La serie SPQR
The King’s Gambit, 1990 (ed. italiana SPQR: a Roma la corruzione non è iniziata ieri, Sonzogno, 1994)
È il primo di una serie scritta da un autore americano autore di molte serie storiche, fra cui quella famosissima di Conan il Barbaro, negli stessi anni della serie di Saylor e ambientata nello stesso periodo, gli anni caldi del I sec. a.C. (anzi questo primo libro è uscito prima del primo di Saylor, che è del 91). Questa serie comincia nel 70 a.C., quindi dopo l’inizio della serie di Gordiano (che, come si è visto, parte dagli anni di Silla). Il protagonista, a differenza del più umile investigatore di Saylor, è un giovane della nobilitas romana, Decio Cecilio Metello il Giovane: un personaggio probabilmente inventato, così come il padre omonimo, anche se con l’ampia famiglia dei Metelli non si può mai sapere; del padre, molto tradizionalista, si dice che aveva combattuto al seguito di Mario contro i Cimbri, ma è comunque chiaramente di partito opposto. Nel primo libro il Giovane è all’inizio della sua carriera politica, e fa parte della Commissione dei 26 che si occupa dei vigiles. Osserviamo di passaggio che il glossario a fine libro considera voci e istituzioni notissime ma non parla assolutamente di questa Commissione, le cui funzioni risultano molto nebulose. A distanza di anni il protagonista ricorda quei lontani eventi: così si apre la possibilità per l’io narrante ormai anziano di rievocare altri episodi nei libri successivi. In questo incontriamo fra i protagonisti i consoli dell’anno, Pompeo e Crasso, l’emergente Cesare, Claudio/Clodio e Claudia/Clodia, Milone: tutti personaggi ripresi anche dai libri di Saylor. Certamente almeno nella presentazione di questi personaggi non c’è stata influenza fra i due giallisti, perché risultano caratterizzazioni molto differenti; basti fra tutti il caso di Milone, per Roberts un simpatico avventuriero in opposizione al losco e sgradevole Milone di Saylor.
Il detective (ufficiale, data la sua posizione) è pure lui simpatico e volonteroso, così come i personaggi minori, in particolare gli schiavi salvati dalla sua indagine che lo salvano a loro volta portandolo in una specie di corteo trionfale/scorta di gorilla fino ad Ostia. Discreto il plot giallo, non troppo pesante e saccente il complesso dei riferimenti.
The Catiline Conspiracy (II), 1991
Anno 63 a.C. Decio Metello è diventato questore, il primo gradino della carriera politica: ma, essendo solo un trascurabile membro di una familia troppo estesa (così estesa, aggiungiamo, che si possono aggiungere membri inesistenti), ha uno degli incarichi minori, la sistemazione del bottino di guerra di Lucullo nell’antico tempio di Saturno. La casuale scoperta di un cadavere, unita al ritrovamento nel tempio di un arsenale nascosto evidentemente a scopo rivoluzionario, suscita il suo interesse: così ottiene dal pretore Metello Celere il permesso di investigare. Questo particolare è importante nei gialli: il detective di turno o ha una veste ufficiale, o fa l’investigatore di mestiere, o è un dilettante in qualche modo accreditato, cosa ogni volta difficile da giustificare. Con l’aggiungersi di altre morti, Decio è costretto a coinvolgersi nella congiura di Catilina, utilizzando anche trucchi rocamboleschi per essere convincente; del coivolgimento fa parte anche una storia d’amore con la figliastra di Catilina, dall’ambigua personalità. Naturalmente la conclusione non può che seguire la realtà storica, per cui risulta un po’ una anticlimax, con una piccola sorpresa finale. Discreti i personaggi minori.
The Sacrilege(III), 1992
Sempre rincorrendosi con Saylor, ma anticipandone gli episodi storici, Maddox Roberts incentra questo romanzo sul sacrilegio di Clodio, intervenuto travestito da donna alla sacra cerimonia cui potevano accedere soltanto le matrone. Decio Metello è nuovamente interpellato (oltre che dal padre, divenuto censore) dal parente Metello Celere, ora aspirante al consolato, che gli richiede di investigare in forma semiufficiale (né il protagonista ha alcun mandato, né lo ha Celere, che non è ancora console) sul sacrilegio di Clodio, con lo scopo di lasciar fuori da ogni responsabilità Clodia (moglie di Celere) e di liberarsi di Clodio, cognato scomodo per Celere e nemico giurato del protagonista. Segue anche qui una serie di eventi che hanno come protagonisti gli stessi già citati nel primo libro, più Cicerone, Ortensio, i due figli di Silla Fausto e Fausta e Fulvia fidanzata di Clodio. Fra i personaggi d’invenzione Giulia, nipote di Cesare e innamorata del protagonista, che aiuta nella sua indagine: è destinata dunque a entrare nella tipologia delle mogli collaboratrici, quali Helena della serie Falco, Perilla della serie Corvinus e, al di fuori del mondo antico, Tuppence della Christie e Charlotte Pitt di Anne Perry.
