a cura della Redazione
L’esame di Stato di quest’anno ci ha suscitato alcune considerazioni.
Le prime sono di carattere generale, di politica scolastica: raramente si è visto operare in modo così confuso, inefficiente e poco professionale come si è mosso il MPI quest’anno. Ai cambiamenti in corso d’anno siamo purtroppo abituati, tanto da ritenere una presa in giro l’insistenza su contratti formativi, piani di offerta formativa e simili: chi scrive ricorda nel lontano 1968/69 non solo l’introduzione improvvisa della maturità “sperimentale”, ma anche l’abolizione della prova dall’italiano al latino agli esami autunnali stabilita nel corso dell’estate, con conseguente confusione, in studenti e docenti, su programmi e modalità (persino motivazioni) della prova di settembre. Nihil sub sole novi, dunque, senza distinzione di colore politico. Ma questa maturità aveva dal 1999 caratteristiche che le modifiche introdotte non mutavano: prima fra tutte il fatto che la commissione di sei docenti implicava tutte le materie rappresentate dai sei docenti, non una per docente: e quindi al classico era ormai consolidato il fatto che le materie fossero italiano, latino e greco, storia e filosofia, matematica e fisica, più a scelta scienze o arte o, talvolta, educazione fisica, più, nei licei sperimentali (cioè quasi tutti) inglese. Anche nei tre anni con commissione mista (99/2001) la situazione era del tutto analoga. Perché dunque il MPI ha deciso di indicare tre materie esterne, come se si fosse tornati ai tempi della maturità su alcune materie, quando il docente di matematica era assolutamente tenuto a chiedere solo matematica, pena ricorsi più che certi? Possibile che, non diciamo il ministro (peraltro padre di un maturando), ma qualche superstite del Ministero non si sia accorto che indicando latino, filosofia, matematica senza greco, storia, fisica si provocavano sconcerti ed equivoci e, ultimamente, ingiustizie?
Già da subito il MPI è stato subissato di domande, tanto da pubblicare sul sito alcune FAQ inquietanti: a chi chiedeva se il commissario di latino poteva essere della A051 (cioè non docente di greco) la risposta era perentoriamente affermativa; alla domanda se dunque si poteva scegliere un commissario interno di greco, la risposta era pure affermativa: interrogherà solo in greco, assistendo in silenzio agli esami di latino. Presumiamo che non molte scuole abbiano optato in tal senso, ma di alcune siamo certi, così come sappiamo per esperienza diretta che alcune scuole hanno scelto come interno il docente di fisica, affiancato al docente esterno di matematica: e per fortuna che dopo tutto la classe insegnante ha ancora abbastanza fair play, altrimenti si può immaginare che cosa avrebbe suscitato una situazione così sgradevole. Dopo mesi il MPI ha improvvisamente capito che non era opportuno mandare in un classico un membro esterno non docente di greco e, rimangiandosi tutte le FAQ e i permessi dati, ha rifatto le commissioni, annunciandole di conseguenza con scandaloso ritardo (le nomine sono arrivate pochissimi giorni prima della riunione preliminare – e per fortuna che ci si arrangia con Internet per sapere qualcosa). Resta il fatto che le scuole più furbette potevano permettere ai loro alunni di far l’esame con una materia in meno e che nella maggior parte dei classici su nove materie sei erano esterne, con buona pace della par condicio.
E che dire dei giudizi di ammissione? Proclamati come obbligatori per tutti gli studenti nell’OM 15/03/07 (per gli ammessi con insufficienze e comunque anche per gli altri), subito dopo sono stati messi in forse dall’intervento di un membro dello staff ministeriale: obbligatori per gli insufficienti, consigliati per i bravissimi, facoltativi per gli altri; alla fine, si presume dopo un altro subisso di domande, si è arrivati all’autonomia/liberi tutti: ogni consiglio di classe si regola come vuole.
Di fatto, i giudizi ci sono stati, ma all’insegna del faidate: c’è chi ha seguito un certo numero di schemi prefabbricati e chi ha minuziosamente lavorato per giustificare ogni scelta. Ci chiediamo quanto e se i giudizi siano stati letti nella riunione preliminare o in corso d’esame.
Per ciò che riguarda la pretesa maggior severità (una sorta di slogan di parte) occorrerà vedere le statistiche: dalla nostra esperienza risulta che le commissioni interne negli scorsi hanno bocciato, mentre quest’anno le non ammissioni sono state poche e le commissioni miste sono tradizionalmente più riluttanti a bocciare. C’è inoltre un fatto molto strano, una specie di gaffe del MPI: a fronte della possibilità di non ammissione per studenti regolarmente frequentanti e scrutinati su tutte le materie, si pone il caso dei privatisti con un solo anno da verificare: questi sono stati ammessi d’ufficio, senza alcun controllo preliminare, hanno svolto lo stesso esame degli altri studenti e si sono visti assegnare (a partire dal nulla) un credito uguale a quello dell’anno precedente: vale a dire che chi aveva avuto un credito alto alla fine del quarto anno poteva andarsene a spasso per un anno, studiando quando e come gli pareva, per poi fare l’esame senza rischi di non ammissione e con un bel credito assicurato: riteniamo che molte commissioni con privatisti al seguito abbiano letto e riletto l’OM 15/03/07 prima di accettare come vera un’ingiustizia tanto palese (fra l’altro, chi portava un solo anno ma aveva avuto l’idoneità in un precedente esame di maturità si vedeva invece rifilato un credito di soli due punti: una bella ingiustizia anche questa).
Non è stata che la conclusione di un anno caotico: alludiamo alle discussioni sul rapporto debiti/esami di Stato che hanno coinvolto soprattutto i docenti del triennio, ma inevitabilmente l’intero corpo docente. Non vorremmo aggiungere molto altro alle tante discussioni: diciamo solo che complicare in tal modo il primo anno del triennio già così difficile e delicato inducendo il panico (o mamma, sono negato per chimica, fra due anni non sarò ammesso alla maturità) significa non solo capire ben poco della scuola, ma peggio ancora mostrare di non sapere nulla di anni e anni in cui le scuole si sono dibattute in accorgimenti, aggiustamenti, trovate più o meno geniali per gestire il sistema dei debiti senza ricadere negli esami a settembre (che dopo tutto sono stati aboliti: è un fatto), senza bocciare folle di studenti a giugno ma anche senza accontentarsi di una sanatoria malinconica e rinunciataria. Viviamo dal ’94 in cerca di un’impossibile quadratura del circolo, arrangiandoci artigianalmente fra IDEI, prediche e mozioni degli affetti: in quale altro guaio dovevamo cacciarci? E’ pensabile una classe che va avanti con dei morti/viventi (scolasticamente, s’intende) che non avendo passato il debito del terzo anno non faranno l’esame al quinto? o un debitore che continuerà a fare prove su prove sul programma del terzo anno fino ad arraffare una sufficienza per stanchezza (reciproca)? o che a marzo dell’ultimo anno saluterà compagni e professori e se ne andrà verso ignoti destini? O, più realisticamente, dobbiamo pensare a queste due possibilità, lo scardinamento del sistema dei debiti o un ripensamento del MPI sull’intera questione? Non sappiamo che cosa sia più augurabile: in ogni caso quanto tempo perso!