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Ruth Downie

by Mariapina Dragonetti

La serie di Rusus

di Giulia Regoliosi

Medicus, 2006 in UK, 2007 in USA

L’autrice inglese è al suo primo romanzo. L’impressione generale è di déjà-vu: una mescolanza di temi quali il rapporto Romani/Britanni in età imperiale (qui siamo all’epoca del passaggio fra Traiano e Adriano), il protagonista decaduto, solitario ma non cinico, oppresso da una serie di famigliari in guai finanziari (evidente richiamo a Didius Falco), l’ambiente militare (Ruso, il protagonista, è medico dell’esercito stanziato in provincia), la ragazza dal carattere difficile ma finalmente innamorata (molti gli archetipi, dalle schiave straniere come la Bethesda di Saylor alle ragazze di spirito indipendente come la Helena della Davis). Inoltre il ritmo è lentissimo, non riscattato dall’umorismo reclamizzato in quarta di copertina ma francamente modesto (sul clima e il cibo inglese ridono giusto gli inglesi). Può piacere o meno il sotteso impegno sociale: in una storia incentrata sull’ingaggio forzato e violento di prostitute il riferimento all’attualità è esplicitamente indicato nell’Author’s note finale.
Nonostante questi limiti, si arriva allo scioglimento con abbastanza interesse, si apprezza il lieto fine condito di una certa realistica amarezza e ci si compiace dell’approccio rispettoso sia alla religiosità indigena sia alla problematicità del romano aperto ad ogni possibilità.
Avvertiamo che vicende editoriali molto scorrette hanno portato questo libro ad uscire con tre titoli: Medicus and the Disappearing Dancing Girls, ed. M. Joseph 2006 (UK), Medicus: a Novel of the Roman Empire, Bloomsbury USA 2007, Ruso and the Disappearing dancing girls, Penguin Books 2007 (UK). Soprattutto chi conosce solo l’edizione americana, dal titolo generico, rischia di ricomprare il libro, pensando ad un altro della serie.

Ruso and the demented doctor, UK 2008 – Terra incognita, USA 2008

Il secondo romanzo della serie è apparso nuovamente con diversi titoli. In UK il titolo (si presume quello originario) allude ad uno dei personaggi della storia, un medico che è, o finge di essere, pazzo: i dialoghi fra lui e Ruso assomigliano a dialoghi di Alice in Wonderland e costituiscono un iniziale elemento comico. Il titolo USA è una più banale espressione latina, che sembra imitare i titoli della Comastri: altre ve ne saranno in seguito.
Ruso lascia la più civilizzata Deva per andare a nord fino al confine dal tracciato ancora incerto tra Romani e Barbari: lo scopo è di ricondurre Tilla al paese da dove è stata rapita e privata della famiglia e dei beni. Giunto al forte che sorveglia il confine, deve lasciare il resto dell’esercito per occuparsi dell’infermeria rimasta priva del medico presunto pazzo e affidata alle cure inette e fraudolente dell’aiutante; ma al forte vi è anche il cadavere decapitato di un trombettiere, la cui morte è variamente attribuita. Ogni cosa comunque deve essere risolta in pochi giorni, perché sta per giungere il governatore con un nuovo medico.
L’indagine per l’assassinio viene continuamente ostacolata: da un ufficiale romano furbo e infido, dai Britanni divisi fra ostili all’impero e venduti ad esso, da intrecci amorosi, affettivi e patriottici in cui la stessa Tilla è implicata, dalle credenze religiose abilmente sfruttate da un personaggio la cui identità resta ignota.
Al termine tutto viene scoperto e risolto nel modo migliore, anche se il merito di Ruso rimane misconosciuto; il ritorno malinconico a Deva è  però rallegrato dalla ricomparsa di Tilla e dalla vaga prospettiva di un matrimonio: alla romana, però, perché alla britanna costa troppo allo sposo!

Il romanzo ha pagine attraenti, soprattutto la festa drammatica presso i nativi e la congiura delle donne contro l’assassino. Ma è molto lungo e andrebbe decisamente sfoltito.

