autore, e ci stanno ancora parecchi romanzi prima di riallacciarsi cronologicamente a Sangue romano. In questo si ritorna comunque al giallo storico. La data è quella del massacro di romani voluto da Mitridate in tutte le città sotto il suo dominio, e su quella drammatica vicenda è costruita tutta la storia. Gordiano riceve una pagina di diario da Antipatro, il suo antico maestro da tempo fuggito al seguito di Mitridate: si trova ad Efeso, è in pericolo, e sembra desiderare aiuto. Decide quindi di partire, nonostante i rischi che gli vengono prospettati e le notizie di fughe dei romani residenti ad Efeso verso Rodi, ancora libera dal potere del re del Ponto. Poiché però deve farsi passare per greco di Alessandria e il suo accento lo tradirebbe, si finge muto e porta Bethesda come interprete: così ha anche una scusa per il viaggio ad Efeso, dove c’è il santuario di Artemide a cui chiedere la guarigione. Ma ad Efeso viene portato a corte: la regina ha l’incarico di trovare un uomo muto per la partecipazione ad un rito in onore delle Furie, dove verrà immolata una vergine: Mitridate intende infatti propiziarsi le dee prima di effettuare il genocidio dei romani. Mentre si prepara il sacrificio, un piccolo gruppo eterogeneo di congiurati cerca di organizzare il boicottaggio del rito: benché però il tentativo riesca, Mitridate non ferma il suo progetto e tutti i romani ad Efeso e nelle altre città vengono linciati.
Gordiano riesce a fuggire con Bethesda, la ragazza salvata (sorella di una sua antica amante) e pochi altri, mentre Antipatro, che era fuggito con loro, muore prima di imbarcarsi e risatta i suoi errori riuscendo a mettere in salvo un sopravvissuto alla strage.

Il plot è molto macchinoso e un po’ fragile, con un gusto eccessivo per l’horror (anche nelle pagine del diario di Antipatro intercalate al racconto, peraltro troppo lunghe). Qualche colpo di scena e alcuni personaggi interessanti, soprattutto il misterioso ebreo.

Due osservazioni: la presenza di Bethesda è superflua, salvo per il fragile pretesto, ed è curiosa l’analogia coi romanzi di Colton, in cui il protagonista deve fingersi muto e dipendere dallo schiavo (ma lì ben presto uno pseudo-miracolo interrompe la faticosa finzione); la descrizione delle tendopoli di profughi e di supplici risente evidentemente delle tragiche vicende attuali.

The Throne of Caesar, 2018

Finalmente, dopo dieci anni di attesa, esce il nuovo libro di Saylor con le vicende di Gordiano adulto. L’autore nella nota finale spiega che trovava difficile ambientare una vicenda gialla intorno all’assassinio di Cesare, i cui responsabili sono noti; ha poi deciso di utilizzare un episodio riferito dagli antichi con qualche incertezza e ripreso da Shakespeare: l’uccisione del poeta Cinna scambiato per l’omonimo cesaricida. Così Cinna diviene il protagonista, e con lui le vicende mitiche trattate dall’epillio Zmyrna e da un’altra presunta opera perduta: Saylor costruisce una complessa vicenda, che coinvolge le matrone romane, in particolare Fulvia ma anche moglie e figlia di Gordiano, con una componente di fiction credibile. Meno credibile è il fatto che Gordiano venga fatto senatore da Cesare: condizione essenziale (dal punto di vista del plot) perché sia presente al cesaricidio che si svolge nella sede del senato, ma proprio per questo poco accettabile, anche perché Gordiano è appena divenuto eques grazie al munifico dono di Calpurnia. Il legame con il resto della serie è continuamente presente: l’inizio richiama esplicitamente il primo romanzo (con la ricomparsa di Tirone e Cicerone), altri episodi, sia della serie adulta sia di quella giovanile, sono ricordati variamente. Ma certi aspetti sono lasciati cadere: Eco (di cui ricordiamo accenni di manovre politiche) vive in Campania con la famiglia, insieme a personaggi scomodi e irrisolti come l’ultimo fratello adottivo e i due schiavetti; del dissenso di Meto con Cesare non c’è traccia, anzi il legame omoerotico, sempre presente fra le righe, diviene molto più evidente, fino ad essere oggetto di derisione. La fine si riallaccia al principio perché Gordiano inizia a dettare le sue memorie alla figlia, segno presumibile che la serie è finita. Leggibile e apprezzabile comunque. Un’ultima osservazione: nella nota finale l’autore lancia un indovinello, che non ho risolto. Lo rilancio a lettori più attenti.