L’età di Augusto

by Mariapina Dragonetti

di Marco Sannazaro

da Zetesis, 1988-2


1) Urbanistica augustea in Roma: Forum Augusti e Campo Marzio

L’attività edilizia di età augustea in Roma è un fenomeno di vaste proporzioni che, per diretto intervento del principe o per iniziativa di amici e collaboratori, viene a interessare ogni angolo della città. Gli interventi più importanti si situano nell’area cittadina centrale dove sorge il foro di Augusto; sul Palatino, dove il principe colloca la propria sede, e nel Campo Marzio, l’area extramurana che già Cesare aveva individuato come polo utile allo sviluppo della città. Nell’area forense Augusto persegue il progetto di Cesare di un ampliamento del complesso con la giustapposizione di nuove piazze; si tratta di dotare di nuovi spazi il centro della città dove si svolgono quasi tutte le funzioni pubbliche, amministrative, giudiziarie, ma anche di creare un luogo pregnante della nuova ideologia imperiale. L’idea di creare un Forum Augusti nasce da un voto fatto a Marte Ultore prima della battaglia di Filippi del 42 a.C. contro i cesaricidi Bruto e Cassio; il tempio è però inaugurato solo nel 2 a.C. Il terreno necessario per l’edificazione fu comprato da privati (il rifiuto da parte di alcuni a vendere i propri appezzamenti impose una modifica del progetto iniziale, più grandioso, e rese irregolare, soprattutto sul lato di fondo, l’area utilizzabile); il foro misura m. l25 X ll8, il muro di fondo, alto m.30 e costituto di blocchi di peperino e pietra gabina, crea una quinta attraversata da due ingressi secondari (il principale era invece verso il Forum Iulium): oltre che a delimitare l’area monumentale, questo muro serviva anche a proteggere il foro dagli incendi che spesso nascevano nella limitrofa Suburra, popoloso e tumultuoso quartiere popolare. Il Templum Martis Ultoris, aderente al muro, sorgeva sopra un alto podio, era costituito dal pronao e  da una cella conclusa da un’abside; piazza e tempio erano fiancheggiati da portici entro i quali si aprivano due grandi esedre; all’estremità del portico settentrionale si trova un ambiente quadrato probabilmente destinato in origine ai tribunali. Nel tempio le statue di culto, su un alto basamento, erano Marte, Venere e Cesare; nell’abside dietro il basamento erano invece conservate le insegne militari che i Parti avevano preso a Carre dopo la disastrosa sconfitta di Crasso e che Augusto, tramite Tiberio, era riuscito a recuperare nel 20 a.C. con trattative diplomatiche. L’intento celebrativo del tempio è chiaro: è dedicato a Marte che ha vendicato l’uccisione di Cesare e la disfatta di Crasso, ma è Augusto che ha operato materialmente questa vendetta e la presenza di Venere, progenitrice della famiglia, e di Cesare, divinizzato, permettono bene questo collegamento; Augusto inoltre, inaugurando il tempio il I agosto, anniversario della vittoriosa entrata in Alessandria, unisce alle memorie dell’edificio il ricordo della vittoria su Antonio e Cleopatra. I riferimenti si ampliano ulteriormente nella decorazione frontonale che presenta al centro la statua di Marte tra Venere, Romolo e la personificazione del Palatino (lato sinistro) e le personificazioni di Fortuna, Roma, Tevere (lato destro): gli eventi mitici che hanno determinato l’origine della città e i suoi luoghi geografici sono rapportati al nuovo corso politico e alla nuova piazza augustea; Romolo, l’antico abitatore del Palatino,è rapportato al nuovo; si introduce poi, accanto a Venere, dea tutelare della gens Iulia, la Fortuna Augusta, quale nume tutelare del principe. Altre statue inoltre ornavano i lati della cella, le esedre e i portici a celebrare in parallelo le storie della città e della gens Iulia: nell’esedra di sinistra, Anchise ed Enea, ai fianchi Iulo, i suoi discendenti, antenati degli Iulii, e i re di Albalonga; nell’esedra di destra, contrapposta, Romolo, ai suoi lati i re di Roma e i boni vires della città; ogni statua era accompagnata da titulus ed elogium. Augusto è invece presente nell’iscrizione dedicatoria sotto il frontone e nella statua al centro della piazza che lo rappresenta come pater patriae sopra una quadriga; la sua immagine quale divinità sarà invece posta al tempo di Claudio nel tribunal, trasformato in aula per il culto imperiale.

