La serie di John l’Eunuco
Four for a boy, 2005
Una coppia di marito e moglie americani firma una serie dal titolo numerico, giunta al sesto titolo. Quello che presentiamo è (ovviamente) il quarto romanzo, ma costituisce il prequel della serie: inizia nel 540, quando John è Gran Ciambellano dell’imperatore Giustiniano e prepara la processione diretta alla chiesa ricostruita di S.Sofia, ma prosegue immediatamente con un flashback.
Siamo quindi a Costantinopoli nel 525: l’imperatore Giustino è molto malato e suo nipote Giustiniano aspira a succedergli, insieme con la concubina Teodora che intende sposare. John ha una storia complessa, che richiede molti ulteriori rimandi al passato: dopo una giovinezza in campagna ha frequentato l’Accademia platonica, è stato soldato mercenario (durante questa esperienza si è fatto iniziare ai misteri di Mitra, cui è tuttora fedele), poi per amore di una donna si è aggregato ad una troupe di girovaghi, è stato catturato dai Persiani, castrato e venduto come schiavo; divenuto proprietà del palazzo imperiale, ha assistito l’addetto all’argenteria dell’imperatore e poi è stato prestato ad un nobile senatore per insegnare a sua figlia, disperatamente innamorata di lui. Per essere un prequel, ha ben tante vicende pregresse! La sua disavventura l’ha lasciato amareggiato e pieno di furia, che non sempre riesce a controllare.
L’assassinio di un pio benefattore ai piedi del grande crocefisso marmoreo donato alla chiesa dà inizio alla vicenda: i responsabili sembrano gli ultrà dei Blu, sostenuti da Giustiniano e Teodora, per cui i nemici del futuro imperatore potrebbero approfittare dell’occasione per screditarlo. Incaricata dell’indagine è una coppia male assortita, una guardia di Giustino, Felix, e lo schiavo John, scelto da Giustiniano: è chiaro che i due, oltre a togliere ogni sospetto da Giustiniano, devono fare da spie nei confronti dell’ambizioso prefetto Teodoto (chiamato Zucca per la testa deforme), alle cui dipendenze sono formalmente posti, dei notabili della città, fra i quali lo stesso senatore presso cui John lavora, e perfino l’uno dell’altro. L’indagine, mentre si aggiungono altri delitti, segue la pista dei Blu e quella dei nemici del morto per motivi economici o politici: finirà per trovare un movente e un colpevole inaspettato e otterrà la libertà per John.
Discreto come whodonit, il romanzo ha però dei difetti: è lentissimo, dà troppo spazio alle recriminazioni lamentose del protagonista, condivide con molti gialli ambientati nel tardoantico la posizione malevola sia nei confronti del Cristianesimo sia verso personaggi storici dai molti aspetti negativi ma anche positivi. La coppia di detective si ispira alle moltissime coppie di film o telefilm, inizialmente male assortite (tipo: un razzista e un nero; qui un libero e uno schiavo), ma che finiscono per fare amicizia.
La serie di Caio Celso
Una curiosa vicenda editoriale. Nel 2003 esce, con molto ritardo rispetto alla composizione (che è degli ultimi anni ‘80) un romanzo per l’editrice Irradiazioni, Rosso Velabro, in un’edizione elegante, con ben tre introduzioni, appendici, una grande cartina a colori estraibile. Ha per protagonista Caio Celso ed è ambientato nel 363 d.C.
Nel 2006 Hobby & Work pubblica Il Signore delle furie danzanti – la prima indagine di Caio Celso, specificando all’interno: Le indagini di Caio Celso – volume I.
Il romanzo è ambientato nel 366 d.C. e vi si fa chiara allusione ai fatti dell’opera precedente. Aggiungo che, a quanto mi risulta dalle molte informazioni fornite dal primo libro, Caio Celso compare anche in alcuni racconti, probabilmente intermedi. Una prima ricerca on line non ha chiarito l’equivoco (ma c’è da chiarire una furbata del genere?), dato che anche Wikipedìa ha richiesto una correzione. Presento comunque i due libri in ordine cronologico.
