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Louis de Wohl, The Spear

by Mariapina Dragonetti

1957, tr. it. La lancia di Longino, BUR 2016

a cura di Giulia Regoliosi


Uscito in originale quasi contemporaneamente all’opera della Bono su Claudia Procula (La moglie del procuratore: vedi recensione sul sito), questo romanzo/biografia rivisita la stessa epoca, gli stessi personaggi, lo stesso grande evento, la morte e la resurrezione di Cristo. Lo spunto è tratto dal Vangelo di Giovanni, 19, 33-4: Venuti a Gesù, quando videro che era già morto, non gli ruppero le gambe; ma uno dei soldati con una lancia gli aprì il costato; e subito ne uscì sangue ed acqua … Ed un’altra Scrittura dice ancora: “Volgeranno gli occhi a colui che hanno trafitto”. La tradizione successiva ha utilizzato anche altri passi evangelici per identificare il personaggio: Mt. 27, 54: Il centurione e quelli che con lui facevano la guardia a Gesù veduto il terremoto e le cose che accadevano ebbero gran timore e dissero: “ Costui era davvero figlio di Dio!”; così Marco (15, 39): Il centurione, che gli stava di faccia, vedendo che era spirato in quel modo, disse: “Veramente quest’uomo era figlio di Dio!”: è poi lui a confermarne la morte a Pilato, permettendone la sepoltura. Luca (23, 47) attribuisce al centurione la frase più generica: “Certamente quest’uomo era giusto!”. Alcuni considerano la medesima persona come presente alla resurrezione, fra le guardie tramortite di cui parla Matteo (28, 4), benché dal testo risulti chiaramente che non erano guardie romane, ma giudaiche. E’ evidente l’interesse per l’uomo la cui lancia è stata bagnata dal sangue di Cristo e, insieme, che ne ha autenticato la morte: ne parlano i Vangeli apocrifi, e in particolare nella lettera di Pilato ad Erode Antipa si dice che Gesù risorto era apparso al centurione Longino, chiamato con questo nome; più tardi il personaggio di Longino compare nella Leggenda Aurea di Iacopo da Varagine; la citazione veterotestamentaria del Vangelo di Giovanni (volgeranno gli occhi…) ha probabilmente dato origine alla tradizione che il personaggio fosse cieco, o semicieco, o fosse accecato dalla visione, o guarito; in molte leggende e perfino in testi di fantasy la lancia di Longino ha importanza analoga a quella del Graal, così come la reliquia è stata ed è rivendicata, in tutto o in parte, in diversi luoghi; un Longino martire è venerato come santo. Quanto al nome completo, Cassio Longino, si tratta di un diffuso nome romano appartenuto a molti personaggi fra cui il cesaricida, per cui era facile attribuirlo al soldato/centurione romano dei Vangeli, dopo la diffusione del solo cognomen Longino.

Lo scrittore ricostruisce i grandi eventi e i personaggi storici con abilità e suggestione, seguendo il più possibile il Vangelo e tenendo sempre desto l’interesse. Dei dati e delle leggende su Longino fa un uso molto prudente: suo è solo il gesto della lancia ed è presente alla Resurrezione nascosto, perché le guardie erano soldati del Tempio. Dove opera di fantasia è più discutibile. La vicenda del giovane rovinato dai suoi nemici, divenuto schiavo, poi liberato, trasferito in Palestina e pieno di odio e desiderio di vendetta non può non richiamare alla mente la storia di Ben Hur di Wallace; che parte dell’odio dipenda da un amore infelice per Claudia Procula è appena concesso dall’accostamento dei due come testimoni del Risorto nella lettera di Pilato ad Erode; che Longino sia responsabile della colpa dell’adultera, per ritrovarla alla fine vedova e cristiana come lui, è forse un po’ troppo.