La serie di Elio Sparziano
The Water Thief, New York, 2007; tr. it. Il ladro d’acqua, Frassinelli 2007
L’autrice è una scrittrice italoamericana, nata M.Verbena (da cui Ben) Volpi, laureata in archeologia alla Sapienza di Roma e poi trasferita negli Usa dove ha preso il nome del marito. Nonostante gli studi classici, la sua precedente produzione non ha mai avuto una collocazione nel mondo antico, per cui questo romanzo rappresenta una novità e l’inizio di una serie. Il protagonista s’immagina che sia Elio Sparziano, uno degli Scriptores Historiae Augustae, cui è attribuita fra le altre la biografia dell’imperatore Adriano. Giocando abilmente sulla totale oscurità delle nostre conoscenze riguardo a tale autore, la scrittrice ne fa un personaggio complesso, soldato e studioso, inviato in Egitto da Diocleziano col compito di cercare notizie su Adriano, e in particolare sulle reali circostanze della morte del favorito Antinoo, affogato nel Nilo due secoli prima; accanto a questo incarico storico, Sparziano ne ha altri più politici: controllare l’applicazione del calmiere e i processi ai cristiani. Questi ultimi incarichi servono più che altro come “colore locale”, cioè come accreditamento della collocazione storica, con un’evidente indifferenza tendente all’antipatia verso i cristiani, lapsi o martiri: indifferenza cui si oppone l’indignata compassione verso gli animali destinati al Circo, condivisa dal personaggio e dall’autrice (il romanzo è dedicato to the innumerable creatures, wild and tame, killed for sport throughout history, and to this day). L’incarico principale, di cui per la verità non viene mai spiegato il motivo (quale interesse aveva Diocleziano per questa vicenda, che oltre tutto nella biografia di Adriano della Historia Augusta non è neppure accennata?) diventa più inquietante quando Sparziano scopre che nella tomba di Antinoo è nascosto un documento di Adriano essenziale per la sicurezza dell’impero. Mentre molti di coloro che hanno a che fare con il segreto vengono uccisi, Sparziano cerca in Egitto e in Italia tutti i luoghi in cui Antinoo può essere stato sepolto, affiancato da personaggi di cui fino all’ultimo si ignora la fedeltà o il tradimento, sino alla scoperta finale.
Nel complesso il romanzo può essere visto in più modi: come un whodonit, con un buon colpo di scena; come una fantastoria che rilegge in chiave particolare tutto l’impero romano (fino a Costantino, per il quale, così come per Elena, l’autrice ha una avversione spiccata); come una meditazione sul tempo e sul compito dello storico; come una riflessione sull’uomo in quanto tale, a prescindere da razza, cultura, religione, condizioni sociali e inclinazioni sessuali (e sugli animali, già si è detto); come un percorso di viaggio in Egitto, in mare e a Roma, minutamente descritti; come una riflessione su Adriano, la sua vita, le sue scelte, le motivazioni della creazione della villa tiburtina; e altro ancora (anche una storia d’amore, un po’ sbrigativa nella soluzione finale). Come spesso avviene, c’è dentro troppo: e un po’ ci si annoia.
The fire waker, 2007, trad. it. La voce del fuoco, 2008
Secondo libro della serie, utilizza un titolo seriale (il fuoco dopo l’acqua) che fa prevedere il completamento di un quartetto. Mancano pochi mesi all’abdicazione di Diocleziano: l’Augustus (termine ufficiale per definire i due imperatori in carica della tetrarchia, ma stranamente la Pastor non lo usa) invia Sparziano a Milano per ricordare la prossima scadenza al collega. Nel frattempo deve proseguire l’incarico di controllare l’applicazione del calmiere e i processi ai cristiani, nonché il suo lavoro di storico e biografo imperiale. Bloccato a Milano perché Massimiano non intende riceverlo, si lascia coinvolgere in alcune morti misteriose, collegabili forse con pretesi miracoli di santoni cristiani, o con questioni patrimoniali, o con intrighi politici. L’urgenza di proteggere i confini lo porterà insieme a tutta la guarnigione nel Nord dell’impero, dove troverà la soluzione dei delitti ma non risolverà i suoi molti nodi personali.