Ruso and the root of all evils, 2010 (in USA il titolo è Persona non grata)

Terzo libro della serie Ruso è richiamato in patria (in Gallia) da una crisi familiare, e approfitta di un incidente per farsi dare una lunga licenza. Nel viaggio è accompagnato dalla giovane britanna con cui vive, sicché tutta la vicenda, e gli usi della Gallia romanizzata, sono osservati con gli occhi scandalizzati di lei. Il rischio di eccesso ideologico è riscattato dall’immagine disincantata della rissosità dei barbari e dalla presentazione sostanzialmente positiva delle comunità cristiane. Il plot giallo, incentrato su una nave scomparsa col carico e sull’assassinio  di un creditore pericoloso, non è particolarmente interessante, ma comunque si fa leggere.
Il modo dell’assassinio suscita qualche timore a chi in vacanza acquista e assaggia prodotti alpestri!

Semper fidelis, 2013

Al quinto libro della serie l’autrice rinuncia al doppio titolo inglese/americano e sceglie decisamente la formula latina. Così si perdono titoli più suggestivi (il quarto, in USA Caveat emptor, in UK era Ruso and the river of darkness) con qualche rischio di ambiguità: il titolo di questo libro è il motto di diverse milizie italiane e americane, anche se l’autrice in un’intervista ha negato di esserne a conoscenza. Data la tendenza della Downie di attualizzare le problematiche dei suoi libri, restiamo un po’ dubbiosi sulla conclamata ignoranza e ci chiediamo se il pesante tirocinio delle reclute che dà lo spunto al romanzo non faccia riferimento a metodi militari moderni.
Ruso e la moglie Tilla giungono ad Eboracum (York) dove un gruppo di reclute provenienti da famiglie britanne stanno completando l’addestramento per poi essere smistate nell’esercito stanziato a Deva (Chester). Qui scoprono alcune morti attribuite fatalità: un annegamento, un suicidio, un incidente nell’addestramenti : inoltre un episodio di autolesionismo e una diserzione. Ogni tentativo di indagare viene bloccato dalla scomparsa di documenti, pedinamenti e minacce Nel frattempo l’imperatore Adriano con la moglie Sabina, il segretario Svetonio e i pretoriani comandati dal pavido Clarus viaggiano verso il vallo in costruzione, ma sono costretti ad una sosta ad Eboracum. Qui avviene una svolta alla vicenda: il centurione preposto all’addestramento è trovato ucciso: nell’agitazione per la presenza dell’imperatore e i preparativi del trasferimento a Deva, Ruso stesso e il disertore scoperto vengono accusati dell’assassinio.
La marcia verso Deva ha una tappa imprevista: nella notte le reclute disertano, costringono il centurione superstite a confessare le pesanti angherie e ottengono dall’imperatrice Sabina impunità per tutti e la liberazione degli accusati. Adriano, che aveva proseguito il cammino verso il vallo ma si affretta a tornare, ha con Ruso (sua vecchia conoscenza) un colloquio in cui la verità sulla morte del centurione viene rivelata e subito coperta. In cambio del silenzio Ruso ottiene la cittadinanza romana per la moglie.
Nel complesso un buon libro, che tiene desta l’attenzione fino alla fine, senza nessun cedimento di saccenteria. Il ruolo di Tilla è molto ampliato rispetto ai precedenti romanzi: personaggio di difficile costruzione, un po’ sopra le righe, incerto fra l’ingenuità del barbaro, l’orgoglio della propria origine, l’incoscienza e l’avventatezza femminile, l’ignoranza e una diversa cultura…Deve ancora raggiungere la compattezza di altri personaggi analoghi.

Tabula rasa, 2014

Con un brusco inizio in medias res e una certa pretesa che il lettore conosca storia pregressa, situazione politico/militare, personaggi e diversi gradi della gerarchia militare, si resta un po’ sconcertati e si rischia di perdere elementi importanti: anche perché il romanzo è lunghissimo e lentissimo, spesso abbastanza ripetitivo e noioso. Il plot, ambientato durante la costruzione del vallo di Adriano,  s’incentra sulla sparizione di un soldato, aiutante del medico, e sul rapimento di un bambino britanno ritenuto testimone dell’eliminazione del soldato. La ricerca dei due scomparsi mette a repentaglio la già fragile pace fra romani e britanni, costringendo Ruso e sua moglie Tilla, britanna d’origine, a fare da intermediari affrontando grandi rischi. Alla vicenda si mescola il rapporto di Tilla con una famiglia che aveva conosciuto sua madre: superate le difficoltà si arriverà ad una festa nuziale secondo un antico rito e alla scoperta di rapporti rimasti segreti, cui si aggiungerà una maternità adottiva (un’altra! uno dei topoi più diffusi nelle serie). Il titolo, già usato in altra serie anche per il numero in fondo ridotto di espressioni latine utilizzabili, sembra spiegarsi con la decisione di lasciare la Britannia e trasferirsi a Roma: a meno che non indichi la fine della serie!

