Home Biografie romanzate Michelle Loi, Attila mon ami. Mémoires d’Aetius

Michelle Loi, Attila mon ami. Mémoires d’Aetius

by Mariapina Dragonetti

Parigi, 1997

a cura della Redazione


L’autrice, una sinologa che ha dedicato la maggior parte delle sue opere al poeta cinese novecentesco Luxun (Lu Xun), affronta in questa un tema particolare: l’autobiografia del generale romano-pannonico Aezio, dedicata al figlio Gaudenzio e incentrata soprattutto sui suoi rapporti col sovrano degli Unni. La finzione è spinta fino alla definizione dell’autrice come editrice critica e commentatrice (texte établi et annoté par): tuttavia l’epilogo post mortem esce inevitabilmente dalla fiction.

Risulta chiaro che tutto il testo è una difesa: una difesa di Attila, il suo carattere, la sua cultura, le sue giuste ragioni, i suoi matrimoni e i rapporti familiari, la sua moderazione rispetto ad altri barbari, la sua religiosità pagana legata alle tradizioni del proprio popolo anche dopo l’incontro (e il rifiuto) di altre religioni. Ma anche un’autodifesa: dell’intero operato politico-militare di Aezio, sempre contrastato e incompreso, sempre leale a entrambe le parti dell’impero, abile nella strategia e nelle alleanze, preveggente, corretto fino a combattere e sconfiggere l’antico compagno (Aezio da ragazzo era stato ostaggio degli Unni, poi Attila stesso era stato ostaggio dei Romani) ma disposto, con giuste motivazioni, a lasciarlo partire dopo la sconfitta.

L’insieme risulta forzatamente agiografico nello sforzo di rivalutazione del re unno ed estremamente lamentoso nell’apologia di se stesso: quindi alla fin fine un po’ monotono. Si aggiunga che la stesura è piuttosto frettolosa, con diverse sviste (confusione di parentele, qualche errore di date o nomi di luoghi, ripetizioni di informazioni nelle note, il titolo dell’opera di Salviano indicato per due volte come De gubernatore Dei invece che De gubernatione Dei). Tuttavia ci sono dei pregi: la descrizione della battaglia dei Campi Catalaunici è attraente, così come il lento ritiro dei diversi contingenti alleati dalle vicinanze del campo in cui Attila sta per uccidersi con tutti i suoi. La rilettura del tardoantico (come è per le biografie di Stilicone e di Galla Placidia nell’altra parte di questa rubrica, di Giuliano in questa) serve comunque sempre a suscitare curiosità e a spingere ad approfondimenti. Il ruolo degli uomini e donne “vestiti di bianco”, santi, e sante, vescovi e papi, nella salvezza di ciò che resta dell’impero, pur osservato con gli occhi scettici di Aezio e dell’autrice, colpisce e interessa.