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Gisbert Haefs 

by Mariapina Dragonetti

Roma – Der erste Tod des Mark Aurel, Diana Verlag, 2001; tr. it. Roma – La prima morte di Marco Aurelio, ed. Tropea, 2004

 In questo ampio romanzo Haefs introduce in modo originale alcuni personaggi storici: fra gli altri, oltre a Marco Aurelio, il futuro imperatore Settimio Severo e i due neosofisti Luciano e Apuleio (chiamati sempre poeti, anche se caratteristica della neosofistica è l’uso della prosa retorica); inoltre crea una folla di personaggi curiosi, compagnie di attori vaganti, una ex schiava greca che scrive i testi rimaneggiando e attualizzando il repertorio di comicità grecoromana, un ragazzo col suo cormorano che osserva tutto ma ha anche un suo sogno nostalgico, un esercito sotterraneo di mutilati e mostri guidati da un capo mascherato, mercanti cinesi, superstiti etruschi, archivisti che proteggono testi sconosciuti, soldati di ogni tipo di esercito, un rinoceronte spesso in fuga…Fra questi si muove Pacuvio, appartenente ai servizi speciali ma inserito in un gioco (doppio, triplo) misterioso.

C’è molto, anche troppo, materiale per un bel romanzo. Ma la scrittura è fastidiosa: molte descrizioni, moltissime metafore, molte riflessioni, sogni, citazioni letterarie (spesso irridenti), probabilmente con l’ambizione di ricreare uno stile da neosofista. Forse non amo molto la neosofistica, Luciano in particolare, e quindi preferirei un romanzo che, con gli stessi ingredienti, raccontasse in modo diverso. 

Das Schwert von Karthago, 2005, tr. it. La spada di Cartagine, Tropea 2008 

L’autore ha una particolare predilezione per l’ambientazione cartaginese. Oltre al romanzo storico Hannibal del 1999, nello stesso anno ha pubblicato il giallo Hamilkars Garten (entrambi i romanzi sono editi in italiano da Tropea coi titoli Annibale e Il mercante di Cartagine), di cui questo romanzo è la prosecuzione. E’ plausibile anche che si tratti di una serie con un seguito, la serie cioè di Bomilcare: anzi, se i continui riferimenti ad Hamilkars Garten rendono a volte un po’ oscuro il romanzo attuale, alcuni nodi lasciati (appositamente?) irrisolti alla fine aprono spazio per altri libri.
Bomilcare è il capo delle guardie a Cartagine nel periodo intermedio fra la prima e la seconda guerra punica. Ha militato in Spagna con Amilcare, di cui ha grandissima stima. Si sa che nel romanzo precedente ha avuto uno scontro con Annone, lo storico capo del partito opposto ai Barca, e stretto amicizia, seppure cauta e diffidente, con un giovane diplomatico romano, Letilio.
Entrambi i personaggi ricompaiono in questo libro, così come la compagna di Bomilcare, un’orafa greca, appartenente al tipo delle mogli/compagne colte, intelligenti e collaboratrici occasionali del detective.La vicenda s’incentra sulla morte (organizzata?) di un nobile cartaginese e la scomparsa (forse?) di una spada di grande importanza storica e politica. La notizia della morte di Amilcare in un’imboscata in Spagna rende urgente la soluzione, perché tutti gli equilibri politici e militari sono in pieno riassetto. Diffidente nei confronti di tutti, Bomilcare cerca alleanze anomale, come il popolo dei bassifondi guidati da una donna gigantesca e bellissima: un topos ormai, quello dell’aiuto dei fuorilegge, presente sia in Roma dello stesso autore sia ad esempio in The Ghosts of Glevum della Aitken Rowe (2004). L’indagine porta Bomilcare ad Alessandria e in Spagna, dove ritrova Asdrubale, genero e successore di Amilcare, e in diversi luoghi legati alla rivolta dei mercenari conclusasi pochi anni prima.La soluzione finale che, come si diceva, lascia alcuni aspetti in sospeso, è raccontata con un buon ritmo e alcuni colpi di scena.

Nel complesso la scrittura è un po’ meno carica che in Roma, quindi più leggibile; ma la storia, forse anche per i nomi dei personaggi difficili da memorizzare, è un po’ faticosa da seguire. Curioso il fatto che anche qui, come in Roma, compaia una biblioteca con libri rarissimi o sconosciuti (qui il legame con la storia manca del tutto). 

Die Mörder von Karthago, 2010, tr.it. Gli assassini di Cartagine, 2012 

Ritroviamo Bomilcare, ormai chiaramente seriale, impegnato inizialmente in tre casi di assassinio, uno dei quali, la morte di un buddhista ospitato nel tempio di Baal, sembra legato al nemico politico di Bomilcare e della casa dei Barcidi, Annone. Subito si aggiungono altre morti e la notizia di una pericolosa evasione, ma Bomilcare è allontanato dalle indagini e mandato a Roma a proteggere un’ambasceria. Da qui si succedono una serie di avventure, che coinvolgono Bomilcare, un suo giovane compagno e l’amico/nemico romano Letilio: si aggiungono uomini e donne dei bassifondi, l’ebreo guardiano della casa dei Barcidi, sottoposti ufficiali e ufficiosi di Bomilcare, e altri già noti o nuovi. La scrittura è gradevole, i personaggi  interessanti, l’ambientazione credibile e non troppo pesante, la scelta dell’epoca storica  vista dalla parte cartaginese è come sempre suggestiva. Ma la soluzione del plot è confusa, procede lentamente e per salti, lasciando qualcosa di oscuro. C’è un buon colpo di scena e una frettolosa scoperta nelle ultime righe.