Come il libro precedente, c’è qualcosa di troppo: storia e paesaggi, rapporti fra romani purosangue e barbari romanizzati (lo stesso Sparziano è originario della Pannonia), conflitti interni alla Chiesa cristiana (malevoli e sgradevoli), narrazione in terza persona, diari in prima persona e lettere, vicende amorose estremamente labili al limite dell’assurdo, un femminismo ideologico: si rischia di disperdersi e di smarrire l’interesse. Un paio di personaggi interessanti (l’avventuriero ebreo già presente nel primo libro e l’aristocratico nostalgico Curius Decimus) e una buona scrittura, a volte eccessivamente letteraria.
L’antimilitarismo, fortunatamente soft nel testo (sono tutti consapevolmente dei militari!), appare non solo nella dedica To those who fight and suffer in wars and against those who wage them, ma nel glossario finale: che senso ha specificare che a Brixia c’è oggi la sede della Beretta e a Vicentia una base militare americana?
Infine un appunto: Nicomedia corrisponde a Izmit, non Izmir (Smirne)!
The Stone Virgins, 2007, tr. it. Le Vergini di Pietra, Sperling & Kupfer 2010
Pensato come omaggio a Cuore di tenebra di Conrad (da cui sono tratte anche le frasi introduttive dei capitoli), questo terzo libro della serie è senz’altro il migliore: al pregio maggiore già dei precedenti, cioè una scrittura molto curata, unisce questa volta una narrazione serrata e poco dispersiva, senza eccessive lungaggini decrittive se non quelle richieste dall’ambientazione scarsamente conosciuta (il confine fra le due Armenie, fino al valico verso il Caucaso). Accenni ideologici, qualche improprietà linguistica o letteraria si avvertono senza troppo fastidio. Sparziano è incaricato dal nuovo imperatore Galerio di ricercare un generale romano dato per morto ma che probabilmente si nasconde sotto il nome di Ter Vishap, il Signore dei Draghi, capo di un ampio esercito di sbandati. Gli dovrebbe proporre di utilizzare il potere acquisito al servizio di Roma, come governatore delle due Armenie. Passando per Trebisonda, viene a sapere del crollo di una tribuna, sotto cui è morto il potente emissario di Ter Vishap insieme a mercanti e proprietari terrieri; per tutto il viaggio, quasi oziosamente, riflette su queste morti, raccogliendo qua e là indizi. Catturato dalle sentinelle di Ter Vishap e portato da lui in un contesto scenografico fantasmagorico e orribile, Sparziano gli offre la soluzione del delitto, connesso con un’arma segreta di cui ha compreso l’origine. Il Signore dei Draghi, forse per noia, gli impone di combattere con lui, in uno spettacolare duello la cui conclusione ricorda (visto che la Pastor invita a cercare echi letterari) la fine del romanzo di Ellery Queen Il re è morto.
La traccia del vento, 2012
Con una curiosa storia editoriale, questo quarto libro è uscito in edizione e traduzione italiana prima dell’edizione originale americana, tuttora in corso di pubblicazione (la previsione è 2013) col titolo The cave of the winds. Ci si chiede se l’autrice abbia più lettori ed estimatori italiani che nella patria d’adozione, perché in effetti una simile precedenza è inusuale. Il titolo sembra completare il quartetto degli elementi, se la pietra del terzo libro si intende sostituisca la terra.
Il libro è di difficile lettura: i molteplici luoghi della Britannia romana sono faticosi da ricordare ed è necessario ricorrere spesso alla cartina (a proposito: nei ringraziamenti si parla di apparati iconografici, forse usciranno nell’edizione americana, qui c’è solo una cartina, appunto); così pure ci si perde coi vari personaggi, il loro ruolo politico o militare, le loro donne. La storia, che prende spunto da un’ispezione di Sparziano ai fortini al di là del Vallum, si dipana lentissima, con una scrittura come sempre molto curata, forse troppo per un mistery; le riflessioni e le vicende personali del protagonista si inseriscono rallentando ulteriormente, tanto che quando si giunge alla soluzione non si capisce bene né come ci si è arrivati né quali saranno le conseguenze. Apprezzabili un paio di colpi di scena, ma un po’ annegati nell’insieme.
Pesantemente sgradevoli Costantino ed Elena, un povero vecchio sciocco Costanzo Cloro, l’eroe, come sempre rimpianto, Diocleziano.