a cura della Redazione
Resoconto della lettura di Sabato 24 febbraio 2024
Si comunica anzitutto che per il prosieguo della Teogonia è stato scelto un passo di lotte, la Titanomachia (vv. 617-735), mentre resta ancora da decidere il testo delle Opere per il terzo sabato. Secondo la logica dei nostri sabati, l’intenzione è di evitare la parte iniziale sul lavoro in quanto abitualmente letta in classe, spesso col testo a fronte. Seguirà quindi, in base ai suggerimenti, la comunicazione del passo scelto.
Uno di noi comincia a leggere.
– Importanza dell’inizio: ἀρχώμεθα (v. 1) – ἐξ ἀρχῆς (45- 115). Inizio del canto, ma anche inizio di ogni storia: l’ἀρχή dei fisici, l᾿ἀρχή del Prologo di Giovanni (e il bereshit biblico)
– ἀρχώμεθα è costruito col genitivo del punto di partenza (‘cominciare da’)
– Le Argonautiche di Apollonio hanno un incipit simile, riferito però ad Apollo: Ἀρχόμενος σέο Φοῖβε; le Muse sono invece al termine (v. 20).
– Sembrerebbe l’incipit di un inno, ma poi prosegue con blocchi narrativi.
– Le Muse sono il soggetto e l’oggetto del canto.
– Luoghi: qual è la fonte color di viola? (Ippocrene?) . Permesso e Olmio sono ruscelli presso Ascra.
– Prefissi: ζα- ἐρι- indicano superiorità
– λοεσσάμεναι costruito col genitivo (esempio nell’Iliade).
– Valore degli aoristi: probabilmente acronici. Solo più avanti racconterà la storia della nascita delle Muse e i loro primi movimenti.
– Perché sono nascoste dalla nebbia? Nell’Odissea sono i Cimmerii ad essere ἠέρι καὶ νεφέλῃ κεκαλυμμένοι (11, 14 seg.), ma si tratta di un’indicazione geografica e climatica, o forse anche della vicinanza col popolo dei morti.
– Invece nelle Opere sono ἠέρα ἑσσάμενοι i δαίμονες preposti alla sorveglianza degli uomini e i tremila immortali incaricati da Zeus dello stesso compito (124 seg. e 252 segg.): devono osservare senza essere visti. Qui non sembra che l’invisibilità abbia un significato specifico, salvo indichi la libertà di muoversi delle Muse senza il rischio di essere disturbate dagli uomini.
– La successiva epifania risulta quindi un’eccezione: dall’indistinto al distinto.
– ὑμνεῦσαι è forma ionica di participio presente femminile per ὑμνοῦσαι.
– Il primo elenco di divinità cantate dalle Muse parte dalla fine, l’età attuale, di Zeus e degli Olimpi, per giungere all’inizio delle stirpi divine.
– ἐάων da ἐύς (‘beni’): tratto distintivo degli dèi è la loro benevolenza.
– Quintiliano (Inst. Or. 10, 1, 52) critica questi elenchi di dèi: Raro assurgit Hesiodus et maxima pars eius in nominibus est occupata. Ma, come osserva Gargiulo, non erano nomi qualsiasi, …ognuno di essi evocava nell’animo estatico dell’ascoltatore l’immagine viva di un dio. (BUR, pag. 17).
– Le Muse si mostrano a Esiodo ποθ᾿, in un tempo preciso.
– σφραγίς: prima il nome poi il pronome με.
– Contrasto fra il canto di cose false e cose vere: opposizione fra poema epico e didascalico?
– Il poeta riceve insegnamento ( ἐδίδαξαν) e ispirazione ( ἐνέπνευσαν); gli viene dato un compito da profeta (θέσπιν).
-Naturalmente torniamo al passo delle Talisie su cui abbiamo lavorato in un’altra triade: Teocrito ricostruisce la situazione, l’investitura, l’incarico di cantare la verità: ma, come già si diceva a suo tempo, la verità ellenistica è la mimesi, il realismo, come la ricerca delle cause per Callimaco.
– Confronto fra Muse e sirene: in Od. 12, 189 segg. le sirene dicono di sapere (ἴδμεν in anafora) ὅσσα γένηται ἐπὶ χθονὶ πουλιβοτείρῃ, e in particolare le vicende della guerra di Troia. Ma la conoscenza che propongono è distruttiva per chi le ascolta e si ferma presso di loro.
