Il melangolo, Genova 2021
L’autrice è un’italianista, specialista di letteratura dell’Otto-Novecento, che ha per la grecità interesse e passione non solo accademici. La sua posizione verso questa cultura è ben espressa dalle parole dello Zibaldone di Leopardi citate a pag. 18: Non si distinguono più le razze gote, longobarde ec. dalle italiane, né le franche dalle celtiche o romane, né le moresche dalle spagnuole…Ma i greci non sono divenuti mai turchi né i turchi greci; e ancora, citando un testo leopardiano del 1827: la nazione greca che, per ispazio dintorno di ventiquattro secoli, senza alcuno intervallo, fu nella civiltà e nelle lettere, il più del tempo, sovrana e senza pari al mondo (pag. 19-20); e di nuovo con Leopardi elogia la ricordanza e la tenacità delle cose loro (pag. 20). La chiave interpretativa del mondo greco è quindi per la Sensini la ricordanza e la tenacia, cioè l’aver conservato nei millenni una lingua (e una scrittura) passata attraverso cambiamenti epocali e soprattutto attraverso la dominazione turca che aveva cercato di soffocare identità e memoria. Nel corso del breve saggio l’autrice indaga quindi sulla civiltà greca utilizzando le parole più significative della sua lingua e costruendo su di esse delle rapide storie: métis, il nome della prima amante di Zeus che simboleggia l’intelligenza, daidalos e lo storico contrasto fra filosofia e tecnica, la molteplicità di Ermes, le parole per “stato”, l’hybris e il senso del limite, il doppio senso di xenos come straniero e come ospite, le parole per mare, i nomi degli dèi che restano nella memoria e dell’onomastica… La lingua antica è ricercata nella sua evoluzione moderna, la poesia e il mito nelle riprese e nelle riletture, con la raccomandazione di non operare riduzioni e banalizzazioni di una civiltà sempre viva e molteplice.