Rosso Velabro, ed. Irradiazioni, 2003
L’autore ha pubblicato romanzi e racconti di fantasy e romanzi storici. In questo libro i due filoni s’intrecciano: e se per il secondo la fonte ideale sono Le memorie d’Adriano della Yourcenar (benché in realtà l’autore indichi un’ampia serie di fonti nella bibliografia finale), per il primo i modelli sono senza dubbio Tolkien, il Benson del Signore del mondo e il Lewis della trilogia che si conclude con Quell’orribile forza: fantasy cioè di tipo apocalittico che negli autori citati vede la lotta fra il Bene (il Dio cristiano, in allegorie più o meno esplicite) e il Male (il Demonio, l’Anticristo, anche questo in modo più o meno esplicito), mentre in De Pascalis la lotta si svolge fra dèi Olimpi e dèi ctonii (rappresentati dalle divinità etrusche) e, meno appariscenti ma determinanti, divinità orientali. Il Dio dei cristiani non interviene, i suoi seguaci restano sullo sfondo o sono implicati per motivi d’interesse: la loro vittoria finale sarà facile e ingloriosa. Il momento storico è quello della morte dell’imperatore Giuliano.
Il libro ha un indubbio fascino per chi ama oltre al giallo anche il genere fantasy: ideologicamente prevale in modo netto il vagheggiamento di un ideale classico perduto, un mondo di perfezione, tolleranza e bellezza legato agli dèi olimpi e più ancora a divinità della natura come ninfe e satiri: così si reinterpreta il malinconico classicismo delle Memorie di Adriano. Principale rappresentante di questo ideale è il misterioso Calpurniano, custode della villa di Adriano e dei suoi segreti, ma ne partecipano anche Aurio, un sopravvissuto a molte campagne militari che vive isolato e sconosciuto, e lo stesso detective, Caio Celso, che compie un’indagine poliziesca su numerosi omicidi nascondendo anche alla spalla Alipio il suo segreto.
Poche obiezioni all’ambientazione: ma la citazione di Boezio è decisamente una gaffe.
Il Signore delle Furie danzanti, ed. Hobby & Work, 2006
Il romanzo si apre e si chiude con due lettere indirizzate ad Ammiano Marcellino nel 378, in cui lo scrivente gli contesta di aver trascurato nella sua opera storica le vicende che hanno visto protagonista Caio Celso nel 366, dopo i noti fatti del 363: la successiva narrazione si finge quindi rivolta allo storico perché si aggiorni. E’ strano, se la serie deve continuare, che ci si sia già portati al 378: eventuali indagini intermedie non erano degne di essere riferite ad Ammiano? Oppure ogni altra indagine avviene dopo il 378 (improbabile, visto che Celso è già di mezz’età? Una questione riguarda inoltre la ragazza che diviene schiava e compagna di Celso alla fine del libro precedente e che qui risulta sua solo da un anno, fatto anzi molto insistito, data l’importanza della ragazza nel plot.
Plot che è estremamente complicato, con moventi personali, economici e politici, spie, controspie e controcontrospie, questioni religiose che parrebbero portare ad eventi soprannaturali (come nel libro precedente), ma si risolvono in intrallazzi meschini e crudeli, da cui nessuna fede religiosa si salva. Rimane, oltre alle massime filosofiche scarsamente consolatorie, il vitalismo concreto e solare di una donna, Livilla, che sembra avviarsi a diventare la nuova partner (nella detection, oltre che nella vita) di Celso.
