a cura della Redazione
In piena campagne elettorale per il rinnovo del parlamento europeo sono stati comunicati i nuovi programmi per le materie comuni del futuro biennio unitario: aggiungiamo anche che un provvedimento di cosi grande rilievo è stato assunto dal componente di un governo dimissionario, in carica per la sola ordinaria amministrazione. Nel momento in cui scriviamo questa nota ancora non conosciamo nella loro integralità i contenuti dei nuovi programmi, e dobbiamo limitarci a quanto annunciato o anticipato dalle agenzie di stampa e dai quotidiani. Ci siano consentiti solamente un paio di rilievi (anche perché non vorremmo tediare i nostri lettori, con questa vicenda del biennio che ha ormai assunto il ritmo interminabile della telenovela). Innanzitutto, i nostri politici, entusiasti elogiatori della glasnost’ quando questa si realizza in casa d’altri, hanno compiuto un’operazione che tutti gli appellativi potrà meritare ma non certo quello della trasparenza: non si sa infatti se i programmi sono stati approvati all’unanimità ovvero se vi sono state voci dissenzienti (e quante e di chi) nella commissione Brocca e nelle commissioni ristrette; sulla discussa e discutibile estromissione del Manzoni sono state date a più riprese notizie vaghe o addirittura contraddittorie, e neppure alla fine si è avuto il coraggio di dire di fronte alla pubblica opinione che sì, Manzoni era stato veramente espunto dai programmi, non potendo il vago e marginale consiglio di tenerlo presente essere equiparato a una sua inserzione ufficiale come autore da leggersi nei bienni. Ma soprattutto non si è detto che questi programmi dal punto di vista pratico non hanno che un l valore assai scarso, dovendo attendere il parere del CNPI prima e del Parlamento poi (perché è impensabile che su un programma di riforma globale di un pezzo rilevante del sistema scolastico possa bastare un atto amministrativo del ministero); che nessuno dei nodi politici è stato ancora sciolto, in particolare non si è ancora deciso se l’innalzamento dell’obbligo scolastico comporterà l’iscrizione al futuro biennio unitario per tutti, ovvero ci sarà la possibilità per quanti lo desiderano di spendere i due anni post-media in corsi d’istruzione professionale; infine che ci sono i programmi, ma non la scuola, perché non è stato ancora disegnato il modello di struttura secondo cui il futuro biennio dovrà organizzarsi: si è indicato un nucleo di materie comuni, ma non si è elaborato un progetto di indirizzi, di quadri orari, di organizzazione concreta insomma: ed è questo l’aspetto più delicato di tutta la vicenda, perché a quindici anni le vocazioni e le scelte cominciano ad essere fortemente variate, ed è quindi presumibile che saranno le materie d’indirizzo quelle che determineranno le diverse opzioni degli studenti: man mano che si procede verso il termine degli studi, diminuisce in genere l’interesse verso l’area comune ed aumenta quello per le materie d’indirizzo: chi sceglierà un indirizzo comprendente il latino e il greco lo farà perché vorrà studiare bene queste due discipline, non per avere un’infarinatura sommaria e superficiale di esse. Per questo fissare numero di ore e contenuti della discipline di indirizzo sarà impresa assai più ardua che non indicare generici obiettivi delle materie cosiddette comuni. Ritmo da telenovela, abbiamo detto: ad ogni puntata il clamoroso colpo di scena, e poi alla fine ci si accorge che la situazione è solo leggerissimamente cambiata rispetto all’inizio della puntata.
