di Moreno Morani e Giulia Regoliosi
La stagione scaligera 2004 si è aperta, com’è noto, con la prima ripresa dell’opera che aveva inaugurato il teatro nel 1778, l’“Europa riconosciuta” musicata da Antonio Salieri (Legnago 1750-Vienna 1825). Proponiamo qualche considerazione sulla rilettura del mito effettuata dal librettista Mattia Verazi (1730-1794).
Europa appartiene ad uno dei rami più affascinanti della stirpe Io-Zeus: il padre, Agenore, si trasferisce dall’Egitto, dove l’antica progenitrice argiva aveva terminato il suo peregrinare, in Fenicia: qui nascono i due figli Cadmo ed Europa. La ragazza è rapita da Zeus che le si presenta in forma di toro e la trasporta per mare fino a Creta. Ritorna dunque il topos della trasformazione: come Io era divenuta giovenca a causa dell’amore di Zeus, così Zeus diviene toro per amore di Europa. E’ inoltre evidente il legame con miti e riti del mondo minoico.
Europa diviene madre di Minosse e Radamanto: il re cretese Asterio in seguito la sposa e adotta i due ragazzi, che diverranno prima sovrani dell’isola e poi saggi giudici negli inferi. Ma il mito conosce anche un terzo figlio, Sarpedonte, il più amato, destinato a morire a Troia sotto gli occhi rattristati del padre Zeus, combattendo dalla parte dei Troiani insieme col popolo licio: un ulteriore coinvolgimento nella ragnatela della stirpe, dopo egiziani, fenici e cretesi, anche di genti microasiatiche.
Cadmo invece, cercando inutilmente la sorella perduta, ripercorre a ritroso la via di Io: torna in Grecia e si ferma in Beozia, dove in seguito a prodigiose avventure fonda Tebe: sarà la patria di suo nipote Dioniso, vi avrà i natali Eracle, vi avrà origine la stirpe di Edipo.
Un crogiuolo di popoli, dunque, come ben ci indica Eschilo: solo l’origine argiva della stirpe sembra dare ragione del fatto che Europa sia l’eponima del nostro continente.
Verazi non aveva a disposizione, come i drammaturghi del sei-settecento, un modello teatrale greco o latino a cui rifarsi, di cui in certo qual modo dover rendere conto: il mito ci è giunto solo attraverso frammenti e narrazioni tardive. Così il librettista opera liberamente, rifacendosi ad alcuni stereotipi della tragedia d’argomento mitologico italiana e francese: la razionalizzazione del mito che tende a ridurre o eliminare il prodigioso, l’accentuazione del tema amoroso, spesso con la duplicazione delle coppie o con l’inserimento di rivali, l’opposizione sentimento – dovere, amore – onore, la questione dinastica, talvolta complicata da necessità matrimoniali per avere un uomo sul trono.
Europa, figlia del re fenicio Agenore, già innamorata e promessa sposa di Isseo, viene rapita da Asterio, che sostituisce il dio-toro del mito, e condotta con la forza a Creta. Qui si piega ad un matrimonio riparatore, da cui nasce un figlio. Dopo qualche anno giunge la notizia che Agenore è morto: poiché non vi sono figli, il trono è destinato alla nipote Semele. Pertanto Asterio decide di ricondurre la moglie in patria con un numeroso esercito, e di aiutarla a riconquistare il trono paterno. L’inizio dell’opera vede però i due sposi, col figlioletto ed un piccolo gruppo di seguaci, sopravvissuti a stento ad un naufragio ed in balìa di ogni assalto nemico: dal dialogo fra i due capiamo che Europa ricorda ancora fieramente l’oltraggio subito, ma è fedele al legame che ha stretto, mentre Asterio la ama tanto da volerle garantire un potere nella patria perduta, forse anche lontano da lui.
Nel prosieguo si intrecciano vari motivi topici: la successione dinastica deve essere garantita dal matrimonio di Semele con uno sposo che abbia sparso sangue straniero: sono in lizza Egisto, che si è impadronito dei naufraghi e intende sacrificarli, e Isseo, da poco vincitore di una guerra contro i ciprioti. Ma Isseo è ancora legato all’amore per Europa e stenta a ricambiare l’offerta di matrimonio e potere che la regina innamorata gli propone con insistenza. Quando viene svelata l’identità dei prigionieri, si scatena la gelosia nei diversi personaggi: di Semele contro Europa, di Isseo contro Asterio, mentre Egisto subdolamente approfitta dei sentimenti di ciascuno per tessere le sue trame. In un colloquio fra Europa ed Isseo il tema topico del contrasto amore-dovere giunge al suo culmine: Europa rivela all’amato di non averlo tradito, ma di essere stata costretta a nozze odiose; tuttavia l’onore e il dovere la legano allo sposo e al figlio, anzi chiede ad Isseo non solo di aiutarla a salvarli, ma anche di sposare lui stesso Semele, liberandola da ogni tentazione di infedeltà. Generosamente Isseo obbedisce: riesce a convincere Semele accettando di sposarla, e lotta con Egisto per strappargli i prigionieri. Il lieto fine vede Semele ed Isseo sovrani di Tiro, mentre Europa ed Asterio ormai liberi torneranno a Creta: un lieto fine moralistico e malinconico.
Leggi anche, su un tema collegato, l’articolo Greci e barbari nel teatro di Eschilo.
Per leggere il libretto dell’opera
Per conoscere Salieri (brevi files in formato mp3):
Sia pur l’ultimo bicchiere (da Falstaff)
La Ra La (da La grotta di Trofonio)
Ouverture da Les Danaïdes
Ouverture da Armida
Abissi apritevi (da Gesù al Limbo)
Te Deum
N.B. I brevi files musicali, offerti come semplice invito all’ascolto al fine di una primo accostamento alla personalità del musicista, sono stati tutti reperiti in siti Internet specializzati: se ne presume pertanto la libera disponibilità (rimarrebbe sempre possibile il semplice link al sito dove essi si trovano). Restiamo comunque a disposizione degli aventi diritto per ogni eventuale questione.