Furies, 2013
Opera seconda di uno scrittore canadese, è la prima ambientata nel mondo antico. L’impatto è urtante: l’autore avrà sicuramente fatto i suoi studi preparatori, ma non può permettersi errori del tipo: le idi di aprile il giorno 15, la morte di Alessandro Magno in battaglia, gli antichi egiziani definiti fellahin (è arabo!), la lingua egiziana definita demotico (è una scrittura!), pornes come plurale di porne (perché allora hetairai?), Anchise come nome femminile a fianco di una quantità di nomi improbabili, fra cui un mediatore ebreo chiamato Shimon Petrus (forse S.Pietro sotto mentite spoglie? lo sa l’autore che il copyright di questo nome appartiene a Gesù?). Ci sarebbe abbastanza da chiudere il libro.
Però se non lo si chiude ci si imbatte in un plot molto interessante, e qualcosa si perdona. Il protagonista è un romano che vive ad Alessandria durante l’impero di Tiberio con un’attività molto redditizia di commerciante navale. All’inizio lo troviamo però rovinato a causa di una speculazione fallita, apparentemente per una serie di naufragi: lasciato dalla moglie che si porta via anche il bambino, accusato dagli amici che ha trascinato nella rovina economica, sembra trovare l’unica soluzione nell’indagine su un mediatore d’affari intravisto in città mentre dovrebbe essere morto in uno dei naufragi. L’indagine lo porta a interferire col mondo dei potenti arricchiti e delle loro etere, come pure col mondo dei filosofi del Museo, e ad imbattersi in una serie di suicidi veri o presunti e di omicidi forse attribuibili ad un fanatico. A poco a poco, mentre tutte le strade si chiudono con l’aumentare delle morti, l’indagine diviene una povera storia d’amore: in essa ha l’aiuto prezioso di una guaritrice egiziana e l’aiuto a malincuore di due amici, come lui rovinati, e di un magistrato che continua a dargli fiducia. Alla fine c’è un buon colpo di scena (doppio) e un tirare le fila un po’ frettoloso, con qualcosa che rimane non spiegato, forse un’apertura ad un seguito. Ci sentiamo di definirlo un buon libro, sopportando le incongruenze già citate e qualche altra.