a cura della Redazione
Due occasioni ci sollecitano in questo tempo, orientando ill nostro lavoro. La prima è la riflessione sul discorso di Giovanni Paolo II ai partecipanti al Simposio del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa (Roma, 5 ottobre 1982). Ai vescovi riuniti a Roma il Pontefice ha ricordato il compito dì comprendere e approfondire la realtà europea: “Quello che voi fate è di rivelare l’Europa a sé stessa. Voi mostrate all’Europa le sua anima e la sua identità. Voi offrite all’Europa la chiave d’interpretazione della sua vocazione” (§ 1). In questo compito di rivelare l’Europa a sé stessa ci sentiamo chiamati anche noi, oltre che nella comune vocazione alle santità e all’autoevangelizzazione a cui tutta la Chiesa è stata invitata, anche nel nostro specifico di insegnanti e di operatori culturali: l’eredità greco-romana ha contribuito a creare il comune spirito europeo attraverso l’ “intrinseca forza unificatrice del Cristianesimo” che l’ha fusa con le culture germaniche e slave: riscoprire e comunicare 1’essenza di questa eredità, così. come il pensiero e l’operare del Cristianesimo antico, è anche compito nostro: eluderlo, o mutuare da altri le chiavi interpretative dalla nostra storia, sarebbe grave responsabilità, come le parole del Papa ci ammoniscono.
La seconda occasione è costituita dai corsi per precari, sia incaricati sia supplenti o insegnanti in scuole non statali, che si stanno svolgendo in questo periodo. Molti di noi, come docenti o discenti, sono coinvolti in questi corsi, siano essi organizzati dallo Stato o da enti privati. Al di là dell’utilità immediata di preparazione ai futuri concorsi, si tratta dì un’importante possibilità di comunicare e verificare giudizi e ipotesi che de tempo andiamo formulando e dì essere concretamente d’aiuto e d’orientamento e quanti sono all’1inizio di un lavoro e chiedono di risignificarlo e renderlo educativo.
I contributi di questo numero di Zétesis vogliono quindi essere un aiuto soprattutto, ma non solo, e chi opera nel mondo della scuola e toccano due punti fondamentali del nostro lavoro: l’insegnamento linguistico e le letture di un autore. Lo studio di M. Dragonetti si propone dì orientare criticamente il lettore nell’uso di nuovi metodi per la definizione e l’insegnamento del sistema dei casi latino; le relazioni di I. Roi e S. Bigatti, come le recensioni di testi scolastici e la proposta didattica di W. Minola, affrontano da diverse angolature le letture di Omero: nel decidere di dedicare il nostro convegno delle scorsa primavera, e buona parte di questo numero, ed un autore assunto come paradigmatico, la scelta di Omero non è stata casuale: ci è perso che Omero fosse realmente alle radici dello spirito europeo e che quindi un giudizio comune su di lui non fosse eludibile. Nella stessa ottica di aiuto alla lettura si situa il contributo di L. Morsia sul quinto libro dell’Eneide, che prosegue un lavoro già iniziato nei numeri precedenti.