P. Harding, La serie di Amerotke
The assassins of Isis, 2004, trad. it. Gli assassini di Iside, Mondadori 2006
Torniamo all’Egitto con una serie del giallista inglese Paul Harding, altro alias di P.C. Doherty. Siamo nel quindicesimo secolo a.C., al tempo della regina Hatshepsut; il protagonista della serie è un giudice/detective pensoso e scettico, aiutato da una sorta di grottesco servus callidus, un nano dal volto mutilato. In questo libro Amerotke deve occuparsi di una banda di saccheggiatori di tombe: nella sua indagine è intralciato, oltre che da componenti insospettati della banda, dal sacerdote di Iside e dalla regina stessa, che nascondono entrambi dei segreti. Il plot è piacevole, l’ambientazione esce un po’ dalle mie competenze (ma dubito che si usassero pergamene in Egitto nel XV secolo a.C.). Notiamo come la pubblicazione nei Gialli Mondadori risenta del gusto per l’esotico da cui evidentemente il mondo grecoromano è escluso.
The Mammoth book of Egyptian Whodonnits, a cura di M.Ashley, London 2002
Come gli altri Mammoth, anche questo è costruito cronologicamente: dal primo racconto ambientato nel terzo millennio a.C. fino all’Egitto dei Tolomei e all’Egitto deli archeologi. E’ interessante che il curatore nella prefazione faccia risalire il “giallo egiziano” al romanzo della Christie citato al punto uno di questa rubrica, though in fact reads every bit as cozy as a traditional country-house mistery: come si diceva al punto citato, l’intento della Christie era proprio questo: non puntare sulle differenze storiche, ma sulla ripetitività della natura umana.
Fra gli autori ritroviamo Harding con il giudice Amerotke (anche se lo scrittore è indicato col vero nome di Doherty); incontriamo inoltre racconti legati ad altri romanzi seriali: la serie di lord Meren, consigliere del giovane faraone Tutankhamun, di Lynda S. Robinson, la serie del capo di polizia Bak, anch’esso, come Amerotke, collocato al tempo della regina Hatshepsut, la serie di Huy, scriba al tempo di Akhenaten e successivamente investigatore, di Anton Gill. Altri racconti non appartenenti a serie “egiziane” sono opera di autori noti per serie storiche di diversa epoca, che per questo Mammoth si sono cimentati con l’Egitto.
Lynda S. Robinson, La serie di Lord Meren
Costituita da sei romanzi più il racconto inserito nel Mammoth, la serie ha per protagonista l’uomo di fiducia del giovane faraone Tutankhamon, Meren: a suo tempo vittima del faraone eretico Akhenaten, che gli ha ucciso il padre e l’ha costretto ad accettare il marchio a fuoco della devozione al nuovo dio, Meren è sopravvissuto grazie all’intercessione del potente Ay, padre della regina Nefertiti, che l’ha preso sotto la sua protezione e gli ha permesso, dopo la morte di Akhenaten, di guadagnarsi la fiducia del faraone-ragazzo. Nel corso dei libri, tutti editi in Italia da Tea, Meren vede svilupparsi la famiglia, resta vedovo con tre figlie e un figlio adottivo che lo aiuta nelle indagini (una costante nei gialli: si veda ad esempio Saylor), s’innamora nuovamente e affronta diverse peripezie: ma il Leitmotiv rimane il ricordo del regno di Akhenaten/Nefertiti e della misteriosa morte di quest’ultima, su cui si svolge un’indagine che attraversa più libri, restando ogni volta sospesa. Nell’ultimo libro edito in Italia, Sterminatore di dei (Tea 2006), il motivo sembrerebbe finalmente concluso (con un discreto colpo di scena).
Apprezzata dagli egittologi per la precisione culturale, la serie ha il limite di una certa monotonia, dato il riferimento a pochi anni di un’epoca non particolarmente nota né ricca di eventi.