Ma non vogliamo insistere troppo su queste tematiche, anche per non essere monotoni, e non ci saremmo tornati, se non fosse per il fatto che l’attuale “vicenda Manzoni”, come già la passata “vicenda storia antica”, induce al pessimismo. Ci limitiamo a ricordare che noi di Zetesis su questi temi stiamo lavorando ormai da mesi, e che in particolare il 25 maggio scorso abbiamo avuto il piacere di confrontarci e di approfondire le nostre idee anche con l’apporto del prof. Lucini, membro della commissione Brocca, il cui intervento ci è stato di conforto, perché abbiamo avuto modo di apprezzare come anche all’interno della commissione qualcuno condivida molte delle motivazioni ideali e concrete che ormai da anni animano il nostro lavoro: possiamo quindi procedere con la certezza di essere rappresentati nel momento delle scelte più delicate, anche se ci rendiamo conto che, nel contesto in cui si svolge il lavoro, difficilmente le nostre preoccupazioni troveranno un’accoglienza, non diciamo entusiasta, ma per lo meno attenta. A questo proposito, un’altra nota fortemente positiva, e di ulteriore conforto, è stata data dall’interesse o addirittura dalla simpatia con cui è stato recepito il documento relativo all’insegnamento del latino e greco in biennio e triennio, pubblicato nello scorso numero di Zetesis: abbiamo avuto riscontri di simpatia o di piena approvazione da parte di numerose personalità politiche (il ministro degli esteri On.le Andreotti, il vicepresidente della camera dei deputati On.le Gerardo Bianco, il sottosegretario alla Pubblica Istruzione sen. Brocca, e singoli deputati: ringraziamo in particolare l’on.le Mazzuconi per l’interesse appassionato e la continuità con cui segue il nostro lavoro), da parte di docenti universitari della materie a noi piü vicine (segnaliamo in particolare i Proff. Lana e Sordi), da parte di ispettori centrali o di membri della commissioni Brocca e, infine, da parte di singoli docenti o gruppi di docenti: quella base cioè che sembra finora l’unica voce mancante, in questa vicenda del biennio su cui hanno voluto intervenire, spesso a sproposito, industriali ed economisti, giornalisti ed opinion-maker che della scuola hanno una conoscenza sbiadita e lontana nel tempo. Del nostro documento di lavoro abbiamo parlato con diversi ispettori ministeriali e con lo stesso direttore dell’istruzione classica, scientifica e magistrale, dott. Cammarata, ed abbiamo rilevato ogni volta un immediato consenso rispetto alle nostre proposte. Concludiamo con una considerazione: quello che ci muove, nonostante le difficoltà che quotidianamente incontriamo, non è un disegno di natura politica o ideologica: già questo dovrebbe distinguerci da molti che sono entrati a far parte delle commissioni per i programmi al solo scopo di “portare avanti” (come si usava dire in un passato recente) un proprio disegno ideologico (e ci spiace dover dire che anche persone che parevano vicine alle nostre preoccupazioni si sono lasciate condizionare da un simile modo di pensare ed hanno avallato, per ragioni che non ci sono tuttora chiare, scelte chiaramente penalizzanti). Sappiamo anche che molto difficilmente la battaglia che stiamo conducendo avrà nell’immediato futuro un esito favorevole (anche se siamo più che sicuri che nel lungo periodo molte delle attuali posizioni antiumanistiche o anticlassiciste finiranno per ammorbidirsi o per svanire del tutto, come già sta avvenendo in altri paesi europei). Eppure siamo certi di non dover desistere: la nostra società ha un disperato bisogno di un ritorno all’umano, nonostante che i mezzi d’informazione o di comunicazione tentino ad ogni momento di sfornare false risposte per distrarre da quest’esigenza radicale, inventando magari anche bisogni immaginari per far dimenticare quelli veri e reali. Ma quando a distanza di otto giorni prima un tifoso di calcio viene ucciso a freddo da esagitati sostenitori di una squadra avversa e si organizza, sempre per lo stesso motivo, un assalto al treno stile western, allora si tralascino le lacrime di coccodrillo sulla violenza dilagante e la società disumana: piuttosto si operi per un globale recupero dei valori umani a partire dal momento educativo, e si diano strumenti e attrezzature adeguate perché i giovani possano recuperare e valorizzare l’umano che è dentro di loro: si pensi alla scuola non solamente in termini di laboratori d’informatica e di lingue, ma anche e soprattutto come a un momento formativo forte e indispensabile, come occasione irripetibile di riflettere e di ripensare seriamente su quelle pagine e su quelle testimonianze che in maniera più viva e profonda hanno descritto e analizzato i bisogni e le tensioni degli uomini, di tutti gli uomini di ogni tempo e di ogni paese: Manzoni è uno di questi, ma anche Virgilio, Eschilo, Apuleio, Orazio, Platone, Seneca e molti altri lo sono: si dia spazio a queste voci, se veramente si vuole operare per il bene e il miglioramento della nostra casa comune.