Gli antichi detectives

Si è sviluppato nel pubblico, non solo italiano, ma anche europeo e americano, un vivo interesse per l’ambientazione in epoche antiche della fiction. Anche solo basandoci sulla fiction cartacea, notiamo che accanto a fortunatissime biografie romanzate (si pensi alle serie dedicate ad Alessandro da Manfredi o a Ramses da Jacq, o all’infanzia e giovinezza di Cesare da Iggulden o alle frequenti vite di imperatori) o ad altrettanto fortunate ricostruzioni di periodi storici, come i romanzi sulle guerre civili a Roma della scrittrice americana McCollough, troviamo romanzi d’avventure ambientati presso diversi popoli antichi (ad esempio i romanzi degli stessi Manfredi e Jacq) e infine un’ampia narrativa poliziesca. Ad essa in particolare vogliamo dedicare questa rubrica che prende il via da un articolo pubblicato su Zetesis 1/2001, continuamente aggiornato e rielaborato  appositamente per il sito a cura di Giulia Regoliosi.

  1. GLI ARCHETIPI

 

  1. 1. Agatha Christie, Death comes as the end,1945, trad. it. C’era una volta, Il Giallo Mondadorianche compreso nel volume In viaggio col delitto, Mondadori, 1978.

Il romanzo è ambientato in antico Egitto, a Tebe, circa nel 2000 a.C. L’autrice spiega nell’introduzione che si è ispirata per l’ambientazione a papiri egiziani dell’XI dinastia trovati in una tomba di Luxor dalla spedizione del Metropolitan Museum di NewYork: infatti la Christie, moglie in seconde nozze di un archeologo, aveva interesse e una certa competenza nei confronti delle antiche civiltà ed ha anche collocato alcuni dei suoi intrecci nel mondo degli scavi e dei siti archeologici (Non c’è più scampo, La domatrice, Il mondo è in pericolo). Ma il punto più interessante dell’introduzione è un altro. Dice la Christie: “La località e il racconto sono puremente casuali e non hanno alcun riferimento con la storia. Qualsiasi località o altra epoca poteva servire allo scopo”. In effetti il senso ultimo dei romanzi di questa autrice è lo studio della natura umana: come uno dei suoi personaggi ricorrenti, Miss Marple, cerca nelle persone in cui s’imbatte analogie con gli abitanti di quel piccolo microcosmo che è il suo villaggio, così i membri della famiglia egiziana del 2000 a.C. protagonista del romanzo hanno i desideri, le ambizioni, i vizi e gli odi di ogni tempo. Nell’antico l’autrice cerca il sempre uguale, e non si preoccupa di fare dell’esotismo o di insistere particolarmente sull’ambientazione, pur attenta. Non a caso un personaggio de Il mondo è in pericolo (They came to Bagdad, 1951), una ragazza imbattutasi in una spedizione archeologica, rimane colpita soprattutto da piccole cose come il vasellame riparato col bitume, testimonianza di una vita domestica, di gente comune. Per quanto riguarda l’intreccio, costante dei gialli di cui trattiamo è la tipologia classica del whodonit (la ricerca del colpevole). In questo l’investigatore è uno dei personaggi, manca cioè la figura del detective estraneo alla vicenda.

 

 

 

  1. 2. Theodore Mathieson, The great “detectives”, 1960, trad. it.Quando il genio indaga, I classici del giallo, Mondadori 1992

 

Al contrario del romanzo precedente, l’idea portante di questi racconti, di un autore statunitense che vive in Canada, è la scelta di un grande personaggio storico come detective: per la nostra rubrica interessa solo il primo, Alessandro Magno, ma la raccolta di racconti ne comprende altri nove in ordine cronologico, da Omar Khayyam a Florence Nichtingale. In ogni racconto il personaggio è colto in un momento cruciale della sua vita, per cui l’intrigo giallo si mescola con le sue vicende private e pubbliche, e a volte le determina. Nel racconto che ci interessa troviamo alcuni degli espedienti tipici del giallo anglosassone: il detective è anche la vittima (ovviamente con morte ritardata), mentre l’identità dell’assassino (che non possiamo svelare) richiama il famoso The murder of Roger Ackroyd della Christie.

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