Il plot, giocato sul tema del travestimento e dei simillimi, appartiene più alla fantastoria che al whodonit. La conclusione, analoga a quella del primo libro, con la fuga da Roma del protagonista, risulta un po’ ripetitiva; il protagonista stesso, nel suo ruolo di uomo politico alle prime armi e senza la libertà del detective di mestiere, è molto scialbo e poco credibile. Qui gli è affiancato uno schiavo, Hermes, che sembrerebbe destinato al ruolo di aiutante sul tipo del servus callidus.
The temple of the Muses (IV), 1992
Decius è inviato ad Alessandria al seguito di un altro parente, Cecilio Metello Cretico, ambasciatore di Roma presso il re Tolemeo. Poco dopo giunge ad Alessandria anche un gruppo di nobili romane, fra cui la fidanzata Giulia e Fausta, la figlia di Silla ora fidanzata con Milone. La vita all’ambasciata è tranquilla e scioperata, ma la colta Giulia (una delle fidanzate/compagne/mogli più intellettuali dei loro uomini, tipo la Perilla di Wishart) spinge Decio a conoscere l’ambiente del Museo e della Biblioteca, e la più estrosa Fausta a partecipare alla celebrazione di un nuovo culto, che promette la manifestazione del dio. Mentre il nuovo culto riempie Decio di disgusto e diffidenza, il tempio delle Muse lo colpisce, nonostante il suo consueto scetticismo: fino all’ultimo questa solenne impressione sarà uno dei motivi delle azioni spesso avventate del protagonista.
Il plot inizia con l’assassinio di uno studioso di fisica e ingegneria, seguace delle idee di Archimede; ne segue un’indagine che mette in luce un complotto politico/militare ai danni sia dell’Egitto sia di Roma. Come sempre, la storia non può essere modificata più che tanto dalla fiction, per cui il principale colpevole ne esce quasi indenne, mentre Decio è allontanato dall’Egitto poco cerimoniosamente.
Si potrebbe rilevare un eccesso di presentazione turistica, ma il plot tiene, i personaggi sono simpatici (un po’ scialbo il servo Hermes), c’è un discreto umorismo e in fondo anche la presentazione turistica è interessante e non troppo posticcia.
Qualche appunto: al quarto romanzo della serie qualcuno ha avvertito l’autore che Decius non è un prenome, ma un nomen gentilizio. Così è costretto a inserire un sogno avuto dal nonno del protagonista in cui i Dioscuri chiedevano di usare questo prenome: totalmente assurdo, anche perché i Decii non saranno stati molto d’accordo. Inoltre: Callimaco non è mai stato direttore della Biblioteca; il glossario confonde parole latine singolari, plurali e parole inglesi. La cartina di Roma è del tutto inutile, mentre una cartina di Alessandria e dintorni sarebbe stata utilissima.
Saturnalia (V), 1999
Il quinto romanzo della serie si colloca alla fine del 61 a.C. Decius è richiamato a Roma dalla famiglia per indagare sulla morte di Metello Celere, nella speranza che possa attribuirla ad avvelenamento da parte della moglie Clodia: un processo contro Clodia, infatti, intralcerebbe la carriera politica di Clodio, che si accinge a divenire tribuno della plebe per l’anno successivo. Lo stesso Clodio, però, fa in modo d’incontrare Decius e gli commissiona la medesima indagine con lo scopo di dimostrare l’innocenza della sorella: fra l’amichevole e il minaccioso propone una tregua alla loro inimicizia per la durata dell’indagine.
Mentre si preparano grandi eventi, il tribunato di Clodio con l’esilio di Cicerone, il proconsolato di Cesare in Gallia, lo sviluppo degli accordi del triunvirato, Decius incontra diversi personaggi del mondo politico e del misterioso ambito di avvelenatrici, streghe e adepte ad antichi culti prelatini. Scopre altre morti irrisolte e rischia più volte di essere ucciso da sicari di origine ignota.
Nella grandiosa baldoria dei Saturnalia si muove con l’aiuto della fidanzata, desiderosa di partecipare ma controllata dalla matriarca dei Giulii, fino a giungere ad una soluzione definitiva e a decidere da sé la punizione del colpevole.
