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Dionigi Areopagita, I nomi divini

by Mariapina Dragonetti

a cura di M.Morani, G. Regoliosi, G. Barzaghi. Ed. Studi domenicani, Bologna, 2010

a cura della Redazione


Introduzione e apparato critico di Moreno Morani, traduzione e note di Giulia Regoliosi, commento di Giuseppe Barzaghi.

A Dionigi, misterioso personaggio ateniese che fu tra i pochi a convertirsi al Cristianesimo quando Paolo sul colle dell’Areopago si rivolse per la prima volta pubblicamente ai pagani (Atti 17), fu attribuito nella tarda antichità un complesso di opere di contenuto teologico (il cosiddetto Corpus Dionysiacum): la raccolta ebbe grande fortuna, fu tradotta in diverse lingue (siriaco, armeno, slavo, latino) e fu oggetto di studio da parte di grandi pensatori e teologi medievali (tra cui Tommaso d’Aquino). Della reale identità dell’autore non sappiamo nulla: possiamo solo ipotizzare che il Corpus fu messo insieme attorno nel VI secolo forse in Siria (lo dimostra il fatto che le notizie più antiche provengono da questa zona). La falsa attribuzione a Dionigi aveva solo lo scopo di conferire autorevolezza a questi scritti, in una fase di acute dispute teologiche (aveva molto séguito l’eresia monofisita).

Il trattato I nomi divini è tra i più noti e interessanti del Corpus. Sulla scia del tardo pensiero neoplatonico l’autore rileva l’impossibilità per la creatura finita di conoscere e definire Dio: si tratta di quell’indirizzo teologico che prende il nome di apofatico, in quanto affronta i problemi e li discute «per via di negazione»: l’unica via per conoscere Dio è l’esperienza mistica. Benedetto XVI nella catechesi del 14 maggio 2008 parlando dell’autore afferma che il suo pensiero «è innanzitutto una lode cosmica. Tutta la creazione parla di Dio ed è un elogio di Dio. Essendo la creatura una lode di Dio, la teologia dello Pseudo-Dionigi diventa una teologia liturgica. (…) Egli dice: non si può parlare di Dio in modo astratto; parlare di Dio è sempre un hymneîn – un cantare per Dio con il grande canto delle creature, che si riflette e concretizza nella lode liturgica.»

La nuova edizione uscita presso la casa editrice esd per la prima volta mette a disposizione dei lettori italiani una traduzione italiana col testo a fronte. La traduttrice G. Regoliosi ha affrontato un lavoro particolarmente arduo, perché il testo si presenta complesso sia per lo stile e la sintassi piuttosto faticosa sia per il lessico spesso intriso di termini tecnici. Le ampie note consentono al lettore di affrontare una problematica difficile con passaggi talora oscuri. A M. Morani è dovuta l’introduzione storico-culturale, un profilo sulla storia del testo e sulla sua fortuna in Oriente e in Occidente. Una presentazione degli aspetti teologici e dottrinali è dovuta a padre Barzaghi.

L’opera fa parte della collana «I Talenti», di cui M. Morani è attualmente direttore, dopo il decesso della grande studiosa di storia antica Marta Sordi. La collana, nata da un’iniziativa coraggiosa e meritoria dei Padri Domenicani di Bologna, pubblica testi del Cristianesimo antico in un orizzonte che si spinge fino al pieno Medio Evo e comprende anche testi di provenienza orientale. I volumi finora apparsi già dànno già un’idea dell’ampiezza di interessi della collana: oltre a Dionigi troviamo testi latini di varie epoche (l’Apologetico di Tertulliano e il trattato I due principi di un anonimo cataro), testi armeni (due volumi di Eliseo l’armeno curati da R. Pane, una novità assoluta per il lettore italiano), siriaci (Contro il Fato di Bardesane, curato da I. Ramelli). Ogni volume presenta il testo originale dell’opera accompagnato da una traduzione italiana ed è arricchito da ampie note di commento, introduzioni, riferimenti bibliografici aggiornati. Trattandosi di opere curate da esperti specialisti, la collana offre la possibilità di accostare di prima mano testi importanti per la storia della Cristianità e della Chiesa attraverso edizioni sempre attendibili e commenti rigorosi. Tra i pregi della Collana non va dimenticato il prezzo di copertina volutamente contenuto.