La trentaseiesima orazione di Lisia, Fr. Frilli Editori, Genova 2002
Opera prima di un giallista italiano, insegnante di lettere ora in pensione. L’autore immagina che si sia casualmente ritrovato un pacco di documenti accuratamente nascosti comprendente un’orazione autografa di Lisia, rimasta interrotta, e svariati appunti dell’indagine preparatoria, svolta per conto di Lisia dal sofista Melanolykos. L’orazione “ritrovata” viene riportata integralmente, fino al punto dell’interruzione, mentre con gli “appunti” viene ricostruita la storia, compresi il motivo dell’interruzione e le conclusioni a cui il sofista (cioè il detective) era pervenuto.
La vicenda, ambientata nel 394 all’epoca della vittoria di Conone a Cnido, parte da un finto suicidio subito trasformato in accusa di uxoricidio (nei confronti del cliente di Lisia): quasi immediatamente vi è un altro delitto, cui seguiranno altre morti. L’indagine svolta dal sofista/investigatore si alterna (secondo la tipologia dei gialli ambientati in Grecia) con riflessioni sulla verità (la sua esistenza, conoscibilità e utilità pratica in tribunale) e sulla moralità pubblica e privata: riflessioni svolte in modo semplice, senza eccessive pretese intellettuali. Lo sviluppo è abbastanza credibile, la soluzione finale un po’ scontata (si rifà ad un’interpretazione di un certo evento storico piuttosto diffusa).
Qualche perplessità sull’ambientazione (la giuria sembra composta da eliasti e bulé insieme, i concorsi tragici sono posti in estate…) e su varie battute che dovrebbero servire a indicare la lontananza fra gli eventi e il narratore.