Qualche perplessità sulla cronologia delle questioni interne alla Chiesa cristiana: in particolare, l’elezione di papa Damaso (che qui risulta già vescovo di Roma all’epoca di Giuliano) è collocata invece dalla migliore critica nello stesso 366, contemporaneamente a quella dell’antipapa Ursino
La serie di Festus
Le prix des chiens, 2006
L’autore è docente di storia della tarda antichità e la sua opera ne risente, sia positivamente, per l’interesse storico e culturale, sia negativamente, per la difficoltà in cui rischia di trovarsi un lettore medio, fra vicende storiche, ambientazione geografica e sottigliezze teologiche.
Collocata nel IV secolo d.C., la serie comprende finora due titoli, Le complot des Parthiques e questo che presentiamo.
Valerius Aradius Festus è un giovane di buona famiglia e buoni interessi culturali, sposato con due figli, di formazione pagana ma di scarse convinzioni; la madre è cristiana cattolica, cioè seguace dell’otodossia nicena. Nominato agens in rebus (agente segreto), Festus viene inviato in Illiria con l’incarico di sorvegliare un non tanto misterioso IIIIP, sigla dal significato subito chiaro. Intanto s’imbatte in una serie di morti, trova vecchie conoscenze e nuovi personaggi (di passaggio Ammiano Marcellino e Teodosio), si separa dai due più cari compagni e si trova a seguire più piste, intrecciate fra loro: quella politica, legata alla successione di Valentiniano I, imperatore di Occidente, che lascia alla sua morte un ragazzo, Graziano, e un bambino, Valentiniano II, a rischio di sopraffazione da parte del collega di Oriente, Valente; quella religiosa, che vede la lotta fra ortodossi, ariani e altre forme di eresia (fotiniani, sabelliani); quella economica, connessa con furti e sopraffazioni sia interni all’impero sia ai danni dei barbari. Quest’ultimo aspetto, benché secondario, è evidentemente di grande interesse per l’autore, che dedica il titolo alle tragiche condizioni dei Visigoti introdotti nell’impero da Valente ma lasciati senza viveri e alla mercé dei funzionari corrotti. Il motivo di questo interesse non è chiaramente da cercarsi all’interno del libro: in parte deriva dalla consapevolezza che pochi anni dopo ci sarebbe stata la battaglia di Adrianopoli, con l’uccisione di Valente da parte dei Visigoti, in parte da analogie (esplicitate nella postfazione, con qualche rischio di forzatura) con vicende politiche recenti. Ho già anticipato pregi e difetti dell’opera. La scrittura è ben sorvegliata, e nel complesso la lettura è piacevole.
Le rire des Luperques, 2007
Séguito immediato del precedente, questo romanzo si svolge a Roma fra la fine del 376 (precisamente il 25 dicembre, Natale per i Cristiani e festa del Sole invitto per i superstiti pagani) e l’inizio del 377 (fino alla festa dei Lupercali, in febbraio). Festus ha momentaneamente lasciato l’incarico di agens in rebus per assumere la magistratura di pretore, voluta ardentemente da suo padre che si è anche incaricato di organizzare e pagare i giochi inaugurali (a cui Festus partecipa di malavoglia). Si trova coinvolto, anche per amicizie personali, nel successivo assassinio di tre giovani appartenenti all’antichissimo sodalizio dei Luperci: apparentemente omicidi seriali. L’indagine, in cui è coadiuvato dal liberto Esaius, cristiano saggio e fedele, porta Festus a contatto con i più alti notabili romani, sia civili, come il prefetto Furius Maecius Gracchus, parente delle vittime, sia della religione pagana, come il flamen Dialis o le Vestali (va detto che le Vestali sono onnipresenti nei romanzi ambientati a Roma), sia cristiana, come il papa Damaso o l’ambiguo prete Eusebio. Lui stesso ha dovuto accettare l’iniziazione ai misteri di Mitra, di cui suo padre è il capo, ed ha verso il paganesimo morente un insieme di perplessità e nostalgia: prevale forse il timore che la perdita dei vecchi riti trascini con sé la fine di Roma. Verso il Cristianesimo ha ostilità per gli intrighi di potere e le complicazioni teologiche, nonché per la perdita della gioia di vivere, cui sembra votata sua madre; accetta benevolmente la più moderata intransigenza di Esaius, ed osserva perplesso il disinvolto sincretismo di cristiani appartenenti ai Luperci o della stessa moglie che partecipa al rito dei Lupercali rivolto alla fecondità delle donne (anche se Flaminia e Festus hanno già due bambini, più, topos inevitabile, una figlia adottiva).
