La serie di Iliona
Blood Moon, 2009
L’autrice statunitense, molto più nota per la serie romana di Claudia Seferius nell’ambientazione greca con due romanzi (il primo è Blind eye) assolutamente diversi rispetto alla precedente produzione: stando almeno al romanzo di cui parliamo, c’è un impegno molto maggiore quanto a costruzione, approfondimento dei personaggi, riflessioni, scrittura ed elaborazione del plot.
Siamo a Sparta, circa negli anni 60 del V secolo a.C. (un incongruo riferimento a Socrate è l’unico elemento estraneo alla cronologia). Una delegazione di Sciti è ospitata dal re (non risulta esserci più di un re, né altre magistrature), apparentemente per scambi commerciali: ma in realtà alcuni di loro stanno organizzando un complotto i cui termini restano oscuri per molta parte del romanzo. Un secondo complotto è in corso nel mondo degli iloti: ne fanno parte un insegnante e una dottoressa che presta la sua opera presso il tempio del dio del fiume Eurota. Sacerdotessa del tempio è Iliona, protagonista anche del primo romanzo, legata per parentela alla corte del re, con un passato che riemerge in modo angosciante e con aspetti della vita presente che la rendono vulnerabile da parte della Krypteia, interpretata dall’autrice come una sorta di Servizi Segreti (dalla Vita di Licurgo di Plutarco sembrerebbe qualcosa di diverso). La funzione sacerdotale è esplicitamente interpretata come consolazione delle masse e imbroglio a fin di bene.
La scoperta di alcuni cadaveri, e in particolare di donne uccise orribilmente nei pleniluni, mette in moto un’indagine, mentre si aggiungono altre morti. Tutte le fila culminano nell’ultimo plenilunio dell’anno, con una serie di colpi di scena in gran parte inattesi.
Il romanzo ha dei difetti: è lentissimo, sembra per molta parte divagare, non è molto credibile come ricostruzione storico/istituzionale, qua e là annoia un po’ e irrita un po’: ma si riscatta in un robusto finale.
Still Waters, 2010
Collocato cronologicamente subito dopo Blood moon, ricorre ad un espediente comune ai gialli seriali, cioè lo spostamento di luogo per evitare la monotonia di personaggi e situazioni. Il capo della Krypteia manda Iliona e Jocasta (la dottoressa ilota, qui in realtà una presenza poco significativa) ad una stazione di posta da poco inaugurata per facilitare i rapporti diplomatici ed economici delle città greche (al momento pacifiche) fra loro e con ospiti stranieri. Apparentemente Ilona è in vacanza di convalescenza dopo le drammatiche vicende del libro precedente, ma in realtà deve indagare sulla sparizione di una parte dei carichi d’oro destinati a Sparta, avvenuta probabilmente al passaggio del convoglio per la stazione di posta: l’unica persona sulle tracce del furto è scomparsa lasciando tracce di sangue. Subito prima dell’arrivo della sacerdotessa il carro di un famoso campione olimpico precipita in un burrone: di qui la fama di stregoneria che si diffonde tra il numeroso personale della stazione/locanda contro la nuova venuta. Complesse vicende individuali si agitano inoltre nel microcosmo del personale, del “clero” locale e degli ospiti, cui si aggiunge un’ antica faida fra gli abitanti della pianura e della montagna. Lo scioglimento comporta numerosi colpi di scena e alcuni happy ends.
I limiti sono gli stessi del libro precedente: prolisso, pieno di descrizioni geografiche, folkloriche, mediche, botaniche; molto vago storicamente (a volte si ha l’idea di avere a che fare con un western), piuttosto ideologico. Ma il plot funziona.