Il plot è gradevole, Saturnali e antichi riti sono presentati in modo suggestivo. Decisamente eccessiva la presentazione storica nella parte iniziale, svolta col trasparente espediente di un colloquio con un ambasciatore. Le parole latine nel testo e nel glossario sono confusissime, sarebbe bene evitarle del tutto e mettere solo la forma inglese.
Nobody loves a centurion (VI), 2001
Nell’anno 696 di Roma il protagonista partecipa come tribuno alla campagna di Gallia di Cesare: partecipa, in realtà, a malincuore, come passaggio obbligato (dalla famiglia) per la carriera politica, con tutta l’ingenuità dell’ufficialetto deriso dagli uomini di guerra. Subito s’inimica il centurione primipilo, accusandolo di persecuzione nei confronti dei sottoposti: si attira così l’irritazione di Cesare, già in grande tensione per il mancato arrivo delle legioni di rinforzo, che gli permetterebbero di iniziare la guerra contro gli Elvezi. Quando il centurione viene trovato ucciso in un laghetto fuori dall’accampamento, Decio è incaricato di trovare il colpevole: se non lo troverà prima del rientro di Cesare, in partenza per recuperare le legioni, saranno giustiziati alcuni soldati della centuria del morto; nel frattempo sono affidati a Decio i suoi beni, fra cui due schiavi, un losco nano e un’affascinante e misteriosa ragazza germana. Poco tempo dopo vengono trovati uccisi tre Druidi, secondo una modalità che fa sospettare i Germani di Ariovisto. Metello, accompagnato da Hermes, esce dall’accampamento per indagare; dopo varie disavventure, riesce a tornare in tempo per salvare i soldati accusati, fornendo una prima soluzione dell’intrigo, cui seguirà quella vera. Il protagonista, un misto fra ingenuità, impaccio, bontà d’animo e cinismo, risulta simpatico: curiosa la sua scoperta che Cesare, un tempo pigro e ignorante, è in realtà deciso e uno straordinario scrittore. Un po’ convenzionale la presentazione di Galli e Germani, con qualche saccenteria di troppo.
The tribune’s curse (VII), 2003
Anno 699 di Roma. Metello ha lasciato la Gallia per sposarsi (con la nipote di Cesare) e per porre la candidatura ad edile. Roma è in agitazione per i preparativi di Crasso, governatore di Siria con il progetto di combattere i Parti. Il giorno della partenza un tribuno della plebe, Ateio Capitone, gli lancia una terribile maledizione, invocando contro di lui tutte le divinità e pronunciando un nome tabù, che solo pochissimi conoscono. Roma è atterrita: si svolgono riti propiziatori, e Metello è incaricato da Pompeo, console in carica, e dai massimi sacerdoti, di indagare su chi ha rivelato il nome segreto; poco dopo si trova un cadavere sfigurato, riconosciuto come quello del tribuno: data la sacralità della sua carica, c’è rischio di una rivolta popolare, se entro il giorno dei funerali non si scoprirà l’assassino. Metello viene così ad avere due incarichi. L’indagine lo porta nell’ambito di maghi ed indovini, dell’ambasciata egiziana, degli archivi, alla ricerca di fatti politici degli anni recenti: la conclusione comporta un discreto colpo di scena. Qualche appunto: la vicenda di Ateio Capitone (a noi nota attraverso Plutarco – chiaramente tenuto presente dall’autore – e talune lettere di Cicerone, forse ignorate) appare storicamente forzata; ci sono alcune bizzarre forme latine (pontifex nel glossario – anche se non nel testo – fa al plurale pontifexes; si parla di un proquestore); qualche saccenteria; un po’ scialba e ingessata la partner femminile. Ma nel complesso una lettura gradevole.