Il monumento pare indicare ai Romani che la storia della città le cui vicende si intrecciano con quelle degli Iulii trova la sua realizzazione in Augusto, e che questi, in grazia del favore accordatogli dagli dei e della propria Fortuna, è in grado di ben guidare lo stato: significativamente il principe colloca in questo nuovo contesto una serie di cerimonie religiose e politiche che possano ribadirne il senso ideologico o possano esserne condizionate: in particolare nel tempio si riuniva il senato per decidere la pace e la guerra e per ricevere le ambascerie straniere, funzioni che non rientravano nei poteri costituzionali del principe, ma alle quali Augusto presiedeva in virtù della propria auctoritas; la tutela augustea sulla politica estera è ribadita ancora dal fatto che i governatori provinciali sacrificavano nel tempio prima di partire e vi deponevano armi e insegne dopo le campagne militari; nel foro erano erette inoltre statue ai generali vittoriosi, onore che sostituisce il trionfo, ormai riservato al solo imperatore .

Il Campo Marzio era una pianura prossima al Tevere, usata tradizionalmente per esercizi ginnici, equestri ed assemblee politiche; le prime edificazioni cominciano nel III sec. (Circo Flaminio), ma si limitano al settore meridionale, prossimo al Campidoglio. Alla metà del I sec. a.C. Pompeo costruisce nel settore centrale il suo teatro; è però Cesare che aveva progettato una grande ristrutturazione dell’area che prevedeva tra l’altro l’eliminazione dell’ansa del fiume. Augusto riprende l’idea di un’ampia urbanizzazione dell’area in senso monumentale, compito facilitato dalla piena disponibilità dei terreni, di proprietà pubblica o di amici. Molte realizzazioni si devono ad Agrippa che in gran parte su propri terreni fa erigere il Pantheon, la Basilica Neptuni, le Terme, con un grande bacino d’acqua, lo Stagnum, e un canale, l’Euripus, che raggiungeva il Tevere, l’Aqua Virgo, acquedotto che alimentava le Terme e raggiungeva Trastevere; ristruttura inoltre i Saepta e il Diribitorium; il principe interviene restaurando il teatro di Pompeo; completando l’erezione del teatro di Marcello, iniziata da Cesare; erigendo il portico Octaviae, l’Ara Pacis, il Mausoleo; sempre in quegli anni sorgono anche l’Horologium, l’anfiteatro di Statilio Tauro, il teatro e la Crypta Balbi, il portico Philippi.

 Il Pantheon, eretto tra 27 e 25 a.C.,  è una delle prime realizzazione del periodo; la fase rimasta sino a noi è quella adrianea che ne ha modificato la pianta creandone una circolare; il tempio originario, di cui non sappiamo molto, doveva avere invece pianta rettangolare. Nella tradizione ellenistica il Pantheon è riservato ai dodici dei principali ma serve soprattutto ad affermare il culto per il sovrano: infatti l’immagine di questi, inserita nella cella insieme a quella delle altre divinità, ne manifestava il carattere di dio in terra. Probabilmente Agrippa intendeva favorire in questo modo la divinizzazione di Augusto, ma fu lo stesso principe a rifiutare che la propria statua venisse collocata all’interno della cella: in sintonia col proprio progetto politico preferì che nel tempio fosse onorata con gli dèi la triade Marte, Venere e Cesare e fece    invece collocare la propria immagine all’esterno, nel pronao.

