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Benedetto XVI, Paolo l’apostolo delle genti

by Mariapina Dragonetti

Lev (Libreria editrice Vaticana) – Edizioni S.Paolo, 2008

a cura della Redazione


In occasione del bimillenario di S.Paolo (la cui nascita è fissata dagli storici fra il 7 e il 10 dell’era cristiana) il S. Padre ha bandito l’anno paolino, dai vesperi della festa dei SS. Pietro e Paolo del 2008 alla successiva festa del 2009. Naturalmente questo grande periodo di riflessione e preghiera dedicato all’Apostolo delle genti ha suscitato anche una serie di iniziative editoriali. Presentiamo qui un breve testo, che raccoglie diversi interventi di Benedetto XVI già pubblicati in altre occasioni, ma qui opportunamente ripresi e resi disponibili.
Come Premessa troviamo l’Annuncio dell’anno paolino, cioè il discorso pronunciato ai Vespri del 28/6/08 dal S. Padre nella basilica romana di S. Paolo Fuori le Mura. Fondamentale in questo annuncio è l’affermazione del legame fra Pietro e Paolo, costruttori entrambi della Chiesa seppure con compiti e storie diversi; legame particolarmente evidente a Roma, dove furono entrambi martirizzati, tanto che il Papa li considera i veri fondatori di Roma, gli iniziatori della nuova città.
Il primo capitolo, Paolo di Tarso, è quello più direttamente legato al tema: tratto dal volume Gli apostoli e i primi discepoli di Cristo (Lev 2007), che a sua volta raccoglieva una serie di omelie catechetiche, costituiva appunto la parte dedicata all’Apostolo delle genti. Benedetto XVI vi tratteggia la vita di Paolo, la sua formazione, lo zelo nella persecuzione della Chiesa nascente, l’incontro sulla via per Damasco, l’apostolato, il martirio, le idee portanti del suo annuncio: la centralità di Cristo, l’azione dello Spirito, la Chiesa come “corpo di Cristo”.
Il secondo capitolo, Paolo e l’unità dei cristiani, raccoglie tre omelie pronunciate dal Papa in diverse occasioni e pubblicate nella serie vaticana Insegnamenti di Benedetto XVI, vol. I e II. Le tre parti che lo costituiscono riecheggiano le tre differenti circostanze: l’inizio del Pontificato, con l’urgenza di “ripartire da Cristo” per un’evangelizzazione “a gloria del Suo nome”; la festa dei SS Pietro e Paolo del 2005, con una particolare insistenza sulla cattolicità, cioè l’universalità, della Chiesa; la festa della Conversione di S.Paolo, coincidente con la fine della settimana dedicata all’unità dei cristiani e con l’uscita dell’enciclica Deus Caritas est: il Papa lega fra loro queste circostanze col tema fondamentale dell’amore.
Il terzo capitolo, Ebrei e cristiani un’unica alleanza, è tratto da Molte religioni un’unica alleanza, edito in seconda edizione dalla San Paolo nel 2007. E’ il capitolo più lungo e più complesso. Il tema fondamentale è quello del termine e concetto di “alleanza”: partendo da un’analisi linguistica e semantica della parola nell’Antico Testamento in lingua ebraica (berit) e della sua traduzione greca nei Settanta (diatheke, non syntheke o spondé), il Papa rileva che non è un patto simmetrico, “un contratto che impegna a un rapporto di reciprocità, ma un dono, un atto creativo dell’amore di Dio”; nel dono, tuttavia, nell’amore sponsale fra Dio e il suo popolo, si realizza un nuovo tipo di reciprocità: si supera così, già nell’Antica Alleanza, quell’impossibilità di relazione che le filosofie pagane mettevano in conseguenza della perfezione di Dio.
Ci permettiamo di osservare qui come questo punto ci sembra particolarmente interessante per il nostro studio del mondo pagano: come abbiamo più volte rilevato (ed è una chiave di lettura della nostra mostra Cercandolo come a tentoni, del Meeting 2002), la tensione alla perfezione di Dio finisce per portare il paganesimo ad una solitudine dell’uomo, chiudendo ogni tipo di rapporto che altre intuizioni religiose pur limitate e precarie (l’antropomorfismo, la preghiera, gli oracoli, i misteri…) avevano tentato di individuare, avevano espresso come speranza o desiderio. Certo, solo la Rivelazione di Dio come amore trinitario e come sovrabbondanza di amore per l’uomo poteva rispondere a questo desiderio e superare ogni antinomia.
Il Papa prosegue poi con un’indagine dell’idea di alleanza nelle lettere di Paolo: al di là della rigida distinzione fra l’Antica e la Nuova, Paolo vede nell’alleanza di Dio con Abramo quella fondamentale e permanente, in quella con Mosè uno stadio intermedio del piano di Dio: il velo con cui Mosè si copriva il volto cade dal cuore per opera dello Spirito, che permette quindi di vedere lo splendore interiore della Legge e interpretarla nel modo giusto. Non quindi due alleanze, ma un solo agire di Dio nella storia.
Particolare attenzione è poi rivolta alle parole di Gesù nell’Ultima cena nelle diverse redazioni dei quattro evangelisti: nella complessa analisi dei testi, del loro rapporto coi testi veterotestamentari e paolini, si mette in rilievo la continuità dell’alleanza e il suo compimento attraverso il “patto di sangue” con Gesù. L’esito, come osservato dai Padri della Chiesa, è una nuova bilateralità “che scaturisce dalla fede in Cristo come Colui che adempie le promesse, con i due concetti di incarnazione di Dio e divinizzazione dell’uomo”.
Naturalmente il tentativo di sintetizzare un libro del genere è rischioso e poco efficace. Possiamo quindi solo raccomandarne la lettura, sia a chi intende accostarsi a S. Paolo, sia a chi è interessato ad approfondire verità fondamentali della fede cristiana e della nostra storia.