The river god’s vengeance (VIII), 2004
Anno 701 di Roma. Metello è edile, mentre Cesare è ancora in Gallia e Crasso in Asia (in realtà la morte di Crasso a Carre, preannunciata nel libro precedente, dovrebbe essere già avvenuta). La nuova carica comporta gravosi oneri, quali l’organizzazione a proprie spese dei giochi, e pesanti responsabilità quali il controllo delle acque, delle fognature e della stabilità degli edifici (nonché dei bordelli). A partire dal crollo di un’insula che richiede indagini sul materiale di costruzione e sulla modalità di alcune morti, Metello si trova coinvolto in un’inchiesta molto ramificata, legata a personaggi in vista e a vicende precedenti già da tempo chiuse e affossate; la sua stessa famiglia tenta di distoglierlo, in un momento in cui la situazione di Roma richiede misure energiche e alleanze sicure. Troverà un aiuto in Catone, da sempre considerato sgradevole per la sua saccente fedeltà agli antichi mores, ma qui utile nella sua energica attività e con qualche tratto di simpatico cedimento. La fantastoria (poggiata su fatti reali, ma di nuovo con qualche libertà sulla sorte dei personaggi) esce dal whodonit, salvo per una vicenda, ma è compatta e credibile, perché il protagonista svolge il proprio compito senza bisogno che l’autore inventi scuse per la detection. Molto efficaci le descrizioni del percorso dentro le fogne, presso le fosse comuni, nel tempio/ospedale, sul Tevere straripato, finoalle gradinate del teatro travolto dalle acque. Ancor più che negli altri libri notiamo qui un giudizio politico che coinvolge l’antichità di Roma, la repubblica, la guerra civile ormai prossima, l’impero di Augusto, attraverso l’esperienza del protagonista che interpreta il passato, racconta le sue esperienze e valuta il tempo in cui scrive. Si intravede un giudizio dell’autore sulla propria epoca e nazione.
The princess and the pirates (IX), 2005
Siamo nel 703 di Roma: Clodio, da sempre nemico di Decio Metello, è morto, Milone, il grande amico e alleato, è in esilio. Il protagonista è inviato con un incarico ufficiale a Cipro, per domare la nuova insorgenza di pirateria seguita alla gigantesca operazione di Pompeo. A Cipro si trova anche la sedicenne Cleopatra, viziata e in cerca di avventure elettrizzanti: Metello le consente di aggiungere la sua nave alla piccola flotta romana. Le avventure sono molteplici: pirateria, contrabbando, connivenze e complicità in alte sfere, assassini pittoreschi, ecc. Ma l’insieme è piatto. Il protagonista è impacciato in un ruolo poco congeniale, Julia non ha la libertà delle altre donne dei detectives, Hermes da servus callidus si è trasformato in un noioso guardaspalle. Assolutamente assurda tutta la vicenda di Cleopatra. Restano alcuni personaggi minori interessanti, fra cui ad un certo punto fa la sua ricomparsa il Milone-modello Roberts; inoltre un unico colpo di scena relativo ad un personaggio abbastanza inaspettato, e l’indubbia suggestione delle cerimonie Afrodisie, raccontate con inusuale rispetto.
A point of law (X), 2006
Siamo nel 51 a.C. Decio torna da Cipro e dall’impresa contro i pirati arricchito moderatamente e pone la candidatura a pretore. Viene però accusato di abusi e corruzione da un fratello (direi storicamente inventato) di Fulvia, all’epoca vedova di Clodio e fidanzata di Curione: il giorno dopo Fulvio viene trovato ucciso e un tribuno accusa Decio di omicidio. Mancano pochi giorni alle elezioni e le accuse sembrano tendere ad eliminare la sua candidatura a pretore o ad attaccare tutta la famiglia, tuttora in bilico fra Cesare e Pompeo. L’indagine è complicatissima e confusa, con intrighi politici del tipo tutti contro tutti e un’accusa a sorpresa durante il processo stesso: alla fine, come è ovvio, la maggior parte degli intrighi politici resta irrisolta, in particolare la parte che coinvolgerebbe un personaggio ancora quasi bambino.
Anzitutto un’osservazione a partire dalle Dramatis personae. D’accordo che le desinenze sono un problema per gli anglofoni, ma non è possibile leggere i membri della gens Fulvia definiti come the Fulvias, o della gens Cornelia come the Cornelia Scipiones e così via the Iulia Caesares, the Claudia Marcelli ecc. Aggiungiamo altri errori già rilevati in libri precedenti, come l’esistenza di proquestori; e la poca chiarezza sulla situazione del cursus honorum dopo la riforma sillana: consoli e pretori non possono esercitare potere militare!
Al di là di queste obiezioni e del limite più volte rilevato sull’esilità dei personaggi principali, resta un motivo d’interesse: Decio oppone al sistema tradizionale di condurre la difesa – elogi, accordi, corruzione – una difesa basata su indagine e fatti: fra lo stupore dei suoi familiari riesce anche a cavarsela.
