Render unto Caesar, 2003
Un giallo antico inconsueto, perché non è un whodonit ma un giallo d’azione. Il protagonista è un greco di Alessandria, cittadino romano ma per la prima volta in visita d’affari a Roma, dove intende riscuotere un grosso debito dal console in carica. L’impresa risulterà molto più difficile del previsto, con agguati (in una dei quali muore uno dei suoi schiavi), fughe, arresti più o meno simulati, ecc. Nel corso della vicenda incontra una donna, ex gladiatrice di origine cantabra, che lo aiuta e di cui s’innamora.
Romanzo di buona lettura, credibile nell’ambientazione storica (inconsueta anche questa: il 16 a.C.), non didascalico, non troppo ideologico (le riflessioni sul modo di trattare gli schiavi sono ben inserite nel contesto e nel personaggio), ben centrato nei rapporti fra romani, greci e barbari, attento al senso religioso. L’unica obiezione è linguistica: il protagonista parla naturalmente greco ma conosce abbastanza bene anche il latino; la questione è che il passaggio da una lingua all’altra sembra coinvolgere anche l’inglese. Ad esempio chiede ai portatori: Why do we stop? E poi si domanda se non sarebbe miglior latino dire Why are we stopping? Quale sarebbe la differenza in latino? Oppure dice ad una bambina di Roma che sua figlia si chiama Myrrhine e la bambina ripete Mur-ree-nee: in latino?