Il plot ha uno sviluppo interessante, con vari colpi di scena e un finale amarognolo. Si legge volentieri. Interessante, oltre all’idea di una prefazione che fa il punto sul personaggio, soprattutto la postfazione, che traccia brevemente le caratteristiche di un romanzo storico con personaggio fisso, uno degli aspetti su cui in questa rubrica ci siamo più soffermati.
La serie di Claudia, Agens in Rebus
Murder imperial, 2002
The song of the gladiator, 2004
The queen of the night, 2006
Murder’s immortal mask, 2008
Oltre alle molte serie pubblicate sotto pseudonimi (due comprese anche nella nostra raccolta) compaiono anche romanzi sotto il vero nome di questo autore. Non sempre gialli: ad esempio è del 2002 il romanzo storico Domina, incentrato sul personaggio di Agrippina.
Nel primo libro di questa serie siamo a Roma poco dopo la battaglia di Ponte Milvio. Elena e Costantino stanno per organizzare l’attacco a Licinio, imperatore di Oriente, per riunificare l’impero. Inoltre l’imperatrice prepara segretamente un viaggio a Gerusalemme per ricercare la Santa Croce, in modo da rafforzare l’appoggio dei cristiani al figlio. Càpitano però una serie di assassinii che sembrano voler coinvolgere Costantino e il suo favore per la Chiesa. Nell’indagine è implicata una giovane donna, Claudia, nipote di un oste dai molti pittoreschi amici. Dopo diverse vicende personali, in seguito alle quale è animata da un desiderio di vendetta, è stata reclutata da uno strano personaggio, Anastasius, fra gli agentes in rebus, le spie dell’imperatrice (NB: l’autore traduce Doers of things, ma il complemento di luogo darebbe piuttosto Coloro che agiscono nelle situazioni). Benché sia guidata, oltre che da Anastasius, anche da Silvestro, il rappresentante del papa, e sia aiutata da vari uomini, l’indagine è solo opera sua: bizzarra particolarità che condivide con il personaggio di Miriam nella serie composta da Doherty con lo pseudonimo di Anna Apostolou. Il romanzo ci guadagnerebbe ad essere molto snellito: lunghissime noiose descrizioni di colore locale (con un pranzo a corte preso pari pari da Petronio) rischiano di far interrompere la lettura, così come le troppe ricapitolazioni. La soluzione è piuttosto prevedibile per quanto riguarda l’identità dell’omicida (che oltre tutto fa una gaffe chiarissima), poco convincente circa i moventi. Un episodio collaterale comprende un delitto della camera chiusa.
Nel secondo libro Claudia è convocata nella Villa Pulchra dove sono radunati esponenti dell’ortodossia e dell’arianesimo per discutere. Com’è prevedibile, l’autore si caccia in un ginepraio teologico. Così l’ortodosso Silvestro spiega la Trinità: The Father, pure spirit, sees an image of himself; that image is the Son…He loves that image and the love which exists between them is another person, the Spirit. Three persons but one God. Quindi si arriva alle tre persone, ma passando attraverso l’idea che Dio vede la propria immagine e la ama, una sorta di Narciso insomma. Più avanti è dichiarato che s.Giovanni inizia il Vangelo con la testimonianza di un’altra persona non identificata. E tralasciamo ολογος in questa forma (peraltro anche le citazioni latine non sono sempre corrette). Si legge, insomma, con una certa avversione, accentuata dagli intrighi delle fazioni cristiane, l’immagine quasi grottesca di Costantino e la matriarca Elena a caccia di reliquie più o meno credibili.
