Los arcos del agua, Barcelona 2015
Primo romanzo storico di questa scrittrice, già autrice di saggi in spagnolo e catalano. Il romanzo prende spunto dai resti dell’acquedotto di Segovia: l’autrice immagina che l’architetto designato, Aristide, sia stato barbaramente ucciso e che al suo posto sia stato inviato un suo allievo, Lucio Antioco Postumo, giovane inquieto, diviso fra la solitudine studiosa della campagna di Tarquinia, il disordine animato di Roma e il desiderio di emergere nella professione. Lucio si reca in Spagna per proseguire l’opera del maestro e cercarne l’assassino: è subito oggetto di attentati e boicottaggi, attribuiti ora a tribù indigene antiromane ora ad una setta religiosa di adoratori del Sole. Deluso dalle autorità locali e dall’aiutante di Aristide, si appoggia a tre persone “anomale”: uno schiavo fedele poi liberato, un eunuco, Atos, e una ragazza albina, Amal, che erano stati discepoli di Aristide a Segovia. Quasi al termine della costruzione, dopo varie traversie, i colpevoli dell’uccisione di Aristide vengono scoperti, con esiti di grande effetto. Lucio torna a Tarquinia con la ragazza di cui si è innamorato, lasciando Atos a guidare una casa di accoglienza per ex prostitute e neonate abbandonate. In una lettera ad Atos Amal acclude una serie di lezioni di Aristide su diversi temi.
Romanzo molto prolisso, non molto credibile come plot, un po’ noioso nonostante le varie scene truculente.