Forse è l’aspetto etnologico il più interessante e riscatta la debolezza della storia. 

Vita brevis, 2016

Ruso e Tilla, lasciata la Britannia e la legione, si trasferiscono a Roma con la figlioletta, in seguito a vaghe promesse di lavoro da parte di un ex-tribuno. Qui però trovano molte difficoltà: il lavoro promesso non si trova, l’alloggio lasciato da un medico scomparso è legato a oscuri traffici, un ricco cliente muore in circostanze che farebbero temere una medicina sbagliata, mancano i soldi. Il plot si risolve poco prima che l’intera famiglia, con l’aggiunta di due schiavi, decida di ritornare indietro, scontenta dell’esperienza romana. Ci si chiede perché il libro non funzioni, nonostante gli ingredienti, il cadavere in una botte, una morte da risolvere, una love story contestata, minacce, doppigiochi, persino allucinazioni da oppiacei… Ma come sempre è troppo lungo, si trascina su sé stesso, con i due protagonisti poco attraenti, lui scontento, incerto, inconcludente, lei fin troppo attiva, impicciona, sempre nostalgica. Qualche interesse nella piccola comunità cristiana e nei due schiavi di diverse tribù britanne che aumentano la famiglia. Sotteso al plot è, come già altre volte, l’intento sociale (gli schiavi, gli alloggi fatiscenti, gli intrallazzi edilizi).

Memento mori, 2018

Settimo libro della serie. Ritroviamo i protagonisti tornati da Roma e stabiliti in Britannia presso i parenti di Tilla. Ruso sembra aver rinunciato al lavoro di medico nell’esercito ed aver scelto una vita da “nativo” (ricordiamo che è Gallo d’origine, ma considerato a tutti gli effetti Romano). Interviene però un fatto improvviso: il suo ex aiutante Albanus giunge in gran fretta a comunicargli che l’amico di sempre Valens è accusato di aver ucciso la moglie, figlia del vecchio centurione Pertinax (tutti personaggi già incontrati, così come la moglie di Albanus). Tutta la famiglia, che comprende ora anche una bambinaia e uno schiavo poco affidabile, si trasferisce ad Aquae Sulis, stazione termale protetta dall’antica dea Sulis identificata con Minerva: qui inizia una lunga indagine di Ruso per scagionare l’amico e permettergli di conservare i figli: ha contro non solo Pertinax, ma anche i preti di Sulis che difendono le terme per motivi religioso-turistici. Il prossimo arrivo del nuovo governatore rende ancora più frettolosa l’indagine.

Come sempre il difetto fondamentale dell’autrice è la lunghezza, lentezza, prolissità: si finisce per perdere le parti più interessanti e di maggiore suspence. Sempre incerto il personaggio di Tilla, qui madre adottiva ma in fondo portata ad occuparsi d’altro. Per contro folklore e religiosità sono come sempre ben equilibrati.

Prima facie, 2019

Non novel, ma novella, cioè romanzo breve. Anche la collocazione nella cronologia interna della serie è particolare: la vicenda si pone fra Vita brevis e Memento mori, finora l’ultimo, cioè fra il periodo trascorso a Roma e il ritorno in Britannia: durante il viaggio Ruso e Tilla sostano brevemente in Gallia per salutare la famiglia di Ruso. La ritrovano come l’avevano lasciata, oppressa dai debiti del padre defunto e dalle intemperanze della matrigna e delle sorelle; il fratello maggiore è opportunamente assente per tutta la vicenda. Tocca a Ruso risolvere l’assassinio di un giovane di buona famiglia, accoltellato durante una festa in casa di un amico: l’accusato è il fratellastro illegittimo del morto, nonché innamorato della sorella più giovane di Ruso. La soluzione va cercata nei segreti delle famiglie implicate, oltre che nell’ambiente delle escort. Interessante il tema dell’aborto, cui Ruso è contrario come medico consapevole dei rischi delle donne: si insiste in particolare sul fatto che Tilla, nella sua vita da schiava, è stata resa sterile da un aborto procurato e malfatto.
Il libro si fa leggere, anche se resta sempre sopra le righe il personaggio femminil