Home Recensione libri M. C. Nussbaum, Non per profitto. Perché le democrazie hanno bisogno della cultura umanistica

M. C. Nussbaum, Non per profitto. Perché le democrazie hanno bisogno della cultura umanistica

by Mariapina Dragonetti

Bologna, il Mulino, 2011

Nel suo recente saggio Not for Profit. Why Democracy needs the Humanities, Princeton 2010, edito da il Mulino nel 2011 nella traduzione di Rinaldo Falcioni, Martha Nussbaum si interroga ancora una volta sul valore dell’educazione umanistica.
Di rilevante interesse è che la domanda sorge proprio a partire dalla crisi economica globale nella quale ci troviamo, che diffusamente e rapidamente si sta trasformando nella crisi delle democrazie occidentali. La questione dunque prende vigore dall’emergenza dell’attualità e l’autrice in un saggio breve e denso mostra come l’educazione umanistica contenga gli strumenti per reagire alla negatività del momento e agire per rivitalizzare la democrazia nelle nostre società globalizzate.
Fatta una particolareggiata analisi dei comportamenti anti-morali nell’ambito delle società umane che facilmente assopiscono rapporti di rispetto e reciprocità e invece diffondono rapporti di prevaricazione, l’argomento forte in uno dei capitoli centrali del saggio è che la persona formata dal metodo del ragionamento critico, nella cultura occidentale di origine socratica, sia baluardo della democrazia e promotrice di sviluppo umano perché antiautoritaria in quanto la valorizzazione del buon ragionamento la pone al riparo dall’inganno della fama, del prestigio e del potere, dissidente per sua natura dal pensiero omologante dei pari se ingiusto o sbagliato infine capace di umanizzare l’altro anche se sconosciuto o diverso da sé perché nell’ambito della discussione vige l’egualitarismo del buon ragionamento.
Un’indagine storica che a partire dal metodo socratico arriva ai maggiori pedagogisti moderni contribuisce a dimostrare come il problema dell’educazione sia centrale per il nostro tempo, perché le democrazie non sopravvivono senza cittadini attenti, attivi, critici, curiosi, capaci di resistere alle pressioni omologanti o deresponsabilizzati.
Infine la studiosa mostra come la formazione umanistica, sul piano teorico messa in discussione dal modello dell’utile e del profitto, sia anche minacciata concretamente dai provvedimenti che la crisi economica impone, non solo per le limitazione esterne, che consistono per lo più in una drastica diminuzione dei finanziamenti e nei tagli conseguenti, ma anche dalle limitazioni interne, che costringono i docenti e dirigenti, costretti a tamponare le falle, a lavorare velocemente e male.
Un saggio in sintesi che, per echeggiare la citazione di J. Dewey riportata in calce al testo, collega solidamente l’impegno nell’educazione improntata sulla cultura umanistica alla promessa di una vita ricca di significato.