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Gino Abatino

by Mariapina Dragonetti

Tempesta su Roma-Lo scandalo dei Baccanali, ed. De Ferrari, 2002

di Giulia Regoliosi

Più che di un thriller, come è presentato nel risvolto di copertina, si tratta di un romanzo storico, rielaborazione di un’opera teatrale del ’77. L’autore, insegnante e pubblicista, segue fedelmente il testo di Livio (XXXIX, 8-20) riguardo ai fatti che portarono nel 186 a.C. al Senatus Consultum de Bachanalibus e alle violente repressioni che ne seguirono: ritroviamo tutti i personaggi famosi e oscuri che animano le pagine liviane (già piuttosto romanzate, probabilmente). Fra questi emerge come protagonista il console Postumio Albino, la figura più liberamente rielaborata: l’autore ci racconta il difficile rapporto d’amore con la schiava Tisbe, giovane greca che rinfaccia al padrone-amante la differenza fra le due culture e i pericoli del potere e della forza, i rapporti con l’altro console, acceso militarista, con Catone e con Scipione Africano, la simpatia per un giovane soldato che Postumio finirà per adottare: soprattutto ne mette in luce l’ambiguità, propria di chi persegue un fine buono attraverso incomprensioni e abusi di potere. Tuttavia anche la lettura che dell’episodio storico e dei fenomeni religiosi dà l’autore risulta ambigua: se intendeva rivalutare l’esperienza misterica (come sembrerebbe, ad esempio, dalle discussioni con Tisbe) non si capisce il perché della descrizione raccapricciante del prologo né dei vari intrallazzi pseudoreligiosi. Molto sgradevole la citazione letterale neotestamentaria nel rituale dionisiaco (morendo ha distrutto la morte, risorgendo ha ridato la vita): si ha l’impressione che l’autore voglia proporre delle analogie, sia fra le esperienze religiose, sia fra le persecuzioni (si veda anche l’insistenza sulla croce e sul triangolo), analogie che l’ambiguità del contesto rendono spiacevoli. Per chi ama Apuleio è sgradevole anche la citazione del discorso dell’iniziazione ad Iside, in un contesto molto negativo.
Qualche perplessità sulle ampie digressioni, a volte scopertamente didascaliche, e su un insistito gusto scatologico.