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Alan Scribner

by Mariapina Dragonetti

Mars the Avenger – A Mystery in Ancient, 2012

di Giulia Regoliosi

Potrebbe essere l’inizio di una serie: protagonista Marcus Flavius Severus, che ha l’incarico di giudice inquirente, quindi un detective in funzione ufficiale. L’autore stesso è stato viceprocuratore distrettuale in USA: insomma fra autore e personaggio siamo nell’ambito delle serie televisive di Law & Order.
L’altra caratteristica di autore e personaggio è l’interesse per lo stoicismo: Scribner ha pubblicato un’opera sulla concezione stoica della vecchiaia e della morte, Severus scrive pagine di diario “a se stesso” come M. Aurelio, è proprietario e amico di uno schiavo di profonda fede stoica e si pone molti problemi di carattere morale, anche in rapporto con la sua carica.
L’ultima pagina di copertina ci avverte con grande anticipazione che troveremo nel libro molte notizie e scene di vita romana: così avviene in abbondanza, il che insieme a citazioni da Seneca e Giovenale, da Platone e altri filosofi   rende piuttosto irritante e fastidiosa la lettura.

Tuttavia non è un brutto libro: scrittura molto semplice, personaggi discreti, un plot che funziona con un finale credibile quanto impressionante.

Un’ultima osservazione: l’epoca è l’impero di Antonino Pio: un Flavio ha parentela con la dinastia precedente? O è diventato cittadino sotto quegli imperatori? Non se ne dovrebbe parlare?
Notiamo come trovare i nomi dei personaggi d’invenzione diventa sempre più difficile.

The Cyclops Case, 2013

Come previsto, dal primo libro è nata una serie, ma non è stato un vantaggio. I difetti dell’opera prima tornano in abbondanza: eccesso di notizie, racconti, descrizioni, citazioni letterarie, questioni astronomiche, persino l’ennesima morte di Plinio  rievocata 80 anni dopo; una scrittura che da semplice diviene banale, sembra quasi da libro per ragazzi; riflessioni filosofiche alla lunga posticce (solo l’interesse dell’autore per lo stoicismo scusa gli scrupoli del detective/giudice per le morti nel corso dell’inchiesta); qualche dubbio sull’eccesso di parole latine, non sempre appropriate o usate correttamente: ad esempio che (praetor) peregrinus o (castra) peregrina corrispondano all’inglese wanderer (“viandante, vagabondo”) invece di riferirsi al rapporto con stranieri è scorretto; così l’uso di curiosi (nel senso di addetti allo spionaggio) sempre al plurale in qualunque contesto. Anche i personaggi ci perdono, non avendo acquistato spessore o almeno simpatia.

Il plot. Un generale in ritiro a Baiae, soprannominato Ciclope perché cieco di un occhio, viene trovato ucciso da un colpo di pugnale nell’unico occhio: prima di morire aveva rivelato alle amanti di temere un nemico soprannominato Odisseo. Si susseguono diverse morti che sembrano riferirsi ad elementi dell’Odissea (con molta approssimazione: fra l’altro sembra quasi  scontato che Odisseo abbia ucciso Polifemo accecandolo). Una pista porterebbe allo spionaggio dei Parti, all’epoca in guerra con le province orientali romane; un’altra pista parte dalla seconda guerra giudaica e dal saccheggio di un tempio, oggetto di indagine poi insabbiata. Severus, in vacanza a Baiae, risolve il caso fra un romanzo e una gita in barca.

Marcus Aurelius Betrayed, 2014

Terzo romanzo della serie. Ormai è chiaro che le molte digressioni turistico/letterarie sono inevitabili: qui in particolare l’ambientazione di gran parte dell’opera ad Alessandria non può che far prevedere un tour egiziano completo, mentre varie descrizioni e citazioni (comprese barzellette di un’antica raccolta) fanno parte del gusto dell’autore. E’ un peccato. Sfrondata di tutto questo (che porta a saltare pagine o capitoli qua e là) abbiamo una vicenda poliziesca e giudiziaria discretamente interessante: durante un banchetto orgiastico muore avvelenato un ospite invitato all’ultimo momento, a causa di una coppa destinata originariamente al prefetto d’Egitto e bevuta dalla vittima nella confusione generale. Il figliastro del prefetto, Secundus, svolge una rapida inchiesta condannando uno schiavo che sotto tortura aveva confessato l’attentato. Severus è inviato in Egitto da M. Aurelio, attuale imperatore, con l’intento di proteggere l’incolumità del prefetto; ma si rende subito conto che la condanna dello schiavo, estorta con la tortura senza nessuna conferma di altri testimoni, è un crimine contro la lex Cornelia, la legge sillana che garantisce l’equità dei processi. Pertanto fa arrestare Secundus e gli intenta una causa. A poco a poco i testimoni presenti al banchetto scompaiono, mentre le cortigiane affittate per l’orgia dichiarano di non aver visto avvicinarsi lo schiavo alla coppa; alla fine il prefetto toglie a Secundus il processo demandandolo all’imperatore. Tornato a Roma, Severus, che da giudice diviene accusatore, prosegue le indagini e il processo può celebrarsi davanti all’imperatore stesso con esiti che vanno al di là dell’accusa stessa.

L’interesse c’è, il romanzo si fa leggere con il solito stile molto semplice (ma le crude descrizioni dell’orgia non sono certo da libro per ragazzi!).

Mission to Athens, 2017

Il quinto libro della serie, preceduto da The return of Spartacus.
Siamo nel 167, imperatori M. Aurelio e Lucio Vero. Lo scenario iniziale è quello della pestilenza che colpì drammaticamente Roma, ricordata come la peste di M. Aurelio. Severo decide di allontanare la famiglia dal contagio e trasferirsi ad Atene, patria di sua moglie e luogo dei suoi studi giovanili; ma poco prima della partenza Lucio Vero gli dà l’incarico di indagare su una vicenda avvenuta appunto ad Atene. L’autore prende spunto dal personaggio del neosofista Erode Attico, cui venne attribuita, a torto o ragione, la colpa di aver causato la morte della moglie Regilla. Immagina quindi che qualche anno dopo muoia ad Atene uno studioso, Gaio Gallo, apparentemente di morte naturale; ma sua moglie insiste che sia stato ucciso perché stava scrivendo un libro sulla vicenda di Erode Attico e sia stato tacitato per volere di Erode stesso. L’indagine di Severo riguarda quindi questa morte: è resa difficile da coperture di varia origine e dal sospetto che l’uccisione sia di origine romana, a causa di progetti eversivi coltivati da Gallo. Intanto si scoprono altri aspetti della vita di Gallo e delle sue frequentazioni, soprattutto amorose. Un colloquio tardivo con Erode Attico e un’esilissima traccia portano Severo alla soluzione, che resta comunque sospesa.

Un libro di scarsa attrattiva, sciatto nella scrittura (come già detto per altri della serie), infarcito di notizie, descrizioni di luoghi, edifici, giochi, sport, resoconti fuori argomento, parole latine e greche, queste ultime non sempre corrette. Alle riflessioni stoiche degli altri libri qui si aggiungono lezioni sul pensiero platonico. Forse alcuni episodietti erotici dovrebbero contrastare l’eccesso di erudizione, ma in questo contesto, didascalico nel contenuto ed elementare nella forma (già si è notato che la serie sembra rivolta a ragazzi), appaiono fuori posto. Anche il plot risulta poco plausibile.