Under Vesuvius (XI), 2007
Ormai alle soglie della guerra civile, Decio Metello è praetor peregrinus e si reca in Campania con Giulia e due sue amiche per esercitarvi la giustizia. In realtà si trova a svolgere un’indagine per l’omicidio di una ragazza cui seguono altre morti: il processo a un giovane straniero accusato di assassinio vede come avvocato difensore l’inusuale figura di Tirone, aiutato nel suo compito da Cicerone. Tutto si risolve con un pastiche sessuale. Nuovamente rileviamo la fragilità dei protagonisti: Decio, magistrato ufficiale, svolge funzioni di detective piuttosto incongrue e presiede i processi con una parzialità poco credibile; Giulia, troppo legata alla parentela con Cesare, non riesce ad essere un vero personaggio (tanto meno le due amiche): Hermes fa ormai quasi tutto il lavoro di indagine, senza avere mai acquisito la status di personaggio. Il tema del Vesuvio incombente sa ormai di dejà vu.
Oracle of the dead (XII), 2008
E’ la diretta prosecuzione del precedente, sempre in Campania con il protagonista in funzione di Praetor peregrinus. Il plot si incentra su un tempio, o meglio un tempio doppio che nella parte superiore è dedicato ad Apollo mentre la cripta si estende come un lungo tunnel sotterraneo fino ad un fiume ribattezzato Stige e considerato sacro ad Ecate e sede di un oracolo. La morte misteriosa (anche come modalità e causa) dei sacerdoti di Apollo dà inizio ad un’ indagine che, come nei libri precedenti, coinvolge il pretore al di là dei suoi compiti politici e giudiziari. Nonostante i difetti già evidenziati (i personaggi collaterali sono sempre più evanescenti, alcuni spariscono a lungo senza che nessuno se ne accorga, nemmeno il protagonista, come si dice con autoironia) il libro mi pare il migliore della serie. Il plot è serrato, l’ambientazione e le diverse figure interessanti, la soluzione, benché non tutto sia spiegato, è credibile; la situazione drammatica di Roma (manca poco allo scoppio della guerra civile) è vista come in filigrana, da un amico che porta notizie, da qualche conversazione coi locali, dalle riflessioni preoccupate del protagonista, la cui famiglia è tutta schierata col senato e con Pompeo, e di sua moglie parente di Cesare; anche la comparsa di Pompeo stesso e di Catone sono marginali, funzionali all’intreccio: si evita così il rischio, già rilevato, di un eccessivo coinvolgimento nei fatti storici, data la posizione pubblica del protagonista. L’indagine “poliziesca” risente quasi esplicitamente della lezione di Deaver o delle serie di CSI: si veda in particolare l’osservazione della “scena del crimine”: ma anche l’incongruenza, così come l’abuso di potere, sono risolti con ironia. Nel complesso si direbbe che l’autore sappia cavarsela abilmente con le difficoltà in cui si è messo. Nelle ultime righe si dà rapidamente notizia della conclusione delle guerre civili e della morte della moglie, quasi si progettasse la fine della serie.
The year of confusion, 2010
Il romanzo, ambientato del 46/45, lascia un po’ perplessi, quasi ne mancasse uno intermedio. L’autore ha trovato evidentemente difficile trattare gli anni della guerra civile, ma in questo modo rende ancora più vaga la figura del protagonista: ci viene solo detto di passaggio che tutta la sua famiglia d’origine è stata annientata, ma come e quando non appare assolutamente, e il fatto così drammatico non sembra poi rilevante. Decio, in quanto marito della nipote di Cesare, sopravvive e, anche se ha interrotto il cursus honorum alla pretura (pure questo dobbiamo capirlo un po’ fra le righe) è ancora in senato; soprattutto viene utilizzato da Cesare per un lavoro di detection, finalmente ufficiale. Lo spunto nasce dalla creazione del nuovo calendario (motivo ispirato dall’ultimo Saylor? i due si rincorrono sempre): a Roma si radunano astronomi e astrologi provenienti dall’Egitto e dall’Oriente per collaborare al progetto di Cesare. La possibilità di usufruire di previsioni astrologiche suscita molto interesse sia negli ambienti commerciali sia in quelli politici, ansiosi di conoscere in anticipo la successione di Cesare. Alcune morti legate a queste vicende sono affidate da indagare a Decio, che inizia un percorso un po’ a tentoni fra palestre, truffatori, senatori anti- e procesariani e matrone illustri. Nell’insieme il romanzo risulta scialbo e un po’ noioso, con l’eccezione forse della figura di Cesare, megalomane fino a rasentare la follia. Sembra evidente l’ispirazione a romanzi americani recenti (si veda lo studio del linguaggio corporeo) e a tipologie diffuse (la coppia poliziotto buono/poliziotto cattivo).
I titoli dei libri non ancora rintracciati sono: Saturnalia, A point in law (il decimo).