La storia unisce vecchi rancori del tempo delle persecuzioni, vicende personali di Claudia, agoni di gladiatori e un attacco da parte di Licinio: ce n’è fin troppo, anche per la prolissità delle descrizioni. La conclusione vede Claudia liberarsi delle tragedie passate e disponibile ad innamorarsi. Il plot giallo, con un nuovo ricorso al topos della camera chiusa e con particolari truculenti, piace sì e no.
Il terzo libro è di poco posteriore: Claudia è coinvolta in due serie di eventi che sembrano stranamente collegati: l’assassinio dei superstiti di una strage avvenuta in Britannia e il rapimento di ragazzi della Roma-bene. Come spesso avviene nei gialli, l’intervento del/della detective e dell’incaricato alla difesa (in questo caso Murranus, gladiatore fidanzato di Claudia) non impedisce che le morti continuino, anzi s’intensifichino: un topos bizzarro che metterebbe in crisi qualunque agenzia di detective o di guardie del corpo. Un piccolo colpo di scena in un plot piuttosto noioso.
Nel quarto libro è passato un anno. Elena e Costantino progettano di rifondare Bisanzio; i cristiani, ottenuta la libertà religiosa, sono alla ricerca della tomba di S. Pietro, a lungo tenuta nascosta e nota a pochi. Alla quest del luogo sacro (per motivi di cupidigia e potere, oltre che di devozione) si mescola la vicenda di un serial killer da tempo scomparso e ritornato a colpire. Nuovamente opera Claudia, aiutata dal compagno Murranus, ormai ex-gladiatore. I difetti del romanzo sono gli stessi degli altri libri, ma il plot è ben costruito, con diversi colpi di scena; anche qui c’è un delitto della camera chiusa, evidentemente caro all’autore.
Albert Noyer, la serie di Geturius e Arcadia
The Secundus Papyrus, 2003
Lo scrittore, un americano di origine svizzera, inizia con questo romanzo, ambientato a Ravenna all’epoca di Galla Placidia e Valentiniano III, una serie con una coppia di protagonisti (nuovamente la coppia!), due giovani sposi entrambi medici. In realtà Noyer aveva pubblicato nel 2000 un prequel, The Saint’s Day Death, con la vicenda dei genitori di Geturius e Rabbi David ben Zadok incentrata su omicidi seriali nei giorni degli onomastici. Il libro che apre la serie di Geturius adulto e della moglie si fonda invece sul complotto di monaci irlandesi che intendono sovvertire l’ordine dell’impero con un falso documento (il papiro di Secundus) da proclamarsi la notte di Natale. Il documento viene però scoperto in anticipo in una drammatica scena all’interno del mausoleo di Galla Placidia ancora in costruzione: una serie di morti segue la scoperta, mentre l’abate irlandese di Lione con un viaggio avventuroso attraverso nevi e barbari cerca di raggiungere Ravenna per la vigilia di Natale. Il romanzo si chiude con il ricomporsi di un mondo ancora in pace, ma le spiegazioni sono vaghe, il perché delle morti poco chiaro, e il principale complice del complotto non solo non è denunciato ma non ci viene esplicitamente rivelato, anche se sembra fin troppo palese. Il fatto è che l’autore non vuole rischiare di coinvolgere personaggi storici o pseudostorici (di uno si dice nell’elenco iniziale a quale personaggio storico corrisponde): così è costretto a lasciare molto irrisolto. A parte l’assurdità del falso documento (che non sveliamo) e la macchinosità del complotto, notiamo alcuni difetti linguistici o storici, una certa prevenzione verso il cristianesimo (con qualche nostalgia sia per l’ebraismo sia per il paganesimo) e un andamento a volte un po’ noioso.
E’ già uscito il successivo romanzo della serie: The Cybelene Conspiracy (2005).