Un complesso particolarmente significativo per l’ideologia augustea sorse nel settore settentrionale del Campo, fino ad allora rimasto completamente libero. Qui nel l0 a.C. Mecenate curò l’installazione di un grandioso orologio solare: un’enorme platea di m. l6O X 6O, pavimentata con lastre di travertino, costituiva il quadrante; liste e scritte in bronzo indicavano ore, mesi, giorni, venti; lo gnomon era costituito da un grande obelisco egizio (ora in piazza Montecitorio).

Sul lato orientale dell’orologio sorse l’Ara Pacis (doveva certo assumere connotati simbolici il fatto che la luce del sole, che permetteva il computo del tempo, sorgesse alle spalle dell’altare). L’Ara fu votata nel 13 a.C. per festeggiare il ritorno di Augusto dalla Spagna e dedicata nel 9 a.C.; il monumento, costituito da un podio sul quale una recinzione decorata circonda il vero e proprio altare, è probabilmente la traduzione marmorea dell’altare provvisorio in legno eretto in occasione della cerimonia del 13 (il motivo ornamentale interno del recinto richiama un assito ligneo).

La decorazione esterna rappresenta: nei due pannelli ai lati dell’ingresso principale Enea, con accanto il figlio Ascanio, che sacrifica ai Penati, e l’allattamento di Romolo e Remo da parte della lupa, al quale assistono Marte e Faustolo; sul retro, ai lati dell’ingresso secondario, Roma, in costume amazzonico, seduta sopra un mucchio di armi, e una complessa raffigurazione (una matrona con in grembo due bambini e frutta di vario tipo su uno sfondo che richiama la terra, il mare, il fiume e tra le personificazioni dell’aria e dell’acqua) interpretabile come allegoria della Pax, ma anche come Venus Genetrix o come personificazione dell’Italia o della Terra.    La simbologia della ornamentazione riporta ai contenuti già ricordati per il foro e alla poesia contemporanea: il ricordo delle origini leggendarie di Roma e degli Iulii, la pace intesa come prosperità e frutto di vittoria militare.

Sui lati del recinto si snoda invece una lunga processione che intervalla la rappresentazione di personalità ufficiali con quella di membri della famiglia e della corte di Augusto: compaiono prima i littori, poi i pontefici, tra i quali è Augusto, discretamente decentrato rispetto agli altri, quindi, dopo quattro flamini, Agrippa e il figlio Gaio, Giulia, Tiberio, Druso con la moglie Antonia Minore e il figlio Germanico, presenti anche Antonia Maggiore, Domizio Enobarbo, i due figli e forse Mecenate; sul lato opposto altri flamini, gli auguri, i quindecemviri sacris faciundis, i septemviri epulones, altri membri della famiglia imperiale che il rilievo, molto danneggiato, rende difficile riconoscere. La cerimonia rappresentata non può essere quella del 13 a.C. perchè allora Augusto non era ancora pontefice massimo (assume questa carica l’anno successivo), né quella inaugurale del 9 (allora Agrippa era già morto); si tratta quindi di una rappresentazione metastorica che intende celebrare la dinastia e chiarirne i ruoli.

