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Louis de Wohl, The living wood

by Mariapina Dragonetti

1947, tr. it. L’albero della vita, RCS 2004

a cura della Redazione


L’autore, di origine tedesca ma vissuto in Inghilterra dopo il 1935, ha dedicato le sue fiction a grandi figure storiche, rivisitate secondo una viva e appassionata interpretazione cristiana. Ricordiamo in particolare le biografie romanzate dedicate ad Attila (Throne of the world, it. Attila), a Giovanni d’Austria (The last Crusader, it. L’ultimo crociato), a S.Caterina (Lay siege to Heaven, it. La mia natura è il fuoco) a S.Tommaso d’Aquino (The quiet Light, it. La liberazione del gigante).

Questa che presentiamo è la storia di S. Elena. Soprattutto nella prima parte, che peraltro dà il senso a tutto il romanzo, l’autore si muove con grandissima libertà, giocando anche sulla limitatezza delle fonti, comunque difficilmente contestabili: l’ostessa della tradizione, vissuta in Asia Minore e concubina di Costanzo, diviene qui principessa dei Tirivanti, tribù dei Britanni il cui re Cel è un profeta, e moglie legittima di Costanzo, secondo il doppio rito romano e celta. Allevata come un guerriero, legata alle tradizioni dei Britanni ma con spirito libero e aperto, Elena conserva una profezia di suo padre che la prepara alla missione di trovare l’albero della vita, più sacro di tutti i sacri legni adorati dagli antichi culti druidici.

Quando Costanzo è allontanato dalla Britannia che diviene preda dell’usurpatore Carausio, Elena alleva in incognito il loro figlio Costantino, attendendo sempre il ritorno del marito di cui ignora gli eventi: l’elevazione a Cesare, il matrimonio con la figlia di Massimiano Teodora dopo un ufficiale ripudio della prima moglie, la nascita di molti nuovi figli. Accanto ad Elena si muove una comunità cristiana a cui la donna si sente sempre più affettivamente legata, finché l’editto di Nicomedia porterà distruzione nella piccola Chiesa. Da quel momento scopo della vita di Elena è la libertà dei cristiani: questo chiede a Costanzo quand’egli torna in Britannia, superando anche il dolore del ripudio; questo ottiene sul letto di morte del marito, e successivamente ottiene dal figlio divenuto imperatore.

Il dolore per le colpe di cui Costantino si macchia – l’abbandono della prima moglie Minervina per sposare la principessa Fausta, la morte di Massimiano, la condanna a morte del figlio di primo letto Crispo, l’uccisione della stessa Fausta – angoscia la donna ormai vecchia. Ma l’aiuto del vescovo Osio e il ricordo dell’antica profezia paterna le permettono di capire il suo compito: ritrovare il vero “albero della vita”, la croce. A Gerusalemme si compirà il ritrovamento miracoloso.

Il libro è scritto con passione amorevole. Non solo Elena, ma anche Costanzo e lo stesso Costantino sono osservati con magnanimità, sorvolando su qualche aspetto e accettando nel riconoscimento della fragilità umana rispetto alla misericordia di Dio quanto non si poteva eliminare. I colloqui con i personaggi cristiani storici o di fiction illuminano il senso della storia narrata. Resta certo qualche perplessità su una libertà d’invenzione un po’ eccessiva.