– Nel Met. di NewYork c’è un sarcofago con la lotta fra Muse e sirene. Sul Sussidiario del 12 giugno 2019 ho fatto un breve articolo su Muse e sirene e in genere sul valore della poesia, avendo avuto l’occasione di vedere quella scultura.
– Confronto con la figura dell’aedo in Omero. Calcante ᾔδη τά τ᾿ἐόντα τά τ᾿ἐσσομενα πρό τ᾿ ἐόντα (Il. 1, 70). In Od. (8, 479 segg.) agli aedi οἴμας Μοῦσ᾿ ἔδίδαξε, e a Demodoco ha insegnato la Musa o Apollo. Demodoco ὁρμηθεὶς θεοῦ ἄρχετο, quindi l’inizio parte dell’impulso di un dio.
– Odisseo lo elogia perché conosce i fatti come se fossi stato presente o te l’avesse narrato qualcuno, la tipica situazione del testimone di un’opera storiografica. In realtà questa è la situazione delle Muse a cui il poeta, all’inizio del Catalogo (Il. 2, 484 segg.) chiede di narragli i capi dei Greci: Ὑμεῖς γὰρ θεαί ἐστε, πάρεστέ τε, ἴστέ τε πάντα / ἡμεῖς κλέος οἶον ἀκούομεν οὐδέ τι ἴδμεν.
– In Apollonio è il poeta che decide che cosa cantare: le Muse devono essere ὑποφήτορες …ἀοιδῆς, ‘ministre, interpreti’ (20 segg.). Per Esiodo invece il poeta è θεράπων delle Muse (v. 100).
– All’inizio dei vv. 36-37-38 ci sono tre participi, ὑμνεῦσαι, εἰρεῦσαι, ὁμηρεῦσαι, predicativi rispetto a τέρπουσι. La forma della contrazione è ionica, ma per il secondo la forma è una congettura per il tradito εἰροῦσαι, o εἴρουσαι non contratto.
– Nel nuovo elenco questa volta si parte dagli inizi per arrivare a Zeus: πρῶτον…δεύτερον. E’ saltata la generazione intermedia, quella di Crono, per giungere a celebrare la grandezza di Zeus. Poi vi sono gli uomini e i giganti.
– Nascita delle Muse. Padre è Zeus, madre Mnemosine. Mi sembra strano che la dea della memoria partorisca le figlie perché siano oblio: oltretutto le due parole sono all’inizio di due versi successivi.
– In genere s’intende che la Memoria serva al cantore per ricordare il contenuto del canto e agli eroi perché siano ricordati attraverso il canto nei secoli. In Apollonio (v.2) il poeta dice μνήσομαι, ‘ricorderò’.
– Ma qui s’insiste sul valore consolatorio, terapeutico del canto: a vv. 102-103 ritorna l’oblio delle tristezze e dei dolori grazie all’ascolto del canto.
– Il contenuto dei canti nei conviti degli dèi riguarda le leggi di tutte le cose e i nobili costumi degli dèi. Altri intendono νόμους come prerogative, compiti distribuiti da Zeus. Ma più avanti in questo senso usa τιμάς. (74)
– Ricorda quando, dopo la nascita, le Muse si sono recate dal padre. Nuovo elogio della grandezza e del ruolo di Zeus. Crono è questa volta citato, ma appena di passaggio.
– Segue l’elenco dei nomi e il ruolo preminente di Calliope, προφερεστάτη ἁπασῶν: a lei anche il compito di guidare i re. Tema del buon governo che ritroviamo nelle Opere.
-Fra le caratteristiche dei re c’è soprattutto l’abilità di parola, che serve per dirimere le controversie. Non vi è ancora la diffidenza verso l’uso della parola che incontriamo dal secolo quinto.
– Segno di questa diffidenza è la degenerazione del personaggio di Odisseo nelle tragedie.
– Questione dei vv. 108-111. C’è chi espunge 108-110 perché preannunciano una cosmogonia e il v. 111 sembra la diretta prosecuzione del 107. Altri espungono il v. 111 perché ripete il v. 46. Se si conservano tutti i versi c’è sicuramente una discontinuità.
– Si conclude il proemio con una serie di imperativi, a partire dal saluto χαίρετε, e di nuovo ἐξ ἀρχῆς.