Dinastia Giulio-Claudia

A. Augusto; B. Agrippa; C. Gaio Cesare: D. Giulia; E. Tiberio; F. Antonia Minore: G. Germanico;

H. Druso; L. Domizio; M. Antonia Maggiore; N. Domizia; O. Mecenate; P. Domizio Enobarbo

Più a nord dell’orologio, il principe, accettando un’usanza recente che collocava nel Campo le sepolture di uomini illustri, fece costruire il proprio Mausoleo. Si tratta di un grande corpo cilindrico del diametro di m.87, determinato da murature concentriche e setti radiali che definiscono le varie sale sepolcrali; quella predisposta per Augusto, al centro della costruzione, era contenuta in un grande pilastro che si ergeva in alto oltre la copertura a sostenere la statua bronzea dell’imperatore. Un tumulo di terra piantumato con cipressi sormontava la copertura del monumento e il basamento esterno; l’ingresso era  fiancheggiato da due obelischi e da pilastri marmorei ai quali vennero affisse le tavole bronzee col testo delle res gestae. Si pensa che per questa costruzione, iniziata già nel 29 a C., subito dopo il ritorno dall’Egitto, Augusto abbia tratto ispirazione dal sepolcro di Alessandro Magno che aveva voluto visitare durante il suo soggiorno ad Alessandria; nella forma a tumulo del mausoleo c’è comunque anche il ricordo dei sepolcri arcaici d’Italia.

2) Iconografia augustea: alcuni esempi.

La ritrattistica augustea, testimoniata da quasi duecento esemplari in ogni parte dell’impero, fiorisce in un periodo formativo dell`arte romana in cui tra le varie correnti artistiche si deve scegliere quella che meglio renda le esigenze e le concezioni del nuovo corso politico; tra le tendenze dell’arte di tradizione repubblicana, quelle dell’ellenismo, le correnti classicheggianti e i vari tentativi dell’arte provinciale, viene a costituirsi una ritrattistica ufficiale che imbocca la strada di un equilibrato classicismo. L’immagine dell’imperatore, che nella sperimentazione dei primi tempi si prestava a letture differenti, finisce coll’assumere caratteri stereotipi e pochi modelli ufficiali determinano innumerevoli riproduzioni.

a) E’ una testa bronzea che riproduce un Ottaviano giovane, caratterizzato da una leggera barbula sulle gote; si pensa che il prototipo di questa scultura sia stato realizzato all’epoca della morte di Cesare. Le forme sono scarne, asciutte, intendono esprimere l’individualità del personaggio rappresentato, secondo una modalità espressiva che è propria dell’arte italica di età repubblicana (Roma, Palazzo dei Conservatori).

b) La testa, montata sopra un busto non pertinente, pare derivare da un originale greco eseguito tra 35 e 30 a.C.; l’espressione è intensa, c’è una certa vivacità, il modellato è morbido e corposo (Roma, Musei Capitolini).

c) Questa testa bronzea, proveniente da Meroe, nell’Alto Egitto, appartiene al periodo 30-25 a.C.; presenta la pettinatura che diviene caratteristica dei ritratti di Augusto (tre ciocche sulla fronte che formano a coppie un motivo a tenaglia e a coda di rondine). Le caratteristiche fisiognomiche sono idealizzate e a ciò si aggiunge la forte carica espressiva ottenuta nella concentrazione dello sguardo e colla torsione della testa e del collo. E’ un prodotto d’oriente che rappresenta Augusto come un eroe greco o un sovrano ellenistico (Londra, British Museum).

d) E’ un’opera bronzea di artista greco (30-25 a.C.) che idealizza i tratti somatici, ma punta ad effetti di equilibrio (Roma, Musei Vaticani)

e) Il ritratto con la corona civica, del quale esistono diverse copie, va considerato una delle prime realizzazioni ufficiali e delle immagini che rappresentano l’imperatore con un elemento caratterizzante la propria dignità (la corona civica fu ottenuta il 16 gennaio del 27 a.C.). Il volto appare fedele al dato fisiognomico (volto magro e di forma triangolare), evidenzia una contenuta pacatezza (Roma, Musei Capitolini).

f) La statua, ritrovata nella villa di Livia a Prima Porta, è una delle principali raffigurazioni ufficiali di Augusto, La posa deriva dal Doriforo di Policleto; l’imperatore dai tratti idealizzati e rivestito della corazza, appare nel gesto dell’adlocutio. Il significato della raffigurazione è chiarito dall’ornamentazione della corazza che riporta all’idea della pace come frutto delle vittorie militari: la scena centrale rappresenta il re dei  Parti che riconsegna una delle insegne di Crasso ad un generale romano, verosimilmente Tiberio, ai lati le personificazioni di due province assoggettate; intorno il Cielo, il Sole con Aurora e Phosphorus, la Terra, Apollo con la lira e Diana alludono probabilmente all’era nuova instaurata col principato (Roma, Musei Vaticani).

