A. Barbero

by Mariapina Dragonetti

Le Ateniesi, Mondadori, 2015-2024

a cura di Giulia Regoliosi

La ristampa del 2024 viene a coincidere con l’annunciato pensionamento del famoso storico, notissimo divulgatore presso un vasto pubblico. Nonostante quindi l’opera non sia recente, ci è sorto  comunque il desiderio di presentare l’autore in un campo meno vicino ai suoi abituali interessi di studioso del Medioevo e di romanziere non/giallista, anche perché l’autore stesso ha fatto una sorta di apologia  in un podcast abbastanza diffuso. Non si tratta peraltro di un whodonit con detective, ma piuttosto di un noir, con diverse morti:  lo inseriamo comunque nella nostra raccolta, in cui la produzione italiana è ridottissima e non delle migliori.

Siamo ad Atene nel 411 a.C., dopo un prologo (forse inutile) con la battaglia di Mantinea, avvenuta durante la tregua e vinta dagli Spartani. Un gruppo di aristocratici, al seguito di Crizia, si trova ad organizzare un colpo di stato, iniziando con una serie di omicidi che scuotano l’opinione pubblica e la portino a desiderare un potere ristretto; il primo omicidio dovrebbe essere compiuto da un sicario durante la rappresentazione della Lisistrata di Aristofane. Il romanzo si sviluppa da questo punto in poi con un’alternanza fra i vari momenti della commedia e l’adescamento di due ragazze da parte di tre giovani dell’Atene-bene, in un lungo susseguirsi di scene comiche e scene di violenza e stupro. L’intervento di una schiava permette alle ragazze di fuggire dopo varie morti e il fallimento dell’omicidio prezzolato, mentre la denuncia del povero padre di una di loro  impedisce l’insabbiamento dell’indagine e provoca il rinvio del colpo di stato, si presume fino al tempo dei Trenta Tiranni. 

Benché non sia lunghissimo, il romanzo dà l’impressione di un eccessivo dilatarsi di tutta la parte centrale, con una presentazione della commedia fin troppo letterale e un gusto abbastanza sgradevole di accanimento sulle due sfortunate ragazze (nel podcast l’autore spiega che intendeva  alludere al delitto del Circeo).
Non amiamo molto lo splatter e tante scene disturbano; tuttavia la storia nel complesso regge e si colloca bene nel quadro del tempo. Il titolo però lascia perplessi: fatta salva la necessità dell’articolo perché risulti al femminile, sembrerebbe indicare un’immagine globale delle donne di Atene. Ma in che senso? Contrappone la grinta e l’interesse per la città di Lisistrata all’inettitudine e alla tracotanza degli uomini? Ma benché metta in scena donne, la commedia è opera di un uomo e recitata da uomini, e l’immagine delle ateniesi che ne emerge non è poi molto positiva.
Contrappone la presunzione velleitaria dei giovani maschi alla resistenza delle ragazze che sopravvivono? Non mi pare neppure questo, anche perché la resistenza dipende soprattutto dal deficit di prestazione maschile. L’unica donna che veramente agisce e risolve la storia è una schiava rapita a Melo, non un’ateniese: e dunque qual è l’idea complessiva delle donne di Atene presentata dall’autore?