3) La monetazione. Alcuni esempi.

Nel mondo antico, ma soprattutto in quello romano, le monete, data la loro larga e relativamente rapida capacità di diffusione, venivano utilizzate come veicolo di propaganda. Le ridotte dimensioni non consentivano di propalare messaggi articolati, ma nomi, slogans, ritratti e immagini simboliche che potessero richiamare capillarmente e in continuazione quanto comunicava un sistema di comunicazione più completo; lo studio di questo aspetto della monetazione consente talora di approfondire meglio le intenzioni programmatiche e l’ideologia di chi ha predisposto le emissioni. Per quanto riguarda la monetazione augustea si nota, per il periodo della presa di potere, la larga attestazione del tipo con la scritta OB CIVIS SERVATOS che intende giustificare l’operato di Ottaviano, garantire il ripristino e il rispetto delle libertà costituzionali, rassicurare gli avversari. Tra i soggetti è diffuso il ricordo della battaglia di Azio, la rappresentazione di Apollo e Marte, accenni alla politica orientale; mancano curiosamente riferimenti alla saga di Enea e alle leggende di fondazione della città, così frequenti in tanti monumenti ufficiali dell’epoca.

a) Cistoforo (zecca di Efeso o Apamea. 27 a.C.). Al dritto: testa di Augusto nuda; scritta: IMP. CAESAR. DIVI F. X.COS VI LIBERTATIS R.P. VINDEX. Al verso: figura femminile con in mano il caduceo e altare; la scena è incorniciata da una corona d’alloro; scritta: PAX. Il termine libertas, che era comparso solo occasionalmente nella monetazione del I sec., diviene uno slogan particolarmente frequente della propaganda di Bruto e Cassio. Augusto non lo utilizza nelle emissioni delle zecche occidentali, lo presenta invece con connotati particolari in alcune emissioni orientali come questa: si proclama vindex libertatis, col senso giuridico di restauratore delle garanzie costituzionali e identifica libertas con pax; il caduceo fa riferimento alla libertà di commerci, la corona d’alloro alla vittoria.

b) Aureo o Denario (zecca di Efeso o Pergamo. c.a. l9 a.C.). Al dritto: testa nuda di Augusto; Scritta: CAESAR DIV. F. ARMEN. CAPTA  IMP. VIIII L’opinione pubblica romana, da Carre in poi, sognava campagne militari e conquiste a spese dei Parti, la politica estera augustea non aspirava invece ad un allargamento dei confini. Nasce dall’esigenza di accontentare in qualche modo le aspirazioni dei più l’enfasi data all’episodio della restituzione delle insegne, rappresentato anche sulle monete, e i conii con la scritta ARMENIA CAPTAARMENIA RECEPTA. In realtà non c’era stata alcuna sottomissione o conquista dell’Armenia, Tiberio si era limitato a insediare un sovrano filoromano.

c) Aureo o Denario (zecca di Lugdunum.11-9 a.C.). Al dritto: testa di Augusto nuda; scritta: AVGUSTUS DIVI F. Al verso: Apollo con in mano la lira; scritta IMP XII, all’esergo: ACT. La devozione di Augusto per Apollo si era già manifestata nel 36 a.C. quando, dopo che un fulmine aveva colpito la sua casa, il luogo fu consacrato ad Apollo e non a Giove; la presenza ad Azio di un tempio dedicato ad Apollo favorisce ulteriormente il collegamento tra la divinità delfica e l’attività del principe; è Augusto che costruendo un tempio ad Apollo Aziaco presso la sua casa del Palatino introduce nel pomerium, e ufficialmente nel pantheon romano, il culto per questa divinità che fino ad allora era considerata straniera. Per il principe Apollo, rappresentato con la lira e non con l’arco, è un dio di pace e di prosperità culturale.

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